Kyra
entrò nella stanza con il suo solito modo di fare, silenzioso e dimesso, e posò
il vassoio del tè sul minuscolo tavolinetto, al centro dell’angolo del salone
dove ci eravamo seduti.
Notai
immediatamente che il vassoio non era quello di fattura pardak che avevo visto
l’ultima volta, ma riccamente lavorato e decorato, in un metallo, come scoprii
in seguito, leggerissimo e resistentissimo.
La casa
era cambiata: c’erano arredi provenienti in stile esotico, frutto dei traffici
di Tsmir con altre parti dell’Impero. Persino le vesti, anche se riprendevano
il taglio tipico di Par-Dak, erano cambiate: le cuciture erano più curate, i
tessuti più morbidi e sofisticati.
Gli affari vanno bene. Sarà ben
disposto ad aiutarci, allora. In fondo il benessere che ha il villaggio lo deve
a noi.
Daria e
Glora sedevano vicino a me. Bevemmo il tè in silenzio, come richiedeva l’usanza,
e poi finalmente Tsmir ruppe gli indugi, rivolgendosi a me mentre Glora
traduceva.
«Ben
tornato, amico mio. Hai attraversato il Mare di Stelle per venire di nuovo a
Par-Dak!»
«Lieto
di vederti, Tsmir. Vedo che la tua casa è calda ed il villaggio prospera sotto
la tua guida!»
Avvertii
impazienza da parte di Daria, ma mettere fretta a Tsmir era come chiedere all’erba
di crescere più velocemente. Completamente inutile.
Edson,
invece, rimaneva calmo e distaccato, anche se sapevo che i suoi occhi e la sua
mente registravano con la massima attenzione tutto quello che accadeva.
«Vedo
che hai portato la Donna di Scienze con te, Glora Imex. Chi è l’altra donna?»
«È
un’altra Donna di Scienze. Ed è mia moglie.»
Tsmir
rimase turbato.
«Mi
dispiace se l’ho guardata. Non intendevo offenderti, Dexter.»
«Nessuna
offesa. Siamo in missione, Tsmir.»
Tsmir
guardò Edson e domandò di nuovo.
«Chi è
l’uomo che hai portato con te, Dexter?»
«È un
uomo del governo. Ed è stato il mio capo in battaglia, un valoroso soldato. È
qui anche lui per parlare con l’Imperatore.»
Lo Shar
di Par-Dak non sembrò impressionato, ma registrò con fare imperturbabile anche
questa informazione, annuendo con aria grave.
«La
Donna di Scienze Glora mi ha detto che siete qui a causa degli Urdas.
Immaginavo che ci fosse un motivo grave per farti tornare, Dexter. Cosa può
fare Par-Dak per i suoi amici Marines?»
«Abbiamo
bisogno di aiuto. Gli Urdas hanno attaccato la mia gente, hanno invaso dei
pianeti della Federazione e stanno facendo morire interi mondi. Dobbiamo
raggiungere Namer.»
Tsmir annuì
di nuovo e bevve una lunga sorsata di tè.
Poi
rispose lentamente.
«Non è
cosa facile. Ne raggiungere Namer ne parlare con l’Imperatore. I Figli di Ur
sono un flagello dell’Universo. Come kalan,
gli insetti mangiatori di messi che vivono a sud, tra il deserto e le zone
verdi e temperate.»
«Quando
ti ho chiesto l’ultima volta degli Urdas non mi hai saputo dire molto.»
«Perché
non ne sapevo molto. Ma negli ultimi mesi, viaggiando ed incontrando pianeti
diversi e specie diverse ho sentito molte voci. Ed erano voci spaventate,
perché la parola Urdas compariva
spesso nei discorsi.»
«Cosa
sai ora? Perché mi hai detto che ci sarà una grande battaglia quando i Figli di
Ur torneranno?»
«In
effetti ne so un poco di più, Dexter. E non so quanto ti sarà di aiuto.»
«Ogni
informazione che puoi dare a me, a mia moglie Daria ed a Glora Imex è
importante. Anche piccoli dettagli.»
«Sta
bene. Ora ascoltate. Più di cento di cicli di stagioni fa c’è stata una guerra
all’interno dell’Impero. Un Nameriano di nome Ur, un grande Uomo di Scienza
gradito all’Imperatore, si ribellò e creò gli Urdas. Non so tutti i
particolari, ma la guerra fu lunga e sanguinosa, arrivando addirittura a
devastare Namer. Nella battaglia decisiva perse la vita l’Imperatore, il padre
del padre del padre di quello attuale, ma Ur ed i suoi Figli furono sconfitti,
Ur fu ucciso, anche se il corpo non fu
mai trovato, e le loro armate furono disperse ai quattro angoli della galassia.
Ma corrono voci che esista una Profezia e che questa dica che Ur ed i suoi Figli,
dopo aver attraversato il Mare di Stelle, torneranno più numerosi dei granelli
di sabbia del deserto e conquisteranno Namer.»
Edson
intervenne, scegliendo attentamente le parole.
«Shar
di Par-Dak, gli Urdas sono arrivati sui nostri mondi e ne hanno conquistati già
alcuni, uccidendo e devastando con furia omicida. Trasformano innocenti
facendoli diventare come loro ed usano persino i bambini come soldati,
sacrificandoli senza esitare. Abbiamo bisogno di raggiungere Namer e stringere
un’alleanza con l’Impero. A quanto mi dici gli Urdas sono nemici dell’Impero
quanto i nostri.»
«È
vero. I Nameriani odiano gli Urdas e si preparano al loro ritorno. L’Impero si
è espanso e chiede pesanti tributi in risorse. Stanno allestendo una grande
flotta da molto tempo..»
Daria
timidamente si fece avanti, inserendosi nella conversazione.
«Shar
Tsmir, sai come sono nati gli Urdas? Noi sappiamo che sono mutanti, una razza
artificiale derivata dai Nameriani.»
Tsmir
scosse la testa.
«Mi
dispiace, Donna di Scienze Daria, ma non posso aiutarti in questo.»
Non sa molto sull’origine degli
Urdas. Ed è comprensibile. Probabilmente è una cosa che sanno in pochi anche
nell’Impero. Mi serve sapere se può aiutarci per arrivare
«Tsmir,
puoi condurci a Namer?» dissi improvvisamente.
«Usando
Il Mercante Nero? Non raggiungeremmo
ugualmente Namer.»
«Cosa
vuoi dire?»
«Innanzi
tutto è una nave rubata. Ho controllato nel Registro Astronavale Imperiale ed è
ancora registrata a nome di Hirkan Gelek e della sua compagnia di trasporti
interplanetari. Io riesco ad evitare i controlli perché i miei commerci sono al
di fuori delle Porte di Namer…» rispose Tsmir divertito dalla mia irruenza.
«Porte
di Namer?»
«L’Impero
aveva altri confini quando la Matrice non era ancora stata scoperta prima della
Guerra Fratricida, cosi i Nameriani chiamano la guerra contro i Figli di Ur.
Tutte le Porte che conducono all’interno dei vecchi confini sono sorvegliate da
astronavi da guerra. Non passerei i controlli se violassi le Porte di Namer.»
Mi
rivolsi a Glora, in Inglese Standard.
Era
affaticata per il lungo lavoro di traduzione, ma era indispensabile continuare.
«Che
intende Tsmir per Porte?»
«Credo
sia il modo con cui i Nameriani chiamano i wormhole stabili.»
«Domandagli
se le Porte che conducono a Namer sono tutte ugualmente sorvegliate.»
Glora
tradusse e Tsmir ci pensò un po’ su prima di rispondere.
«Sono
tutte sorvegliate. Alcune di più, altre di meno.»
«Quali
sono quelle meno sorvegliate? Come fanno a navigare nell’Impero? Come si svolge
la navigazione commerciale? Devono pur usare i wormhole!» insistei.
Tsmir
annuì.
«La
Matrice non è interamente segreta. La Matrice completa, quella che abbiamo
trovato nell’astronave di Gelek, comprende sia la Matrice Esterna che quella
Interna. Le navi commerciali usano solo quella Interna, che collega le varie
porzioni dell’Impero tra di loro e con Namer. La Matrice Esterna, invece, è
solo per uso militare. Infine i navigatori ed i piloti Nameriani hanno il quasi
totale monopolio dei trasporti, attraverso la loro Lega Astronavale. Sono pochi
i pianeti che hanno potuto ottenere di farne parte.»
«Un bel
guaio. Ma è comprensibile» esclamò Edson «Cosi i Nameriani mantengono il
controllo dei pianeti. Tutta la produzione di risorse dei vari sistemi e lo
scambio commerciale rimane sotto controllo imperiale.»
“Esatto,
Uomo del Governo. Io ho dovuto corrompere due o tre governatori imperiali per
ottenere il transito indisturbato. Ma sanno ogni mia mossa quando mi muovo.»
«Fanno
solo finta di non vedere…» mormorò Edson, ma Glora tradusse ugualmente.
«È
impossibile sfuggirgli» ribadì Tsmir.
Mi
rivolsi ad Edson in Inglese.
«I
Nameriani non conoscono la tecnologia stealth. Potremmo passargli sotto il
naso.»
Edson
scosse la testa.
«Non se
sono appostati alle uscite dei wormhole. Possono rilevare una anomalia
all’uscita. O rilevarci otticamente. Non voglio un conflitto con l’Impero.
Abbiamo già abbastanza guai.»
«E se
ci fosse una serie di wormhole meno sorvegliati? Tsmir ci ha appena detto che
non tutti lo sono nella stessa maniera.»
«Potremmo
tentare. La UFSS Mohawk è ben equipaggiata.
La UFSS Moras meno.»
Tsmir
intervenne.
«Ci
sono delle Porte periferiche, poco usate. Quelle che non conducono direttamente
dai confini alle Porte di Namer sono poco sorvegliate. Si tratta di fare un
giro molto più lungo, vi avverto.»
«Che
suggerisci, Tsmir?»
«Ci
sono due Porte che potreste tentare, ed una è sicuramente non sorvegliata.»
Tsmir
estrasse quello che sembrava un tablet e lo accese.
Era un
tablet 3D e si visualizzò nell’aria la fredda vibrazione di una mappa stellare
tridimensionale.
Glora
riconobbe immediatamente lo schema.
«È la
Matrice di Gelek!» esclamò in Inglese Standard.
Daria
ed Edson, che non l’avevano mai vista prima, rimasero ipnotizzati a guardarla mentre
fluttuava nell’aria.
Tsmir
poggò il tablet sul tavolinetto, in mezzo alle tazze di tè, e poi cominciò a
manipolare con le mani gli oggetti virtuali.
Tecnologia 3D a realtà virtuale.
Nella Federazione l’abbiamo solo sui sistemi di simulazione militare e
scientifica.
«Qui è
dove siamo noi…» iniziò Tsmir indicando un punto all’estremità del
groviglio di tratti blu che indicavano i vari wormhole.
«… Potreste
passare qui e poi tentare di raggiungere Namer da qui… »
Si
illuminarono due tratti blu, più contorti degli altri.
Uno
partiva da una regione ai confini dell’Impero, non molto distante da Mar-Gar, e
finiva in un’altra regione periferica e buia. L’altro ripartiva in prossimità
dalla fine del primo e sbucava all’interno di una sfera che palpitava di luce
dorata, dentro cui vi erano radunati alcuni sistemi planetari. Al centro di
questi c’era una sfera di un pianeta in evidenza: Namer.
«Puoi
spiegare meglio, Tsmir?» domandai.
«Questa
è una Porta che fa parte della Matrice Interna, molto periferica. L’imbocco è a
una settimana di navigazione da Mar-Gar. L’uscita è in un sistema che l’Impero
frequenta poco. I pianeti in quel settore hanno guarnigioni scarse. L’entrata
dell’altra Porta è ad un’altra settimana di navigazione e, dopo tre giorni,
conduce appena fuori le Porte di Namer. Da li ci sono quattro mesi di
navigazione in Iperluce fino a Namer. In quel settore non ci sono mai stato, ma
per lo meno non incontrerete posti di controllo della Flotta Imperiale o
stazioni spaziali di sorveglianza.»
«Sono
quattro mesi e mezzo di viaggio solo per arrivare a Namer…» mormorò Edson.
«… E
solo un mese e mezzo per ritornare» finì Daria la frase.
«In
caso di successo potremmo chiedere all’Imperatore di sfruttare l’intera Matrice
per il viaggio di ritorno» rispose Edson, ma il tono della voce tradiva preoccupazione
per i tempi.
«Abbiamo
alternative?» domandai.
«Non mi
sembra» disse pacatamente Edson scuotendo la testa.
Glora
aveva continuato a parlare in pardak con Tsmir.
Improvvisamente
annuì e si rivolse a noi in Inglese Standard.
«Tsmir
mi ha appena detto una cosa interessante.»
«Cosa?»
«Che le
Porte di Namer sono sorvegliate attentamente da circa un’anno. Prima era solo
una mera formalità, visto che i piloti civili dei trasporti erano comunque
Nameriani. Ed indovina il perché Dexter?»
«Non ne
ho idea… Cosa può essere successo un’anno fa?»
«Tsmir
ha parlato con un ufficiale della Flotta Imperiale, che compra da lui oggetti
preziosi per la sua donna. Sanno che gli Urdas stanno invadendo una serie di
pianeti e combattendo una grande guerra contro un altro impero.»
Altro impero… Oppure…
«Tsmir,
sei sicuro di questa notizia?»
«Si.»
«Gil
Urdas hanno invaso un altro’impero?»
«Non lo
so. Parlavano di una flotta imperiale da ricognizione e di pianeti che
combattono uniti contro i Figli di Ur. Sono notizie frammentarie, ma
provenienti da ufficiali della Flotta Imperiale. C’è un editto imperiale sulle
navi straniere. Gli equipaggi vanno portati su Namer ed interrogati, le navi
vanno immediatamente distrutte.»
Edson
si voltò verso di me, l’espressione corrucciata e pensosa.
«Gli
Urdas sembrano in guerra con l’Universo intero… Perché?»
«Per
reperire risorse, Consigliere» intervenne Daria «… E reclutare. Credo che i
Nameriani temano che una volta raccolte le risorse necessarie gli Urdas
invertano la rotta e facciano ritorno per invadere di nuovo l’Impero.»
Il mio
sguardo percorse la stanza e si posò su ognuno dei presenti.
Poi
parlai marcando ogni parola.
«E se
non fosse un’impero?»
«Che
vuoi dire Dexter?» domandò Edson.
«E se
gli ufficiali che hanno parlato con Tsmir si riferissero alla Federazione?»
«Stai
dicendo che navi nameriane sono state nel nostro settore?»
Annuii.
«Esattamente.
Avevo dei dati raccolti da una delle nostre astronavi, durante l’evacuazione di
Erya. Ora sembra che abbiamo delle conferme anche da parte della flotta
imperiale.»
«Resta
il problema di raggiungere Namer» disse Glora.
«Mi
pare che Tsmir ce lo abbia risolto» risposi calmo.
«Ci
impiegheremo molto più tempo di quello preventivato. Senza contare che dovremo
fermarci di quando in quando per fare rifornimento di carburante» aggiunse
Glora.
«Domanda
a Tsmir quanto tempo ci vorrebbe a raggiungere Namer se potessimo passare
attraverso le Porte di Namer» ribattei.
Glora
tradusse.
«Circa
quindici giorni con tre passaggi dentro i wormhole diretti…» rispose Tsmir e
poi aggiunse «…Io non ve lo consiglio. Dexter hai tua moglie con te. Vuoi
rischiare davvero cosi tanto?»
Guardai
per un’attimo Daria.
Devo valutare i pro ed i contro.
E non farmi influenzare dal fatto che c’è Daria con me. La gente a casa sta morendo.
È questo che conta.
Feci
della mia mente una lavagna grigia e respirai a fondo.
«Tsmir…
Ho degli obblighi. Non devo proteggere solo mia moglie e la figlia che ha in
grembo. Devo… Trovare un’equilibrio. E valutare se i rischi ne valgono la
pena.»
Il bene di tutti. Mi è chiesto
questo. Nient’altro. E sta già diventando gravoso oltre ogni limite cosi.
«Cosa
succede se rischiamo a questo punto e non raggiungiamo Namer?» chiese Daria.
«Che la
missione fallisce prima di cominciare» rispose Edson «Lo scopo principale è
raggiungere Namer e contattare le autorità.»
«Il
resto è secondario, allora. Anche il fattore tempo» disse Daria.
Aveva
la testa piegata da un lato, segno inconfondibile che stava tessendo trame di
pensieri logici più velocemente di un campione di scacchi.
«Anche
se ci mettiamo quattro mesi e mezzo ad arrivare a Namer, possiamo tornare
indietro in soli quindici giorni. Più un’altra settimana per tornare nel
quadrante della Federazione» aggiunsi io.
«Con
rischi limitati rispetto al cercare di fare prima e forzare uno dei posti di
controllo della flotta imperiale» aggiunse Edson.
«Esatto» disse
Daria annuendo «Se arriviamo a Namer abbiamo qualche possibilità di portare
avanti la missione. Se ci fanno a pezzi prima, non ne abbiamo nessuna.»
«Glora domanda
a Tsmir come si chiama il wormhole che dovremmo prendere.»
Glora
tradusse nuovamente.
«La
Porta di Myrin. E l’altro è la Porta di Gurlak.»
«Siamo
in grado di identificarli con il sistema a bordo della UFSS Mohawk?» domandò
Edson.
Glora
annuì.
«Si, Consigliere.
Il tenente Bema Tirex si è occupata della traduzione sia delle coordinate
nameriane in quelle che usiamo noi sia dei nomi. Il database è immenso, ma in
questi sei mesi non siamo stati con le mani in mano.»
Edson
annuì e si girò verso di me.
«Dexter?
La decisione è tua.»
«Ha
ragione Daria. Se non arriviamo almeno fino a Namer ci siamo mossi per niente. Forse
abbiamo poche speranze, se riusciamo ad arrivare, di combinare qualcosa, detto
francamente. Ma se ci distruggono le navi le possibilità di riuscita scendono a
zero. Ci dirigeremo verso Myrin.»
Tsmir
fece un cenno verso Glora.
«Tsmir
vuole sapere cosa hai deciso, Dexter.»
«Diglielo.»
Mentre
Glora traduceva per l’ennesima volta, vidi Tsmir guardarmi ed annuire.
Poi
sorrise e si pose una mano sulla fronte, si alzò e la mise sulla mia.
«Kuwisadexter.»
«Cosa
ha detto?» domandai a Glora.
«Che
sei un’uomo saggio» rispose la Dariana sorridendo.
(Copyright 2016 Paul J. Horten diritti riservati)
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