venerdì 18 marzo 2016

Spaceborne Marines: Regalo per i fan della saga.

Il lavoro e' ripreso ed i capitoli del terzo ed ultimo libro della saga SPACEBORNE MARINES - RESURREZIONE si accumulano e tra poco verra' messa la parola fine.
E'  stata una gestazione sofferta, afflitta anche da problemi personali che mi hanno distolto dallo sforzo creativo.
Per premiare i fedeli fan e lettori di SPACEBORNE MARINES, pubblico di seguito la BOZZA (e quindi con tutte le IMPERFEZIONI del caso...) di un capitolo di RESURREZIONE.
Spero lo troviate un omaggio gradito e che vi stuzzichi il palato a comprare il libro quando uscira'.

Buona lettura!

Capitolo 19 - FILES DELETED

Mi ero precipitato in plancia di comando.
Quella della UFSS Moras era enorme, con settori comandati da schiere di ufficiali e sottoufficiali specializzati nel controllare e gestire i complessi sistemi dell’astronave.
Con il tenente di vascello Hassan, il comandante, ci conoscevamo bene, avevamo fatto assieme la campagna di Moras, mesi prima, e la frequentazione era stata assidua da quando la nave era stata assegnata alla MSOC per le operazioni speciali, a causa delle esercitazioni congiunte che tenevamo regolarmente.
Nonostante tutto, tra me ed Hassan non c’era la familiarità che avevo con Thory Yx , Ari Mox o con Denise Farragut, che pure erano marinai come lui.
Forse perché le situazioni che avevamo vissuto non avevano creato quel collante che c’era con altri. Eravamo solo colleghi di lavoro, ognuno con un ruolo ben specifico e con un affiatamento dovuto a procedure consolidate.
Fu lui ad accogliermi e guidarmi nel settore comunicazioni.
«Qual è la situazione, Hassan?» chiesi non appena lo ebbi a portata di voce.
«Siamo usciti un minuto fa dall’FTL. Le scansioni indicano che la UFSS Mohawk non ha danni allo scafo e non c’è fuoriuscita di radiazioni di nessun tipo.»
Mi fermai di botto.
«Ed allora perché il segnale di pericolo?»
L’Arabo si strinse le spalle e scosse la testa.
«Conosco Mox. Se lo ha inviato mentre era in FTL la situazione deve essere seria. Forse non è collegata allo stato della nave ma all’equipaggio.»
«Non riesco a concepire un’ammutinamento da parte dei Dariani. Nemmeno con tutta la fantasia possibile. E ne ho parecchia…» mormorai.
Un giovane ufficiale donna addetta alle comunicazioni si girò verso Hassan.
«Signore, c’è una richiesta di conferenza per lei ed il colonello Dax da parte del comandante Mox.»
Conferenza? Allora Mox vuole tenere la cosa riservata, altrimenti avrebbe usato i normali canali di comunicazione.
«Nel mio ufficio.»
«Si signore. Registro la conversazione nel libro di bordo?»
«No. Niente file di registrazione.»
L’ufficiale ebbe un momento di perplessità, esitò, ma poi annuì.
«Si signore. Escludo la linea dai sistemi della nave. Il comandante Mox è in linea.»
Anche Hassan vuole prendere tempo. E non vuole che rimanga traccia. Ho un pessimo presentimento.
L’ufficio di Hassan era abbastanza sobrio, se si escludevano una serie di tappeti da preghiera incorniciati ed attaccati al muro.
Per il resto c’era tutta dotazione standard, compresa la scrivania con il terminale 3D.
Hassan impartì l’ordine vocale: «Sistema, passami la comunicazione del comandante Mox.»
La figura a mezzobusto di Mox comparve in 3D, galleggiando minuscola sulla scrivania di Hassan.
Mox si voltò verso di me.
«C’è anche il colonnello Dax, vedo. La situazione è della massima gravità.»
«Non ci tenga sulle spine Mox. Cosa succede? Dalle scansioni la sua nave risulta intatta ed in piena efficienza» disse Hassan.
«Non esattamente. Un sistema ha cessato di funzionare. O meglio, è stato disconnesso dalla rete della nave» replicò Mox.
«Quale?»
«Il sistema di navigazione nameriano.»
Saltai sulla sedia.
«Si riferisce al sistema di computer messo su dal tenente Ofet Kellex quando eravamo su Mar-Gar mesi fa?»
«Esatto colonnello Dax.»
«Guasto oppure…»
Mox piegò la testa e la scosse, sul volto si dipinse una smorfia di imbarazzo.
«Nessun guasto. Sabotaggio.»
«Chi…»
«Bema Tirex. Lei aveva il badge di accesso alla stanza.»
«Come è stato possibile che lo avesse?» intervenne Hassan.
«Il tenente Tirex ha scritto moltissime linee del programma di conversione delle coordinate nameriane della Matrice nel nostro sistema di coordinate stellari. L’ha creato praticamente lei assieme a Kellex ed al capitano Imex. Era normale che avesse accesso a quel luogo.»
Hassan mi guardò incredulo.
«Senza quel sistema non possiamo tornare a casa…»
Ero furioso, ma non lo diedi a vedere.
La situazione richiedeva, invece, un’attenta valutazione di molti fattori, compreso quello emotivo.
«Lo so, Hassan. Ma la Tirex non è a conoscenza di alcune cose…»
Come l’anello di Gelek che Glora Imex mi ha dato e che ho con me. La memoria neurale contiene l’intera Matrice.
«Comandante Mox, avete una copia del programma e della Matrice?»
«Si naturalmente, Kellex copiava tutti i dati su un altro sistema di dischi neurali.»
Vidi Hassan rilassarsi.
«Com’è l’umore dell’equipaggio, Mox?» domandai improvvisamente.
L’ufficiale arabo mi guardò nuovamente sorpreso.
«Non buono. Direi che c’è squilibrio nel Keer’Medun.»
«La Virtù Innominabile?»
Mox ci pensò un paio di secondi, mentre la sua immagine in 3D mi guardava fissa.
Poi annuì.
«Si. Non è bilanciata in questo momento.»
«Dove è Bema Tirex adesso?»
«Si è rinchiusa nella sala dove era il sistema.»
«Chiami il capo della sicurezza della sua nave, Mox, e voglio un rapporto tattico completo tra venti minuti. Lo invii criptato al comandante Hassan ed a me. A nessun altro.»
«Ricevuto.»
«E metta un paio di guardie armate davanti alla porta di accesso a quella sala. Non deve entrare od uscire nessuno senza un mio ordine espresso.»
«Già fatto, Dax.»
«Ottimo.»
«Dax… torneremo a casa?» domandò Mox.
La voce risuonò preoccupata, stanca, con un fondo di irritazione.
«Torneremo. Non so come Mox. Ma se ricorda ci siamo già passati. E ne sapevamo meno di adesso.»
La figura in 3D chiuse gli occhi e sorrise debolmente.
Mox annuì.
«Avrà quel rapporto tra quindici minuti, colonnello. Chiudo.»

Daria era fuori di sé.
«Io so perché, Dex, capisci?»
«Allora ripetimelo.»
«Tirex teme la contaminazione.»
«Che intendi?»
«Te ed io. Glora Imex e Pietter De La Rey. Due Dariane che si sono innamorate di due ghor. Ed hanno generato figli.»
«Mi pare un buon punto per integrare i nostri due popoli, no?»
Daria fece un gesto energico, agitando le mani nell’aria.
«No! Non capisci? È proprio quello che lei non vuole!»
«Non vuole l’integrazione?»
«No! Non vuole che le cose cambino, non vuole accettare che Terrestri e Dariani si uniscano. Che le nostre tradizioni si fondano!»
La guardai reprimendo le mie emozioni.
«Ed è disposta a farci perdere nello spazio pur di non farci tornare?»
«Esatto! Se tornassimo il contagio, per come la vede lei, si potrebbe spargere: più Dariani che si accoppiano con dei Terrestri, che si innamorano, che fanno figli. E la filosofia del Keer’Medun, che ha tenuto in armonia il nostro popolo per sei secoli, irrimediabilmente distrutta.»
Daria era davanti a me, con l’uniforme all’altezza dell’addome gonfia per la gravidanza.
Mi ispirava tenerezza, amore sconfinato.
Ma repressi anche quei sentimenti prima di parlare.
Ormai ero diventato bravo a fare vuoto nella mia testa.
Dopo Anfar non c’erano state più Unioni Empatiche tra me e lei.
L’unica volta che ci avevo provato avevo percepito un tale odio che la mia mente si era ritratta inorridita.
Feci vuoto nella mia anima e parlai lentamente, meditando parola per parola.
«In fondo io la capisco.»
Daria saltò sulla sedia.
«Che assurdità stai dicendo, Dex?» esclamò in tono rabbioso.
Cercai di rimanere calmo.
«Cosa percepisci in me?»
«Cosa?»
La domanda l’aveva completamente spiazzata.
«Dimmelo. Cosa provo in questo momento?»
Daria piegò graziosamente la testa da un lato.
Poi tremò e scosse la testa.
«Niente… io… io… non percepisco più nulla.»
«Ho fatto il vuoto in me stesso molte volte, Daria. Per collegarmi a te. Una volta mi arrivava amore, mi arrivavano tutte le Virtù di Dari. Ora mi arriva solo odio. Ho dovuto desumerne che il tuo bilanciamento dovuto al Keer’Medun è stato alterato. E forse ne sono io la causa. Se è così Bema Tirex ha un argomento dalla sua.»
Rimase muta, impietrita.
Poi parlò a sua volta lentamente, come se provasse un dolore enorme.
«Io ti amo immensamente, Dex. Ma non riesco più a isolarlo e tirarlo fuori. C’è confusione in me, le emozioni si mescolano impazzite…»
«Da quando?»
«Da quando ho parlato con Glora Imex. E mi ha confermato che noi Dariani siamo il risultato di una mutazione per condizionare il nostro carattere ed il nostro sviluppo.»
«Stai distruggendo tutto perché non riesci ad accettare chi sei?»
Stavolta Daria non rispose.
«Glora ci riesce. E Pietter sa e l’ha accettato» continuai.
«Pietter sa anche di te e lei,?»
Aggrottai le sopracciglia e stavolta non riuscii a reprimere l’irritazione.
«Di che parli?»
«Glora mi ha detto che ti ha baciato. Tu non hai L’ehim’rach. Ma non è quello il punto. »
«E quale è il punto?»
«Che non me lo hai detto.»
«E questo che importanza ha?»
« Tutto ha importanza! Perché non dirmelo, Dex? L’unica risposta è che per te è stato più di un bacio. Non si dicono le cose che hanno importanza. Se non fosse stato importante me lo avresti detto!»
La gelosia genera mostri su Dari. È pericolosa. Ecco un punto di squilibrio. Ed è colpa mia.
«Io so il significato del bacio su Dari. Me lo hai insegnato tu. E si, Glora mi ha baciato. Glora, non io. E non te l’ho detto proprio perché era importante. Ma non nel senso che credi tu. Volevo proteggerti più di qualsiasi altra cosa al mondo.»
«Proteggermi? Io provo questa cosa orribile e non so nemmeno cosa è! Mi rende amara, furiosa, piena di risentimento! E questo lo chiami proteggermi?»
«Io ho rischiato la mia vita per proteggerti.»
«Tu l’hai rischiata per i tuoi Marines!»
«No. Nessuno di quelli che vedi qui combatte per le medaglie, Daria. Ricorda come è iniziata questa missione…»
Chiuse gli occhi e restò cosi per un tempo che mi sembrò lunghissimo.
Poi li riaprì.
«Da cosa volevi proteggermi, Dex?»
Il mio palmtop di servizio vibrò in modalità messaggio.
Deve essere il rapporto tattico della sicurezza di Mox. Ha fatto presto.
«Da te stessa. Ora devo andare.»
Daria annuì lentamente ed aveva gli occhi lucidi di lacrime.

La navetta, una delle tre in dotazione alla UFSS Moras, era ormai vicina all’attracco.
La sagoma della UFSS Mohawk si intravvedeva a malapena, visto che il piccolo convoglio di ODISSEY era uscito dall’FTL nello spazio interstellare, dove non c’era in prossimità alcun sole ad illuminare con la sua luce spietata gli scafi delle navi.
Ai comandi c’era un pilota di navetta di cui mi fidavo ciecamente: Kathryn Nelson, nella sua uniforme da Marine in completo assetto da combattimento, era tornata per qualche ora al suo vecchio lavoro di quando era nella Flotta Stellare, prima di incontrarmi.
Altri quattro Marines sedevano nei posti di fronte a dove ero io e come Kathryn e me erano equipaggiati ed armati di tutto punto: vest corazzato, fucili d’assalto, visori notturni, pistola nella fondina cosciale, granate stordenti e paralizzanti nelle tasche del giubbetto antiproiettile.
Io ero vestito nello stesso modo, con il fucile d’assalto ad induzione appoggiato sul petto e sui porta caricatori del vest.
Accanto a me, silenziosa, Daria.
Aveva voluto venire a tutti i costi, dicendo che mi sarebbe stata utile per leggere gli stati d’animo di Bema Tirex.
Mi ero opposto, all’inizio, pensando alla gravidanza.
Lei mi aveva risposto semplicemente Dex, ce la faccio, non ho bisogno di essere protetta ulteriormente.
La risposta di Daria aveva chiuso la discussione e avevo dato il mio assenso per partecipare al trasbordo.
Non era un inizio dei migliori. Daria mi aveva abituato, sin dall’inizio del nostro rapporto, alla dolcezza. Me l’aveva insegnata, me ne aveva nutrito fino a che me ne ero assuefatto e non ne potevo fare più a meno. Le circostanze mi avevano tolta la sua, ma ora era un fuoco che abitava dentro di me e che non si sarebbe spento tanto facilmente, ma almeno parlavamo di nuovo.
Quando Kathryn attraccò al boccaporto della UFSS Mohawk, sentii la mano di Daria che cercava la mia.
Le dita si intrecciarono brevemente, unendosi.
La stretta fu una testimonianza muta e forte e si protrasse per qualche secondo.
Poi ci fù il rumore metallico delle cinture di sicurezza che venivano slacciate ed il tramestio di corpi pronti all’azione che riempivano la cabina passeggeri della navetta.
Il sergente Meyer ed il caporale Collins aprirono un portellone nel pavimento, nel vano di carico, e ne trassero una cassa stagna dove era il resto dell’equipaggiamento tattico per una azione diretta, se Mox ci avesse dato il via libera.
Ci ricevette il secondo di Mox, Ors Wardax, non appena il portellone del boccaporto d’aggancio si aprì.
Il possente Dariano sorrise imbarazzato e cercò di stemperare la tensione parlando in dariano con mia moglie.
Daria sorrise e replicò in Inglese Standard: «Wardax, tutto bene. Non c’è nulla di cui vergognarsi.»
«Si signore, assolutamente…» disse Wardax poco convinto.
«Le mele marce ci sono dappertutto. Non abbiamo diritto di ritenerci migliori di altri.»
Mentre i miei Marines venivano guidati da un guardiamarina e mi precedevano, Wardax fece una smorfia di disappunto.
«Siamo nel disonore per colpa di Tirex. Se potessi la ucciderei con le mie mani. Ho mia moglie e mia figlia che mi aspettano su Dari.»
«Ci sono cose peggiori del disonore, Wardax.»
«Cosa può esserci di peggio?»
«Perdere l’equilibrio del Keer’Medun.»
Wardax sgranò gli occhi e poi annuì lentamente.
«Le parole di un Terrestre sono piene di saggezza. Quella sarebbe una vera tragedia.»
Daria sorrise come non la vedevo fare da tempo.
«Vi guido in plancia. Mox vi aspetta» disse Wardax.

Mox era agitato come non lo avevo mai visto, anche se si sforzava di nasconderlo.
Mi salutò con un sorriso stiracchiato che tradiva un’imbarazzo tutto dariano.
Accanto a lui c’era Ofet Kellex, il tenente addetto ai sistemi della nave che aveva, assieme a Glora e me, svelato i segreti della Matrice.
«Salve Dax. Ricevuto il mio rapporto tattico?»
Annuii.
«Si. Riassumendo la situazione: Bema Tirex si è rinchiusa nella sala del Sistema Ausiliario di Navigazione, un eufemismo per il sistema di server che avevamo messo su otto mesi fa per decifrare la Matrice e tornare a casa, ha disabilitato l’apertura dall’esterno mettendola su manuale ed ha disconnesso il Sistema Ausiliario di Navigazione dalla rete della nave. Non risulta sia armata o dotata di esplosivi, esatto?»
«Esatto.»
«In che condizioni è il server del sistema che il tenente Tirex ha sabotato?»
«Le può rispondere meglio il tenente Kellex.»
Ofet Kellex passò il peso da un piede all’altro, tradendo incertezza e frustrazione.
«Ehm… ecco, non lo sappiamo. La disconnessione non ci ha permesso di accedere al server in maniera remota. Anche i protocolli via radio sono stati disabilitati. L’ultimo messaggio del log di sistema indicava un’accesso ai dischi neurali da parte dell’amministratore di sistema.»
Alzai un sopracciglio.
«Non si offenda, Kellex, ma se lei mi avesse parlato in Dariano avrei capito esattamente la stessa cosa, cioè poco o niente. Si spieghi meglio.»
«Oh si, mi scusi, colonnello» sorrise in maniera gioviale «Beh in pratica il tenente Tirex prima di disconnettere il sistema, impedendo di collegarmi dalla plancia, ha messo le mani sul database della Matrice.»
«Ha idea del perché?»
«Temo di si. Vuole cancellarlo.»
«Abbiamo i backup, no?»
Kellex divenne rosso in viso.
«Beh… veramente non lo so.»
Sgranai gli occhi.
«Che cosa significa non lo so Kellex?»
«Mi lasci spiegare, signore. Avevo dotato il sistema di due gruppi indipendenti di dischi neurali ad altissima capacità e velocità. Dati e programmi del gruppo di dischi venivano copiati in sincrono sul secondo gruppo di dischi, in modo da avere una ridondanza. Se il primo gruppo di dischi fosse saltato o perfino andato distrutto, si poteva ricostruire l’intero sistema utilizzando i dati memorizzati sul secondo.»
«Mi pare eccellente. Dove è il problema?»
«Che non ho pensato ad un sabotaggio. Un sistema pensato per affrontare un’evenienza come questa sarebbe stato configurato con il secondo gruppo di dischi residenti fisicamente al di fuori della stanza dove era alloggiato il server principale. Io ho pensato solo alla perdita dati o ad un malfunzionamento del server, non che qualcuno lo avrebbe manomesso di proposito.»
Daria intervenne.
«Mi faccia capire: il tenente Tirex è in grado di cancellare anche le copie di backup perché sia il gruppo primario che il gruppo secondario di dischi neurali sono tutti in quella maledetta stanza?»
Kellex deglutì ed annui.
«Si signore… mi dispiace» mormorò.
«Kellex… se ci fosse una copia della Matrice originale, quanto tempo le occorre per ricostruire il Sistema che Tirex sta danneggiando?» dissi in tono piatto.
Il Dariano parve sorpreso e si rianimò alla prospettiva che ci fosse un rimedio alla situazione.
«Oh… beh in quel caso tre giorni per ricostruire il server ed installare il sistema operativo. Ho delle copie mie sia del server che del software di base, le avevo fatte su Mar-Gar per studiarmelo.»
«E per rimettere su il sistema di decifrazione?»
«Beh, quello è un problema più grosso. Il software di conversione era su i dischi e non esistono copie. I dati grezzi possiamo leggerli come vogliamo. Diciamo che per avere la conversione grezza una settimana. Per raggiungere il livello di velocità ed integrazione che avevamo fino ad adesso, anche tre o quattro mesi.»
«Se metto le mani sul tenente Tirex la strozzo con le mie mani…» ringhiai.
«È quello che vorrebbe fare ogni membro di questa nave, signore…» disse Ofet Kellex in maniera insolitamente aggressiva.
Tirai fuori da una tasca dell’uniforme, quella dove tenevo le cose più personali, l’anello di Hirkan Gelek.
«Lo riconosce questo?»
«Per la miseria! Certo che lo riconosco! Credevo che fosse stato dato al Dipartimento Ricerca & Tecnologia della Flotta Stellare!»
«No. Ce l’ho io. Una cosa del genere è un’asset vitale e non lo lascerei nelle mani di nessun funzionario ne della Flotta ne dei Marines di cui non mi fidassi ciecamente. È in grado di estrarre i dati e farne una copia?»
Kellex annuì vigorosamente.
«Quanto tempo?»
«Mi dia un’ora.»
Porsi l’anello.
«Cominci subito. E non appena è sicuro che la copia è a posto lo restituisca immediatamente a me od al maggiore Yx.»
«Si signore» rispose Kellex con gli occhi che gli brillavano per l’eccitazione.
Prese l’anello e lo esaminò come se l’oggetto dovesse animarsi e morderlo.
«Lo tratterò come se fosse un’organo vitale del mio corpo.»
«Eccellente.»
Kellex uscì di corsa dalla plancia e contemporaneamente entrarono il tenente Min Emax e Kathryn Nelson.
«Signore, tenente Nelson a rapporto. Comandante Mox…» disse Kathryn esibendosi in un perfetto e rigido saluto da Marine.
Mox ricambiò il saluto.
«Che novità?»
«Siamo posizionati all’entrata della sala server del Sistema Ausiliario di Navigazione. Il capitano Turing si è connesso con il sistema di sorveglianza interna della sala server. Attendiamo ordini per coordinarci con il tenente Emax della Sicurezza.»
Vidi Mox sbarrare gli occhi.
«Come è possibile? Il tenente Tirex aveva escluso anche le telecamere interne!»
Sorrisi soddisfatto.
«Abbiamo molte risorse alla MSOC.»
«Volete procedere voi?» domandò Mox.
«No» risposi secco «Preferisco che siate voi a decidere sul modo di procedere. I miei Marines vi supporteranno. È la vostra nave. Noi vi daremo tutto l’aiuto che ci richiederete. Se deciderete di passare all’azione diretta, pianificheremo assieme.»
Mox parve riprendere vita.
«Tenente Emax, la palla è nella sua metà campo. Sfrutti le conoscenze ed i mezzi dei Marines della MSOC che il colonnello Dax ci ha messo generosamente a disposizione. Riprendiamoci l’onore.»
«Si signore!» rispose secco il giovane ufficiale.
Emax si voltò ed uscì dalla plancia.
Mox si voltò verso di me.
«Risolveremo, Dax. Presto e bene.»
«Sono convinto. Vado a seguire la faccenda da vicino. Ci terremo in contatto costante, Mox, non dubiti.»
«Grazie colonnello.»
Uscii dalla plancia seguito da Daria e Kathryn.
Non appena le porte si chiusero dietro di noi Daria mi parlò.
Sorrideva di nuovo.
«Sei stato saggio. Hai usato tutte e quattro le Virtù Dariane. Anche se il tenente Nelson non è d’accordo con me.»
Sentendosi chiamata in causa Kathryn si affrettò a rispondere, mettendosi sulla difensiva.
«No, assolutamente io…»
Daria si girò verso Kathryn.
«Non mi offendo se lo ammetti, Kathryn. La decisione di Dexter non ti è andata giù, lo so.»
Kathryn fece una smorfia.
«E va bene. Avrei preferito occuparmene di persona invece di giocare di diplomazia con voi Dariani. Quell’idiota della Tirex ci ha causato un guaio enorme!»
«Sono perfettamente d’accordo con te, Kathryn» rispose Daria «Tirex ha causato un danno incommensurabile. Ma c’è un rimedio, grazie alla previdenza di Dexter. Devi capire che grazie all’empatia tra Dariani vige un livello di fiducia sociale alto, molto più alto che tra voi Terrestri. Nessuno di noi si sarebbe aspettato un comportamente del genere. Non si tratta di incuranza o di ingenuità. Certe cose noi Dariani difficilmente le concepiamo.»
«Non intendevo accusare l’intero popolo Dariano di essere un branco di idioti, Daria…»
«Lo so. Ma devi ancora capire molte cose di noi. Per questo il tradimento di Bema Tirex brucia molto più a noi che a voi. Voi ci siete più abituati, noi no. Dexter ha agito in modo da restituirci l’onore e la fiducia.»
«I panni sporchi si lavano in famiglia…» mormorò Kathryn.
«Come?» chiese Daria incuriosita.
«Un vecchio detto terrestre» spiegai io.
«Capisco la metafora. Si, qualcosa di simile. Comunque non è detto che non si debba intervenire con la forza, anche se è augurabile solo come ultima delle soluzioni. Ho fiducia il te, Kathryn, in caso si renda necessario» disse Daria.
Kathryn annuì e sorrise.
«Grazie per la fiducia. Spero non ce ne sia bisogno.»

Mi ero messo da parte, mentre il tenente Emax, Daria, Kathryn e Turing parlottavano guardando il computer portatile del capitano inglese.
Sullo schermo c’era la figura di Bema Tirex china sulla console di sistema del server che stava cercando di sabotare. L’attenzione dei tre era concentrata sulle azioni, analizzando tutto quello che si vedeva sullo schermo, cercando di determinare il livello di minaccia ed il conseguente livello di risposta necessario.
Avevo delegato completamente, riservandomi solo di intervenire se avessi visto qualcosa che non mi tornava. Ma non sembrava essercene bisogno.
Kathryn soprattutto mi sembrava maturata straordinariamente.
Era sicura, decisa, ponderava la situazione e valutava le opzioni disponibili.
Aveva autorità.
Emax pendeva letteralmente dalle sue labbra. Non bisognava avere l’empatia dariana per accorgersi che era fortemente attratto sia dalle forme prosperose di Kathryn che dalla personalità che mostrava.
«L’unico problema è questo…» disse proprio in quel momento il tenente Emax, rivolgendosi a Kathryn e mangiandosela con gli occhi.
«Uhm… lei è certo che non c’era prima che il tenente Tirex entrasse in sala server?»
«Assolutamente. È un oggetto che Tirex ha portato con sé. E quindi deve avere uno scopo.»
«Di che stiamo parlando?» chiese Daria?
Emax indicò una macchia chiara sullo schermo.
«Di questo. È un thermos per bevande.»
«E quindi?» disse Daria.
«È adattissimo per ospitare un IED e farlo passare inosservato» intervenne Kathryn.
«Per il Keer’Medun? Una bomba? Che danni può fare?»
«La sala server non è in un compartimento con le pareti che danno verso lo spazio esterno. Ma nella paratia accanto ci passano le linee di idrogeno dei motori FTL» rispose Emax accendendo dei diagrammi 3D sul suo portatile di servizio.
Delle linee gialle correvano lungo la planimetria della nave.
Uno spazio evidenziato in blu, un cubo, indicava la sala dove si era rinchiusa Bema Tirex.
Proprio accanto a questo, sulla destra guardando la nave da dietro, due linee gialle indicavano i tubi di idrogeno.
«Che danni può provocare?» chiese Kathryn.
«Lo spegnimento di uno dei motori FTL. Le linee vanno dal Reattore Numero Uno al Motore Numero Due.»
«Pericolo di esplosione?»
«Minimo. Troppo poco ossigeno per causarla. Se la nave fosse grande come la UFSS Moras allora le cose sarebbero diverse.»
«Potremmo immettere dell’azoto in questa paratia. Se fosse uno IED e Tirex lo facesse esplodere avremmo la certezza di aver annullato qualsiasi pericolo di esplosione secondaria» intervenne Turing.
«È un’ottima idea, capitano» rispose Emax annuendo soddisfatto.
«Resta il problema principale: come entriamo? E dobbiamo farlo in maniera rapida» disse Kathryn.
«Come funziona il sistema delle porte? Come si fa la manutenzione delle porte?» chiese Turing.
Emax scosse la testa.
«I pannelli di accesso ai meccanismi sono all’interno della stanza.»
«Dove esattamente?»
Emax armeggiò con i menù 3D.
Un schema elettromeccanico apparve fluttuando nell’aria.Era inserito in una sezione della paratia dove scorreva la porta della stanza che stavamo analizzando con così tanta attenzione.
Turing cominciò a manipolarlo ed osservarlo con attenzione.
«In che materiale sono fatte le paratie interne?»
«Lega di alluminio ad altissima resistenza. La nave non ha corazzature. Diminuendo la massa si aumentano le prestazioni dei motori FTL, soprattutto in termini di autonomia» rispose Emax prontamente.
Kathryn e Turing si guardarono sogghignando.
«Pensi anche tu quello che penso io, John?»
«Se stai pensando ad un laser di precisione ad alta potenza, allora si.»
Emax intervenne, dimostrando notevole intuito.
«Volete tagliare un pezzo di paratia esterna, ricavando una botola di accesso provvisoria?»
Kathryn annuì.
«Mox mi ucciderà per questo… » borbottò Emax.
«Ci serve di rimuovere un quadrato di quaranta per quaranta centimetri in corrispondenza dei blocchi della porta e degli attuatori di chiusura» rispose Turing.
«Non si può fare la frittata senza rompere le uova, Emax…» esclamò Kathryn sorridendo.
«Le squadre di irruzione?»
«Basteranno quattro dei miei armati di storditore» disse Emax sicuro.
«E per il sospetto IED?»
Emax aprì la bocca e poi la chiuse.
«Giusto. Allora occorrono altri due uomini con un contenitore ad implosione. I primi due immobilizzano Tirex, gli altri due coprono, gli ultimi due corrono come fulmini e mettono lo IED nel contenitore.»
Daria, che era rimasta in silenzio fino a quel momento ascoltando la pianificazione dell’irruzione, prese la parola, lasciando di stucco tutti i presenti, e strappandomi un sorrisetto divertito.
«Qualcuno di voi ha pensato di contattare il tenente Tirex?»
«Come dice, maggiore?» rispose stupito il tenente Emax.
«Le tattiche dei gruppi di intervento in caso di sequestro o emergenza non prevedono anche il tenere impegnato il soggetto ostile con le chiacchiere? Cercare insomma di capire le vere motivazioni, di minarle, di stancare il soggetto?»
Turing annuì.
«Si è vero. Era in un corso che ho fatto alla MSOC sui dispositivi di ascolto in operazioni antiterrorismo. Abbiamo il modo di contattare il tenente Tirex.»
«Eccellente. Abbiamo una nave piena di empatici e pensiamo solo a come sfondare una porta ed agguantare una donna che ha delle motivazioni folli. Direi di provare» rispose Daria con decisione.
Poi si rivolse a Kathryn.
«Tenente Nelson?»
«Direi anche io di provare. Se possiamo risparmiarci di affettare la nave di Mox per me va bene.»
«Emax?»
«Se va bene a voi va bene anche a me.»
«Turing, la palla passa a lei. Come farà a parlare con il tenente Tirex?»
«Molto semplice. Nel pannello da cui mi sono connesso al sistema di videosorveglianza della stanza del server ha anche la cablatura del sistema di interfoni.»
«Perfetto» disse Daria.
Daria vuole che l’ordine lo dia Emax o Kathryn. Sta recuperando equilibrio nel Keer’Medun. Non sta più usando la sola Virtù della Forza!
«Capitano?»
«Eseguo subito il collegamento, mi ci vuole un secondo… ecco. Chi vuole parlare con Tirex?»
«Lo faccio io» disse Daria e si avvicinò faticosamente, a causa del pancione, alla postazione di Turing nello stretto corridoio della nave «Cosa devo fare?»
«Deve solo attivare questo menù e parlare. Il sistema è a due vie.»
Daria eseguì l’operazione sul menù 3D del computer di Turing.
«Tirex? Mi sente? Sono il maggiore Yx.»
Sullo schermo si vide la figura formosa della Dariana muoversi e guardarsi attorno.
«Oh, il maggiore Yx, la madre di due figli bastardi. Cosa vuole? Non impedirà quello che sto per fare. E tra poco sarà troppo tardi, anche se entrerete qui e mi arresterete.»
«So benissimo quello che vuole fare. E le provocazioni sono inutili, Tirex. Non può impedire al processo di integrazione di andare avanti.»
«Io con lei non parlo. Quando la Matrice sarà cancellata, e mi ci vuole proprio poco ora, nessuno di noi tornerà a casa. Un sacrificio utile per evitare lo spargersi della contaminazione.»
«Abbiamo una copia della Matrice con noi, Tirex. Quello che sta facendo è inutile.»
«Senza un sistema di decrittazione e conversione la Matrice è inutile, lo sa quanto me. Ha perso. Non mi parli più, maggiore Yx. Lei non è una vera Dariana. Lei non è più niente. Ed io non parlo con il niente.»
«Tirex? Tirex?»
Daria chiuse la comunicazione e sospirò.
«È in preda ad un delirio di onnipotenza. Non ragiona più con le Quattro Virtù.»
Ci fu un solo istante, brevissimo, in cui il mio sguardo e quello di Daria si incontrarono.
C’era di nuovo quella luce morbida che conoscevo bene. Bastò a scaldarmi l’anima.
Quella frase Non ragiona più con le Quattro Virtù era rivolta anche a se stessa.
Nello sguardo avevo letto il dubbio di riuscire a recuperare completamente quello che una volta le veniva naturale. Ma forse il peggio era passato.
«Posso provare io. A me non può dire che sono niente» dissi lentamente.
Emax annuì e poi tolse il dito dall’auricolare della radio.
«Abbiamo il permesso di procedere con il taglio delle paratie.»
Turing fece un cenno a Kathryn, che si mosse a sua volta ed impartì istruzioni a due dei suoi.
Due cornici in metallo furono fatte aderire, tramite un potente adesivo, sullo spigolo superiore ed inferiore della cornice, lato sinistro, della porta di metallo che chiudeva la sala server.
Sulle cornici fuono montate due scatole di metallo collegate ad un piccolo generatore a CLT-5.
Turing si rivolse a me.
«Siamo pronti.»
«Perfetto. Cominciate a tagliare nel momento in cui io comincio a parlare con il tenente Tirex.»
Turing ebbe un sogghigno cattivo ed annuì.
Non è più il capitano nerd che è arrivato alla MSOC pochi mesi fa. Ora è un combattente.
Attivai il menù per parlare.
«Ciao Bema…»
La figura sullo schermo si voltò verso la provenienza della voce nella stanza.
«Oh, il colonnello Dax. Lo sai che per colpa tua moriremo tutti?»
Ci fu uno sfrigolio ed i laser cominciarono il primo lato del taglio.
«Non per colpa mia Bema. Per colpa tua. Al momento credo che tu sia la Dariana più odiata dall’equipaggio di questa nave.»
La figura sullo schermo si irrigidì.
«Lo so. Lo sento ogni minuto più forte. Da ogni uomo o donna dariani sulla Mohawk…»
«Io non ti odio Bema. In fondo ti capisco.»
Lo sfrigolio del metallo cambiò ed il raggio laser cominciò il taglio del secondo lato.
«Sembri sincero, Terrestre. Perché non mi odi? Perché dici di capirmi?»
«L’odio è inutile. La rabbia a volte aiuta a canalizzare la forza. Ma l’odio è un intollerabile dispendio di energie. E capisco che tu non accetti il cambiamento che la colonizzazione terrestre sul tuo pianeta sta portando alla tua cultura al tuo popolo. Io probabilmente farei lo stesso.»
«Davvero?» la voce risuonò beffarda.
«Davvero. Per la maggior parte dei Terrestri le vostre Quattro Virtù risultano incomprensibili.»
«Avete anche voi la Sapienza, Speranza, Amore e la Forza. Soprattutto quest’ultima vi piace molto. Molto di più che l’Amore. Stai cercando di blandirmi, Terrestre?»
«Nemmeno a te piace l’Amore, Bema.»
«Oh si. Quando mi sono fatta Collins mi è piaciuto moltissimo. Mi sarebbe piaciuto di più farmi te, Dax. Ma hai quella cosa nel cuore che è più efficace dei nostri ferormoni post-innamoramento. Non potevo nemmeno accostarmi.»
«Il sesso non è amore, Bema. Tu non sei mai stata innamorata. E secondo me non pratichi il sesso in maniera Dariana, per cercare un compagno.»
La Dariana diede un pugno sul tavolo, ed il termos cadde a terra.
«Che vuoi dire? Io sono Dariana al cento per cento!»
Il taglio del terzo lato della paratia era quasi completato. L’odore acre del metallo fuso ormai invadeva il corridoio.
«Voglio dire, Bema, che tu conosci una sola forma di amore. Quella per te stessa. Fai sesso per piacere, non che ci sia qualcosa di male. Ma non è quello che insegna il Keer’Medun. Tu non cerchi un compagno quando ti accoppi. Cerchi il dominio. Ed in questo sei molto più simile a noi Terrestri che ad un Dariano. Tu ami il Potere. Veneri solo la Forza. Usi le persone, come hai usato il caporale Collins per colpire me. E questo, mia cara, non è nulla di dariano, ma è molto terrestre.»
Turing mi fece un cenno. Interruppi la comunicazione con la sala server.
«Taglio completato. Mi servono ancora dieci secondi per svincolare i fermi della porta poi il team della sicurezza di Emax entrerà.»
Annuii.
«Potete catturarla senza problemi. Non c’è nessun IED nel termos.»
Turing rimase sorpreso.
«Come fa a saperlo?»
«Quando Bema Tirex ha dato un pugno sul tavolo il termos è caduto. E lei non si è curata di raccoglierlo. Se ci fosse stato uno IED dentro non avrebbe mai fatto una fesseria simile.»
«Ha ragione. Un problema in meno.»
Turing si rivolse al tenente Emax.
«Sentito?»
«Sblocchi le porte, capitano. Voi altri, pronti…» aggiunse Emax rivolgendosi a quattro robusti Dariani della sicurezza.
Turing si alzò ed infilò le mani nelle due botole praticate dai laser.
Staccò dei fili elettrici ed armeggiò con un cacciavite all’interno del meccanismo di chiusura.
«Fatto.»
Emax si rivolse a me.
«Signore, tenga impegnata il tenente Tirex ancora per qualche secondo mentre ci posizioniamo.»
«Ricevuto.»
Riattivai la comunicazione.
«Tirex?»
«Oh… è ancora li, pensavo che se ne fosse andato» rispose Bema Tirex cupa.
«Vedo che le mie parole hanno fatto effetto, Tirex.»
«Nessun effetto, stronzo.»
«Oh si, Bema. Hai appena scoperto che non sei poi cosi diversa da chi odi. Penso che quando ti bandiranno da Dari troverai facilmente posto sulla Terra o su una delle nostre colonie.»
«Per bandirmi dovremmo essere tornati su Dari. E dovrebbe esistere ancora una Terra. Noi non torneremo, Dax. Ho appena finito di cancellare tutto il database della Matrice. Ed anche il software. E non sperate di recuperare i dati. Mentre parlavamo la procedura che ho lanciato ha scritto e riscritto in maniera casuale tutti i settori dei dischi neurali. Anche se avete una copia della Matrice originale, vi ci vorranno mesi per usarla in maniera efficiente. E nel frattempo nessuno di noi raggiungerà Namer o tornerà indietro a salvare la Federazione. Soprattutto, non tu e tua moglie o il capitano De La Rey con la sua puttana Dariana. Tu perdi io vinco, colonnello.»
«E li ti sbagli, Bema. Perché noi torneremo. E salveremo anche il tuo pianeta dalla distruzione degli Urdas.»
Bema guardò dentro una delle telecamere.
Vibrava di sdegno e di rabbia.
«A che serve salvare Dari quando non sarà più la stessa?»
Le risposi con una risata di scherno.
«La Speranza, Bema. La Speranza. Le Quattro Virtù altro non sono che la rappresentazione della Vita. E la Vita è fatta di equilibrio dinamico tra i Quattro Pilastri. A quanto pare tu hai rinunciato ad uno di essi. Per un Dariano è pericoloso rinunciare alla Speranza. Dari vivrà. Tu non hai il potere di decidere per esso cosa è bene e cosa no. Ma tu non vivrai.»
«Non importa… io…»
Si sentì un rumore metallico.
Sullo schermo comparvero delle figure armate.
Rapidamente raggiunsero Bema Tirex e la immobilizzarono.
Riconobbi il tenente Emax alla guida del gruppo.
Bema Tirex fu gettata a terra, le mani dietro le braccia, e i polsi le furono serrati da due manette.
Udii la voce del Dariano per radio.
«Soggetto immobilizzato. Lo portiamo via.»

L’azione di Bema Tirex ci fermò due giorni nello spazio interstellare.
Mox aveva memorizzato le coordinate del wormhole che ci aveva indicato Navan, per cui, non appena le riparazioni furono terminate, il convoglio ODISSEY riprese la rotta.
Passammo il wormhole e ci ritrovammo in vista di un pianeta azzurro, incredibilmente bello: Namer.
La missione arrivava ora ad un punto cruciale.

Bema Tirex non arrivò mai a vedere Namer. Morì due giorni dopo essere stata arrestata e confinata nel suo alloggio.
La trovò Glora Imex, che era andata a parlarle nel tentativo di scuoterla dall’immobile posa in cui si era come congelata.
Il knar-a’dar aveva colpito la giovane Dariana portandosela via rapidamente.
Il tenente Tirex fu seppellita nello spazio.
Al funerale ero vicino Glora Imex.
Quando il corpo fu espulso nello spazio, Glora mi parlò.
«Ho visto molte persone morire di knar’a-dar» mormorò Glora «Quasi tutte perché volevano ricongiungersi a chi amavano. Si muore con una espressione serena, come quando si va ad un appuntamento galante. Si sa che il proprio tempo è arrivato, e lo si è scelto. Ci si lascia semplicemente andare e si cessa di vivere. Ma Bema Tirex no. È morta senza amare, ossessionata dal non aver potuto impedire la contaminazione, dal non aver potuto esercitare la sua fetta di potere. Il corpo era contorto, rigido. E l’espressione del viso come di chi rimpianga di essere venuto al mondo. Aveva ventidue anni standard, Dax. Ma era già vecchia dentro.»
Le strinsi la mano.
«Mi dispiace.»
Lei ricambiò la stretta.
«Lo so, Dex. Tu hai capito il Keer’Medun. Lei no. Tu ormai fai parte del mio popolo. Tutti qui ne parlano. Molte cose cambieranno se torneremo.»
Daria era accanto a me, dall’altro lato.
Si sporse, sorrise e sussurrò: «Noi torneremo.»


Spaceborne Marines, RESURREZIONE, Paul James Horten, 2016

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