mercoledì 1 maggio 2019

SPACEBORNE MARINES: Estratto dal capitolo 21 "TRE MOSSE"


Beck era nella tenda che fungeva da comando, rientrato nell’area di atterraggio ad ovest di Kaija’t, quando suonò l’allarme.
Prese il fucile ed uscì all’aperto, non erano ancora state scavate le trincee ed i rifugi.
Si diresse di corsa verso la SLAT che fungeva da deposito per gli armamenti e le HEAPS del 1.mo RECO.
Il suo terminale da polso lampeggiava: Bombardamento di artiglieria in arrivo.

 Incrociò Hannelore Schmidt.
«Hannelore, la mia tuta, subito.»
«Devo ancora finire i controlli, siete appena rientrati e…»
«Se funzionava prima funziona anche ora. Non siamo stati impegnati in combattimento. E ti consiglio anche di metterti la tua…»
La prima esplosione risuonò lontana.
Resistette alla tentazione di andare a vedere.
Müller fu il secondo ad entrare nel velivolo ad antigravità.
«Che facciamo, Werner?»
«Infilatevi le tute. Avremo un buon grado di protezione se ci prendono di mira…»
«Vado ad avvertire gli altri…»
«No. Prima infilati la tuta. Poi facciamo il giro.»
Non aspettò risposta, si voltò e individuò la sua tuta.
Premette il bottone di stand-by, poi aprì la piastra frontale e la chiusura della HEAPS.
Ci si infilò dentro ed azionò la diagnostica, mentre finiva di richiudere il tutto.
Quando sollevò lo sguardo, vide che Müller aveva fatto altrettanto e la Schmidt stava finendo di indossare la sua.
Poi uscì fuori. Le esplosioni si susseguirono sempre più numerose, fino a diventare un rombo continuo.
Provengono da Kaija’t. Il Matriarcato sta bombardando il fronte davanti alla città e la periferia sud. Uccidono altri Farasiani. Questa è follia.
Poi si mosse rapidamente, coordinandosi via radio con Müller e il tenente Schmidt.
Nel giro di dieci minuti, tutto il 1.mo RECO e il reparto logistico a lui assegnato indossavano le HEAPS.
Il bombardamento diventò violento e Beck chiese notizie al comando di Divisione su cosa fare.
Fu il tenente colonnello Schultz, comandante del battaglione a cui l’unità di Beck era stata temporaneamente assegnata, a rispondere.
«Stanno concentrando il fuoco in un settore largo appena cinque chilometri, davanti alla città. Hanno polverizzato un quartiere dell’estrema periferia sud e si lamentano vittime sia tra i civili che tra alcuni dei nostri» iniziò Schultz.
«Colonnello, la risposta breve: cosa dobbiamo fare noi? Restiamo a guardare o ci muoviamo?»
«Gli ordini sono di colmare il buco. Il 1035.mo battaglione si sta ritirando per non trovarcisi in mezzo. Non possono resistere nemmeno con le HEAPS.»
«Mobilito i miei, ci muoviamo.»
«Non entrate in città. Non vogliamo suscitare reazioni ostili della milizia presente a Kaija’t.»
«Ricevuto.»
Beck chiuse la comunicazione e poi si voltò verso i comandanti di plotone.
Ziegler e Sommer lo guardavano interrogativamente.
«Che facciamo, capitano?»
«Saliamo a bordo dei nostri mezzi. Entriamo a Kaija’t ed impediamo l’infiltrazione nemica a sud della città.»
«Ma gli ordini sono di non entrare!» ribatté Sommer.
«Infatti. Noi ci attestiamo solo nel quartiere che hanno demolito. Non è come entrare in città. Lì la città non esiste più. E tatticamente ci avvantaggerà molto.»
«E come?» domandò il tenente Heinrich, che aveva taciuto fino a quel momento.
«Gotthard, se non sbaglio un tuo avo combatté a Cassino, durante la Seconda Guerra Mondiale…»
«Sì, è vero, ma quella è Storia antica! Il paleozoico delle guerre moderne!»
«Faresti bene a leggere la Storia antica. Perché ha la curiosa tendenza a ripetersi. Muoversi!»

Le sagome scure dei mezzi cingolati e ruotati delle due divisioni Hannani punteggiarono la pianura a sud di Kaija’t.
Beck le osservò attentamente con i sensori della sua HEAPS.
Le granate hanno appena smesso di cadere e le truppe seguono immediatamente il bombardamento. Tentano il tutto per tutto per riprendere la città.
«Rilke, hai contattato il comando di divisione? Il Matriarcato sta attaccando.»
«Sì, signore. Stanno rischierando i battaglioni del Combat Team Two della Divisione, quelli rimasti interi.»
«Quanto gli ci vorrà?»
«Almeno una mezz’ora.»
Beck sbuffò esasperato.
«Passami il 10320.mo battaglione di artiglieria.»
Trascorsero alcuni secondi, poi Rilke parlò di nuovo.
«Il comandante del 10320.mo è in linea.»
Beck conosceva di persona l’ufficiale. Era un Bavarese come lui.
«Pauli? Le batterie sono in grado di fare fuoco? Ho bisogno di copertura e sbarramento» domandò.
Il tenente colonnello Paul Böhm annuì.
«Perfettamente. Non ti vedo sul datalink, però…»
«L’ho spento il datalink. Il 1.mo RECO è posizionato tra le rovine della periferia sud di Kaija’t, l’unica posizione ragionevole e coperta per affrontare il nemico. E non voglio che Schultz mi rompa i coglioni mentre sto cercando di evitare uno sfondamento. La Divisione si sta muovendo troppo lentamente.»
Böhm rise.
«Capito. Cosa ti serve?»
«Un bel fuoco di sbarramento contro APC e MBT in arrivo. Tecnologia vecchia, sono ruotati e cingolati.»
«Ho la medicina giusta per loro. Lanciarazzi multipli con testate al plasma ed a traiettoria terminale guidata. Sei in grado di mandarmi una scansione?»
«Ti do anche il numero di telefono dell’Amazzone che conduce l’assalto, se vuoi.»
«Non mi piacciono le Farasiane, Werner. Mandami i dati e dimmi quando devo aprire il fuoco.»
«Ricevuto. Dati e coordinate in arrivo.»
Beck si girò e mise al massimo gli ingrandimenti. Inquadrò le sagome di una mezza dozzina di veicoli rapidamente, poi trasmise le coordinate della killing zone: ad appena due chilometri da dove si trovava.
Böhm richiamò via radio.
«Ricevuto. Ma se non riaccendete il datalink le testate possono inquadrare anche voi oltre a loro. Quanto sei vicino alla linea del fuoco?»
«Parecchio.»
«Te la stai rischiando, Werner.»
«Tu avvertimi solo quando hai lanciato. Poi con l’IFF ci penso io.»
«Ricevuto. Ti richiamo.»
Beck aprì la radio sul GCRN.
«Snake Leader a tutto Snake. State pronti a riattivare il datalink non appena ve lo dico.»
«Qui Snake One. In questo modo il comando di Divisione saprà dove siamo! E non saranno contenti affatto…» disse la voce del tenente Heinrich.
«Se preferisci essere polverizzato da una testata al plasma tienilo pure spento, Snake One…»
«Oh Cristo… ricevuto!»
Passò un altro minuto, poi di nuovo la voce di Böhm per radio.
«Lanciato. Tempo di impatto, trenta secondi da ora.»
«Ricevuto.»
Il sibilo ipersonico di qualche centinaio di razzi passò alto sopra le teste del 1.mo RECO.
Beck aprì di nuovo la radio.
«Qui Snake Leader, accendete il datalink subito!» abbaiò.
Vide comparire nella sua mente i marker che contrassegnavano tutti i membri della sua unità. Fino a quel momento si era regolato alla vecchia maniera, a vista e con gli ordini impartiti via radio.
Ci fu una serie di detonazioni, un paio di migliaia di metri più in alto e scie di fumo cominciarono a rigare il cielo.
Le scie cominciarono a zigzagare, puntando decise verso il basso.
Ormai i veicoli corazzati Hannani erano perfettamente visibili e vicini.
Improvvisamente quelli della prima fila saltarono in aria in un lampo di luce e calore. Le esplosioni sollevarono colonne di terra e fango in una densa cortina, rendendo impossibile vedere cosa accadeva dietro.
Beck ordinò alla sua HEAPS di collegarsi con Guardone in tempo reale.
Il datalink lo fece accedere alle scansioni dell’astronave classe Iwo Jima in orbita stazionaria sulla zona.
I marker che indicavano i mezzi nemici scomparivano a grappolo, come se fossero state tremule candele sommerse improvvisamente da una invisibile marea.
Gli altri marker cominciarono a fermarsi, titubanti. Qualcuno, pochi, proseguì la corsa d’attacco.
Uno sorpassò la linea dei duemila metri, che designava la fine della killing zone predisposta da Beck.
«Snake Leader a Snake Two, quello è tuo.»
«Ricevuto Snake Leader. Ci pensiamo noi» rispose la voce del tenente Egon Sommer, del Secondo Plotone.
Da una posizione a trecento metri alla sua destra, una scia ed un sibilo fendettero l’aria. Il missile anticarro colpì con mortale precisione l’MBT Hannani che aveva continuato l’assalto.
Seguì una detonazione e pezzi di metallo sparsi per la pianura a sud della città.
«Bel colpo Snake Two. Se torniamo alla base c’è della birra che vi aspetta.»
Beck richiamò mentalmente le scansioni di Guardone.
Si ritirano. Ne hanno avuto abbastanza, per ora.
La radio si aprì e il comandante del 1.mo RECO udì la voce irritata del tenente colonnello Schultz.
«Le avevo dato un ordine, Beck! Perchè è entrato in città?»
«Perché era il punto migliore per fermarli. Come si è visto…»
«Lei ha trasgredito delle disposizioni del comandante di Divisione! Ci saranno conseguenze!»
«Scommetto che non vedeva l’ora di dirlo, colonnello…» rispose in tono sarcastico Beck.
«Ne riparliamo non appena questa faccenda sarà finita!» ringhiò l’altro via radio.
La comunicazione si interruppe, per poi riprendere qualche secondo dopo.
«Qui Gatekeeper Leader»
Era la voce del generale Mummert in persona.
«Avanti generale, qui Snake Leader.»
«È lei Beck?»
«In persona, signore.»
«Dal comando del Corpo di Spedizione vogliono sapere chi ha fermato l’assalto. È stato lei?»
«Sì, signore. Ho appena sentito il colonnello Schultz, in proposito. Era parecchio incazzato…»
«Dax mi ha fatto le congratulazioni. Un bel lavoro, capitano.»
«Lo spieghi al mio superiore…»
«L’importante è che siano stati fermati mentre tentavano di sfruttare il buco che avevano creato. Tenga la posizione e la usi come osservatorio.»
«Sì signore. Ci riproveranno.»
«Ho dato disposizioni per un diverso schieramento. Il Combat Team Two della Divisione sta rischierandosi più avanti. In caso di infiltrazione ci penserete lei ed i suoi uomini.»
«Come la mettiamo con la popolazione?»
«Non è più un problema. Verrete contattati da un gruppo di forze speciali Ruhoyani. Come a Garadeh. Chiudo.»

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