lunedì 22 agosto 2016

ANTEPRIMA "RESURREZIONE": Capitolo 3 – A CONSIGLIO DA TSMIR



Kyra entrò nella stanza con il suo solito modo di fare, silenzioso e dimesso, e posò il vassoio del tè sul minuscolo tavolinetto, al centro dell’angolo del salone dove ci eravamo seduti.
Notai immediatamente che il vassoio non era quello di fattura pardak che avevo visto l’ultima volta, ma riccamente lavorato e decorato, in un metallo, come scoprii in seguito, leggerissimo e resistentissimo.
La casa era cambiata: c’erano arredi provenienti in stile esotico, frutto dei traffici di Tsmir con altre parti dell’Impero. Persino le vesti, anche se riprendevano il taglio tipico di Par-Dak, erano cambiate: le cuciture erano più curate, i tessuti più morbidi e sofisticati.
Gli affari vanno bene. Sarà ben disposto ad aiutarci, allora. In fondo il benessere che ha il villaggio lo deve a noi.
Daria e Glora sedevano vicino a me. Bevemmo il tè in silenzio, come richiedeva l’usanza, e poi finalmente Tsmir ruppe gli indugi, rivolgendosi a me mentre Glora traduceva.
«Ben tornato, amico mio. Hai attraversato il Mare di Stelle per venire di nuovo a Par-Dak!»
«Lieto di vederti, Tsmir. Vedo che la tua casa è calda ed il villaggio prospera sotto la tua guida!»
Avvertii impazienza da parte di Daria, ma mettere fretta a Tsmir era come chiedere all’erba di crescere più velocemente. Completamente inutile.
Edson, invece, rimaneva calmo e distaccato, anche se sapevo che i suoi occhi e la sua mente registravano con la massima attenzione tutto quello che accadeva.
«Vedo che hai portato la Donna di Scienze con te, Glora Imex. Chi è l’altra donna?»
«È un’altra Donna di Scienze. Ed è mia moglie.»
Tsmir rimase turbato.
«Mi dispiace se l’ho guardata. Non intendevo offenderti, Dexter.»
«Nessuna offesa. Siamo in missione, Tsmir.»
Tsmir guardò Edson e domandò di nuovo.
«Chi è l’uomo che hai portato con te,  Dexter?»
«È un uomo del governo. Ed è stato il mio capo in battaglia, un valoroso soldato. È qui anche lui per parlare con l’Imperatore.»
Lo Shar di Par-Dak non sembrò impressionato, ma registrò con fare imperturbabile anche questa informazione, annuendo con aria grave.
«La Donna di Scienze Glora mi ha detto che siete qui a causa degli Urdas. Immaginavo che ci fosse un motivo grave per farti tornare, Dexter. Cosa può fare Par-Dak per i suoi amici Marines?»
«Abbiamo bisogno di aiuto. Gli Urdas hanno attaccato la mia gente, hanno invaso dei pianeti della Federazione e stanno facendo morire interi mondi. Dobbiamo raggiungere Namer.»
Tsmir annuì di nuovo e bevve una lunga sorsata di tè.
Poi rispose lentamente.
«Non è cosa facile. Ne raggiungere Namer ne parlare con l’Imperatore. I Figli di Ur sono un flagello dell’Universo. Come kalan, gli insetti mangiatori di messi che vivono a sud, tra il deserto e le zone verdi e temperate.»
«Quando ti ho chiesto l’ultima volta degli Urdas non mi hai saputo dire molto.»
«Perché non ne sapevo molto. Ma negli ultimi mesi, viaggiando ed incontrando pianeti diversi e specie diverse ho sentito molte voci. Ed erano voci spaventate, perché la parola Urdas compariva spesso nei discorsi.»
«Cosa sai ora? Perché mi hai detto che ci sarà una grande battaglia quando i Figli di Ur torneranno?»
«In effetti ne so un poco di più, Dexter. E non so quanto ti sarà di aiuto.»
«Ogni informazione che puoi dare a me, a mia moglie Daria ed a Glora Imex è importante. Anche piccoli dettagli.»
«Sta bene. Ora ascoltate. Più di cento di cicli di stagioni fa c’è stata una guerra all’interno dell’Impero. Un Nameriano di nome Ur, un grande Uomo di Scienza gradito all’Imperatore, si ribellò e creò gli Urdas. Non so tutti i particolari, ma la guerra fu lunga e sanguinosa, arrivando addirittura a devastare Namer. Nella battaglia decisiva perse la vita l’Imperatore, il padre del padre del padre di quello attuale, ma Ur ed i suoi Figli furono sconfitti, Ur fu ucciso, anche se il corpo  non fu mai trovato, e le loro armate furono disperse ai quattro angoli della galassia. Ma corrono voci che esista una Profezia e che questa dica che Ur ed i suoi Figli, dopo aver attraversato il Mare di Stelle, torneranno più numerosi dei granelli di sabbia del deserto e conquisteranno Namer.»
Edson intervenne, scegliendo attentamente le parole.
«Shar di Par-Dak, gli Urdas sono arrivati sui nostri mondi e ne hanno conquistati già alcuni, uccidendo e devastando con furia omicida. Trasformano innocenti facendoli diventare come loro ed usano persino i bambini come soldati, sacrificandoli senza esitare. Abbiamo bisogno di raggiungere Namer e stringere un’alleanza con l’Impero. A quanto mi dici gli Urdas sono nemici dell’Impero quanto i nostri.»
«È vero. I Nameriani odiano gli Urdas e si preparano al loro ritorno. L’Impero si è espanso e chiede pesanti tributi in risorse. Stanno allestendo una grande flotta da molto tempo..»
Daria timidamente si fece avanti, inserendosi nella conversazione.
«Shar Tsmir, sai come sono nati gli Urdas? Noi sappiamo che sono mutanti, una razza artificiale derivata dai Nameriani.»
Tsmir scosse la testa.
«Mi dispiace, Donna di Scienze Daria, ma non posso aiutarti in questo.»
Non sa molto sull’origine degli Urdas. Ed è comprensibile. Probabilmente è una cosa che sanno in pochi anche nell’Impero. Mi serve sapere se può aiutarci per arrivare
«Tsmir, puoi condurci a Namer?» dissi improvvisamente.
«Usando Il Mercante Nero? Non raggiungeremmo ugualmente Namer.»
«Cosa vuoi dire?»
«Innanzi tutto è una nave rubata. Ho controllato nel Registro Astronavale Imperiale ed è ancora registrata a nome di Hirkan Gelek e della sua compagnia di trasporti interplanetari. Io riesco ad evitare i controlli perché i miei commerci sono al di fuori delle Porte di Namer…» rispose Tsmir divertito dalla mia irruenza.
«Porte di Namer?»
«L’Impero aveva altri confini quando la Matrice non era ancora stata scoperta prima della Guerra Fratricida, cosi i Nameriani chiamano la guerra contro i Figli di Ur. Tutte le Porte che conducono all’interno dei vecchi confini sono sorvegliate da astronavi da guerra. Non passerei i controlli se violassi le Porte di Namer.»
Mi rivolsi a Glora, in Inglese Standard.
Era affaticata per il lungo lavoro di traduzione, ma era indispensabile continuare.
«Che intende Tsmir per Porte?»
«Credo sia il modo con cui i Nameriani chiamano i wormhole stabili.»
«Domandagli se le Porte che conducono a Namer sono tutte ugualmente sorvegliate.»
Glora tradusse e Tsmir ci pensò un po’ su prima di rispondere.
«Sono tutte sorvegliate. Alcune di più, altre di meno.»
«Quali sono quelle meno sorvegliate? Come fanno a navigare nell’Impero? Come si svolge la navigazione commerciale? Devono pur usare i wormhole!» insistei.
Tsmir annuì.
«La Matrice non è interamente segreta. La Matrice completa, quella che abbiamo trovato nell’astronave di Gelek, comprende sia la Matrice Esterna che quella Interna. Le navi commerciali usano solo quella Interna, che collega le varie porzioni dell’Impero tra di loro e con Namer. La Matrice Esterna, invece, è solo per uso militare. Infine i navigatori ed i piloti Nameriani hanno il quasi totale monopolio dei trasporti, attraverso la loro Lega Astronavale. Sono pochi i pianeti che hanno potuto ottenere di farne parte.»
«Un bel guaio. Ma è comprensibile» esclamò Edson «Cosi i Nameriani mantengono il controllo dei pianeti. Tutta la produzione di risorse dei vari sistemi e lo scambio commerciale rimane sotto controllo imperiale.»
“Esatto, Uomo del Governo. Io ho dovuto corrompere due o tre governatori imperiali per ottenere il transito indisturbato. Ma sanno ogni mia mossa quando mi muovo.»
«Fanno solo finta di non vedere…» mormorò Edson, ma Glora tradusse ugualmente.
«È impossibile sfuggirgli» ribadì Tsmir.
Mi rivolsi ad Edson in Inglese.
«I Nameriani non conoscono la tecnologia stealth. Potremmo passargli sotto il naso.»
Edson scosse la testa.
«Non se sono appostati alle uscite dei wormhole. Possono rilevare una anomalia all’uscita. O rilevarci otticamente. Non voglio un conflitto con l’Impero. Abbiamo già abbastanza guai.»
«E se ci fosse una serie di wormhole meno sorvegliati? Tsmir ci ha appena detto che non tutti lo sono nella stessa maniera.»
«Potremmo tentare. La UFSS Mohawk è ben equipaggiata. La UFSS Moras meno.»
Tsmir intervenne.
«Ci sono delle Porte periferiche, poco usate. Quelle che non conducono direttamente dai confini alle Porte di Namer sono poco sorvegliate. Si tratta di fare un giro molto più lungo, vi avverto.»
«Che suggerisci, Tsmir?»
«Ci sono due Porte che potreste tentare, ed una è sicuramente non sorvegliata.»
Tsmir estrasse quello che sembrava un tablet e lo accese.
Era un tablet 3D e si visualizzò nell’aria la fredda vibrazione di una mappa stellare tridimensionale.
Glora riconobbe immediatamente lo schema.
«È la Matrice di Gelek!» esclamò in Inglese Standard.
Daria ed Edson, che non l’avevano mai vista prima, rimasero ipnotizzati a guardarla mentre fluttuava nell’aria.
Tsmir poggò il tablet sul tavolinetto, in mezzo alle tazze di tè, e poi cominciò a manipolare con le mani gli oggetti virtuali.
Tecnologia 3D a realtà virtuale. Nella Federazione l’abbiamo solo sui sistemi di simulazione militare e scientifica.
«Qui è dove siamo noi…» iniziò Tsmir indicando un punto all’estremità del groviglio di tratti blu che indicavano i vari wormhole.
«… Potreste passare qui e poi tentare di raggiungere Namer da qui… »
Si illuminarono due tratti blu, più contorti degli altri.
Uno partiva da una regione ai confini dell’Impero, non molto distante da Mar-Gar, e finiva in un’altra regione periferica e buia. L’altro ripartiva in prossimità dalla fine del primo e sbucava all’interno di una sfera che palpitava di luce dorata, dentro cui vi erano radunati alcuni sistemi planetari. Al centro di questi c’era una sfera di un pianeta in evidenza: Namer.
«Puoi spiegare meglio, Tsmir?» domandai.
«Questa è una Porta che fa parte della Matrice Interna, molto periferica. L’imbocco è a una settimana di navigazione da Mar-Gar. L’uscita è in un sistema che l’Impero frequenta poco. I pianeti in quel settore hanno guarnigioni scarse. L’entrata dell’altra Porta è ad un’altra settimana di navigazione e, dopo tre giorni, conduce appena fuori le Porte di Namer. Da li ci sono quattro mesi di navigazione in Iperluce fino a Namer. In quel settore non ci sono mai stato, ma per lo meno non incontrerete posti di controllo della Flotta Imperiale o stazioni spaziali di sorveglianza.»
«Sono quattro mesi e mezzo di viaggio solo per arrivare a Namer…» mormorò Edson.
«… E solo un mese e mezzo per ritornare» finì Daria la frase.
«In caso di successo potremmo chiedere all’Imperatore di sfruttare l’intera Matrice per il viaggio di ritorno» rispose Edson, ma il tono della voce tradiva preoccupazione per i tempi.
«Abbiamo alternative?» domandai.
«Non mi sembra» disse pacatamente Edson scuotendo la testa.
Glora aveva continuato a parlare in pardak con Tsmir.
Improvvisamente annuì e si rivolse a noi in Inglese Standard.
«Tsmir mi ha appena detto una cosa interessante.»
«Cosa?»
«Che le Porte di Namer sono sorvegliate attentamente da circa un’anno. Prima era solo una mera formalità, visto che i piloti civili dei trasporti erano comunque Nameriani. Ed indovina il perché Dexter?»
«Non ne ho idea… Cosa può essere successo un’anno fa?»
«Tsmir ha parlato con un ufficiale della Flotta Imperiale, che compra da lui oggetti preziosi per la sua donna. Sanno che gli Urdas stanno invadendo una serie di pianeti e combattendo una grande guerra contro un altro impero.»
Altro impero… Oppure…
«Tsmir, sei sicuro di questa notizia?»
«Si.»
«Gil Urdas hanno invaso un altro’impero?»
«Non lo so. Parlavano di una flotta imperiale da ricognizione e di pianeti che combattono uniti contro i Figli di Ur. Sono notizie frammentarie, ma provenienti da ufficiali della Flotta Imperiale. C’è un editto imperiale sulle navi straniere. Gli equipaggi vanno portati su Namer ed interrogati, le navi vanno immediatamente distrutte.»
Edson si voltò verso di me, l’espressione corrucciata e pensosa.
«Gli Urdas sembrano in guerra con l’Universo intero… Perché?»
«Per reperire risorse, Consigliere» intervenne Daria «… E reclutare. Credo che i Nameriani temano che una volta raccolte le risorse necessarie gli Urdas invertano la rotta e facciano ritorno per invadere di nuovo l’Impero.»
Il mio sguardo percorse la stanza e si posò su ognuno dei presenti.
Poi parlai marcando ogni parola.
«E se non fosse un’impero?»
«Che vuoi dire Dexter?» domandò Edson.
«E se gli ufficiali che hanno parlato con Tsmir si riferissero alla Federazione?»
«Stai dicendo che navi nameriane sono state nel nostro settore?»
Annuii.
«Esattamente. Avevo dei dati raccolti da una delle nostre astronavi, durante l’evacuazione di Erya. Ora sembra che abbiamo delle conferme anche da parte della flotta imperiale.»
«Resta il problema di raggiungere Namer» disse Glora.
«Mi pare che Tsmir ce lo abbia risolto» risposi calmo.
«Ci impiegheremo molto più tempo di quello preventivato. Senza contare che dovremo fermarci di quando in quando per fare rifornimento di carburante» aggiunse Glora.
«Domanda a Tsmir quanto tempo ci vorrebbe a raggiungere Namer se potessimo passare attraverso le Porte di Namer» ribattei.
Glora tradusse.
«Circa quindici giorni con tre passaggi dentro i wormhole diretti…» rispose Tsmir e poi aggiunse «…Io non ve lo consiglio. Dexter hai tua moglie con te. Vuoi rischiare davvero cosi tanto?»
Guardai per un’attimo Daria.
Devo valutare i pro ed i contro. E non farmi influenzare dal fatto che c’è Daria con me. La gente a casa sta morendo. È questo che conta.
Feci della mia mente una lavagna grigia e respirai a fondo.
«Tsmir… Ho degli obblighi. Non devo proteggere solo mia moglie e la figlia che ha in grembo. Devo… Trovare un’equilibrio. E valutare se i rischi ne valgono la pena.»
Il bene di tutti. Mi è chiesto questo. Nient’altro. E sta già diventando gravoso oltre ogni limite cosi.
«Cosa succede se rischiamo a questo punto e non raggiungiamo Namer?» chiese Daria.
«Che la missione fallisce prima di cominciare» rispose Edson «Lo scopo principale è raggiungere Namer e contattare le autorità.»
«Il resto è secondario, allora. Anche il fattore tempo» disse Daria.
Aveva la testa piegata da un lato, segno inconfondibile che stava tessendo trame di pensieri logici più velocemente di un campione di scacchi.
«Anche se ci mettiamo quattro mesi e mezzo ad arrivare a Namer, possiamo tornare indietro in soli quindici giorni. Più un’altra settimana per tornare nel quadrante della Federazione» aggiunsi io.
«Con rischi limitati rispetto al cercare di fare prima e forzare uno dei posti di controllo della flotta imperiale» aggiunse Edson.
«Esatto» disse Daria annuendo «Se arriviamo a Namer abbiamo qualche possibilità di portare avanti la missione. Se ci fanno a pezzi prima, non ne abbiamo nessuna.»
«Glora domanda a Tsmir come si chiama il wormhole che dovremmo prendere.»
Glora tradusse nuovamente.
«La Porta di Myrin. E l’altro è la Porta di Gurlak.»
«Siamo in grado di identificarli con il sistema a bordo della UFSS Mohawk?» domandò Edson.
Glora annuì.
«Si, Consigliere. Il tenente Bema Tirex si è occupata della traduzione sia delle coordinate nameriane in quelle che usiamo noi sia dei nomi. Il database è immenso, ma in questi sei mesi non siamo stati con le mani in mano.»
Edson annuì e si girò verso di me.
«Dexter? La decisione è tua.»
«Ha ragione Daria. Se non arriviamo almeno fino a Namer ci siamo mossi per niente. Forse abbiamo poche speranze, se riusciamo ad arrivare, di combinare qualcosa, detto francamente. Ma se ci distruggono le navi le possibilità di riuscita scendono a zero. Ci dirigeremo verso Myrin.»
Tsmir fece un cenno verso Glora.
«Tsmir vuole sapere cosa hai deciso, Dexter.»
«Diglielo.»
Mentre Glora traduceva per l’ennesima volta, vidi Tsmir guardarmi ed annuire.
Poi sorrise e si pose una mano sulla fronte, si alzò e la mise sulla mia.
«Kuwisadexter
«Cosa ha detto?» domandai a Glora.
«Che sei un’uomo saggio» rispose la Dariana sorridendo.


 (Copyright 2016 Paul J. Horten diritti riservati) 

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