martedì 19 maggio 2015

Racconto: "Spaceborne Marines: Missione su Regulus"

Il tempo dell'azione é precedente agli accadimenti raccontati in "Spaceborne Marines - MINACCIA".
A volte le persone non sono quello che sembrano: amici.

Il generale Edson era pensieroso, mentre il colonnello Haig elencava una lunga lista di problemi sul pianeta Regulus.
Quando Haig finí Edson rimase in silenzio.
Si accese lentamente un sigaro e ne offrí uno a Haig, che declinó.
"Lei non fuma, colonnello?"
"No signore."
"Ne beve..."
"Nemmeno."
"Un uomo pieno di virtu'. Al suo confronto sono un vizioso."
Haig rise garbatamente.
"Cosa c'é che la preoccupa, generale?"
"Il fatto che siamo li da due anni, ci stiamo comportando bene, tuteliamo l'ecosistema nonostante sfruttiamo i giacimenti di PCLT-5 raggiungibili nelle aree che ci hanno concesso, e paghiamo le royalties regolarmente e ci siano ancora ostili. Quale é il problema? Che non abbiamo la pelle zebrata come la loro? Che siamo vivipari? Puzziamo?"
"Hanno paura, signore. E questo unito ad un disprezzo per lo straniero in generale non ci rende le cose facili."
"Si spieghi meglio, Haig..."
Haig sospiró. Era una cosa difficile da riassumere anche se sapeva che Edson aveva una mente brillante. Era una questione di minuti dettagli della cultura di Regulus.
Cercó nella sua mente un'immagine, una figura. E finalmente la trovó.
"Prendiamo l'esempio del continente che loro chiamano Tiwanat, nella zona temperata. E' una zona grande piú o meno come l'Italia, circa 320.000 chilometri quadrati. Sa in quanti stati ci sono?"
"Una trentina?"
"Centoventisette. Divisi per gruppi etnici in base al dialetto ed alle subvariazioni. Non hanno nemmeno una lingua principale unificata, come noi con l'Inglese Standard."
"Ma questo lo sapevamo anche prima di mettere le colonie..."
"Sono in continuazione in guerra tra loro. Piccole fastidiose guerre. Perché lo straniero viene visto come portatore di caos nelle loro tradizioni."
Edson sbuffó una grande nuvola di fumo.
"E questo crea il problema con i Coloni..."
"E con le Colonie stesse, specialmente quelle a cavallo tra due stati. Tiwanat é solo un esempio del microfrazionamento di quelle popolazioni. Su Uman, grande quanto gli Stati Uniti, ci sono migliaia di piccoli stati. Alcune nostre colonie hanno i loro confini in tre od anche quattro di loro ed ogni leader locale vuole che osserviamo le regole del loro stato. Ci detestano. In piú, a causa di questo sistema, le royalties che versiamo agli stati dove abbiamo i siti di estrazione generano gelosie da parte di chi non riscuote, perché non c'é un sistema centrale che provveda a ridistribuirle."
"Abbiamo almeno l'appoggio degli stati dove diamo i soldi?"
"Ah quello si, signore. Si sono arricchiti a dismisura. Ma gli altri reclamano la loro parte e vedono in noi la causa delle disparitá."
"Sono loro che hanno fatto l'attentato alla Colonia T12?"
"Molto probabilmente. Si sono infiltrati da uno stato nostro amico e sono arrivati fino a piazzare la bomba nello stabilimento."
"Quanti morti?"
"Le prime stime parlano di 500 morti e 1200 feriti."
"E non possiamo mandare ne la Fanteria Coloniale ne i Marines per proteggere i siti di estrazione."
"No. Sarebbero visti come un'atto di guerra. Quello che il WEC teme é che se mandiamo truppe nostre potrebbe generare un movimento di unificazione. Ed allora, se servisse, sarebbe piú difficile imporci con un'azione militare."
Edson annuí vigorosamente, spegnendo il sigaro nel portacenere.
"Riassumendo la situazione: un commando di terroristi Regulusiani si sono infiltrati da uno stato adiacente a quello dove abbiamo il sito di estrazione, hanno attraversato un'intero stato non rilevati da nessuna delle loro forze armate, e sono riusciti a colpire un nostro impianto che doveva essere protetto da truppe locali. ho detto bene?"
"Si."
"A me pare una solenne stronzata, Haig. Se sono cosi gelosi dei loro territori, come é stata possibile una cosa del genere?"
"Il WEC pensa che sia stato possibile. Una svista, od una negligenza."
"Lei cosa pensa Haig?"
"Che sia stata complicitá. E se é stata complicitá significa che stanno cominciando ad unire le forze."
"Il che significa che i nostri siti saranno in pericolo..."
"Il che significa entro un certo tempo che ce li ritroveremo tutti contro..."
"E questo porta ad una sola opzione... INVASIONE."
"Si signore. A volte il WEC mi da l'impressione che scambi i propri desideri con la realtá."
Edson si chinó in avanti e gli occhi azzurro sbiadito lampeggiarono.
"Sono politici. Digli di manovrare per mantenersi il posto all'Assemblea Generale e vedrai che sapranno come fare a menadito. Digli di risolvere un problema pratico ed avranno bisogno di una decina di consiglieri ed un budget di qualche milione di crediti anche per portare a spasso il cane."
Risero entrambi questa volta.
"Tom... se dovessimo mandare una missione in borghese su Regulus, chi sceglieresti?"
"Beh, l'Ufficio Studi Strategici dei Marines..."
"Il tenente Reid-Daly?"
 "Si, signore, propri lui."
"Ha identificato un paio di compagnie con elementi validi."
"Ho idea di mandare una compagnia. Li voglio cazzuti e svegli, ma non voglio dare nell'occhio."
"Compagnia Alfa della Seconda SEU. Compagnia Delta della Prima SEU."
"Chi comanda la Delta ora?"
"Il capitano Helen Ripley."
"Ah Helen! Mandiamo la Delta allora."
"Con che scusa?"
"Operai per la manutenzione. E Haig..."
"Si signore?"
"Vado anche io. Ho un contatto tra i Regulusiani proprio tra quelli che ci danno una mano su T12."
"Abbiamo amici tra i Regulusiani?"
"Non proprio amici. Scambio di favori."
"Pensa che sia una buona idea esporsi cosi?"
"Non vedo altro modo. Il mio motto é Se vuoi una cosa fatta bene, falla tu stesso."
"Non fa una grinza signore. Quando vuole partire?"
"Tra una settimana. Faccia preparare i ragazzi."

Alla Ripley l'idea di atterrare con una SLAT della Fanteria Coloniale mascherata da ingegnere minerario non piaceva proprio. Tutto quello che sapeva era che doveva scortare il generale Edson, in incognito anche lui, su Regulus all'impianto T12 e tenere occhi ed orecchie aperte.
La rassicurava avere i suoi ragazzi con se e le armi, imballate in valigie a prova di vuoto spaziale e con tanto di sigilli diplomatici per poterle trasportare attraverso le strade di Regulus senza avere noie con gli abitanti.
Aveva con se due giovani tenenti: Dax e Fuchida, anche se Dax era quello con piu' esperienza.
Dax era uno di quei Marines che "aveva il dono". Quadrato, calmo, disciplinato, anche se in battaglia scatenava azioni di fuoco impressionanti. Era anche troppo controllato e dedicato, per i suoi gusti.
L'ennesimo scossone la distolse dai suoi pensieri e seppe che la SLAT stava per atterrare.
"Dax! Fuchida!, Il secondo plotone davanti, il primo dietro. Edson ed io staremo in mezzo. Ognuno tenga a portata il proprio equipaggiamento nel bagaglio. E non voglio sentir menzionare la parola armi nemmeno per sbaglio, a meno che non stiano giá sparandoci addosso."
Dax e Fuchida annuirono e mentre la rampa del velivolo si abbassava presero le loro valigie e si mossero verso gli uomini.
Ripley salutó il generale Edson.
Trovava difficile reprimere l'istinto di mettersi sugli attenti, ma doveva sostenere la parte che gli era stata assegnata.
Pensare come una civile, comportarsi come una civile.
"Generale siamo arrivati. Dax sta provvedendo alla copertura frontale, Fuchida alla retroguardia. Quale é il piano?"
"Uscire da T12" disse Edson mentre si slacciava la cintura di sicurezza e prendeva il suo bagaglio personale "E contattare Parawanasi, il nostro contatto."
Uscirono sotto il sole primaverile, nello spazio porto di T12.
L'erba attorno alle piazzole di atterraggio stentava a crescere.
Davanti a loro le cupole dell'impianto vero e proprio, che si stendevano per diversi chilometri.
L'erba ci stava crescendo sopra ed in due anni aveva coperto completamente tutte le cupole.
Una cosa voluta dagli ecoingegneri terrestri, per inserire nell'ambiente l'intero impianto.
Ci si accorgeva che l'uomo era installato li solo la notte, quando si accendevano le luci a migliaia.
E quelle dei due quartieri residenziali delle maestranze terrestri che vi lavoravano senza sosta, in tre turni di otto ore ciascuno.
Il minerale significava energia pulita ed a basso costo per la Terra.
E c'era parecchia gente che, nonostante la massiccia emigrazione dal pianeta madre, aveva ancora qualcuno che viveva li.
Attraversarono la pista in corteo, gli uomini di Dax avanti e quelli di Fuchida dietro, come se fossero un gruppo di tecnici in gita aziendale.
Ma un militare si sarebbe immediatamente accorto che quegli uomini avevano assunto una formazione a doppio diamante, che a sua volta inglobava sia gli uomini del Plotone Comando di Ripley che Edson.
Edson ed i suoi Marines in borghese si diressero verso una serie di veicoli antigravitá con i marchi della compagnia mineraria, la Rupertus Mining Inc. e vi salirono, avviandosi velocemente verso una parte isolata del quartiere dirigenziale.

Parawanasi si giró sbuffando
Tanto sarebbe durato ancora poco.
Il Terrestre l'aveva chiamato con quel suo tono gentile per una chiacchierata amichevole.
Era un pezzo grosso, lo sapeva benissimo, ed invece della solita conferenza con quella diavoleria che loro chiamavano "trasmissione a distorsione sub-spaziale" era venuto a parlargli di persona.
Il che equivaleva a guai certi.
Avevano azzardato troppo, era convinto.
E l'attentato, sebbene grave, non aveva smosso i Terrestri nello scavare alla ricerca di quella stupida ed inutile polvere.
Non aveva capito nemmeno cosa ci facessero e non gli interessava.
Certo, il suo conto in banca, e quello dei funzionari del suo stato, era aumentato a dismisura da quando i Terrestri erano atterrati.
Ma lui, come parecchi altri Regulusiani, anche di stati diversi, non gradivano quella presenza fastidiosa.
E poi non avevano nemmeno le strisce a variare la pelle.
Solo quel derma dal colore uniforme, a volte giallastro, a volte rosa pallido, a volte scuro come la terra bagnata.
Li trovava rivoltanti, e solo la sua aviditá e la sua capacitá di dissimulazione lo aveva trattenuto dal prendere un'arma ed ucciderli a vista.
Avrebbe dovuto sopportarli ancora per poco.
Il suo terminale squilló.
Il viso di un Regulusiano apparve in 3D davanti a lui.
Anche se di un'altro stato, si conoscevano bene. Era appena meno repellente dei Terrestri, con quell'accento diverso dal suo e quella lingua ridicola. Ma per la prima volta avevano uno scopo comune.
"Parawan, ti hanno contattato?"
"Non mi chiamare in quel modo, Rugan. Lo sai che mi da fastidio."
Rugan rise.
"Per quello ti chiamo cosi. O vuoi mandare tutto all'aria per antipatie personali?"
"No. La Causa é piú importante di tutto."
"Allora?"
"Saranno qui tra tre ore. Ed io li rassicurero'."
"Il comitato ha deciso altrimenti, Parawan."
"Cosa? Ma siete pazzi!"
Rugan scosse la testa.
"Vogliono dare un messaggio e questa é un'occasione troppo ghiotta. Uno di noi é stato lassú... e poi sulla Terra, vincendo il disgusto."
"Ed allora?"
 "Ha incontrato membri di altre Colonie e di altri pianeti che loro hanno sottomesso. Edson é il capo di una forza militare potente, i Marines Spaziotrasportati. Il Comitato pensa che se eliminiamo lui, i Terrestri ci penseranno due volte ad invaderci. E noi potremo lanciare attacchi coordinati a tutti i loro impianti."
"Il Comitato deve aver fumato troppo mak,  ultimamente. Uccidere Edson dará il segnale che ci stiamo unendo. Ed Terrestri caleranno su Regulus come pioggia in uno stagno!"
Il busto di Rugan tremolo' nella proiezione 3D.
"Il Comitato sa quello che fa. Hai i dettagli del tragitto?"
"Si. Sono su file vettoriale. Te li invio in allegato."
"Sei sicuro che faranno la strada che hanno detto?"
"Si. Lo sai che nel mio Stato la circolazione di stranieri puó avvenire solo secondo rotte pianificate e dichiarate almeno 24 ore prima. Loro non si discosteranno dal percorso per non offenderci."
"Beh, vale per loro, Parawanasi. Noi quando abbiamo attaccato l'impianto terrestre siamo passati da un'altra parte..."
La cosa irritó fortemente Parawanasi.
Gli uomini di Rugan, stranieri anche loro, erano passati liberamente nel territorio del suo stato, sfrontatamente. L'idea lo faceva letteralmente ribollire di rabbia. Un abuso intollerabile.
Ma ora c'era l'altro nemico.
E bisognava combatterlo.
"Ecco il file."
"Sarai scortato?"
"Ovviamente no. Quindi di ai tuoi di mirare bene. Sanno distinguere i Regulusiani di Tixa dai Terrestri?"
"Si. Quelli con le brutte facce siete voi di Tixa. Quelli che puzzano sono i Terrestri..." e Rugan rise, come se la cosa fosse molto divertente.
"Spero che uno dei tuoi due cuori abbia un'infarto, Rugan. Almeno rimarrai vivo abbastanza a lungo per sperimentare tutto il dolore di una fibrillazione..."
Rugan rise ancora.
"Il file é arrivato, perfetto."
"Cosa contate di fare con i cadaveri?"
"Studiare l'anatomia. E poi finire di mettere a punto i nostri missili a rilevamento di entitá biologica."
"Sono basati sul loro DNA?"
"Esatto. Eccitano le molecole e solo quelle con la sequenza giusta, di 46 cromosomi, vibreranno in sintonia. Ed il missile si aggancerá ad ognuno di quegli stronzi. Non potranno usare nemmeno le buche per evitarli. Anzi, piu' si accumuleranno in una buca meglio funzionerá il missile."
"Va bene, va bene. Tagliamo corto, Rugan."
"Ci vediamo Parawan. Ti faremo una sorpresa".
Il terminale si spense.
E Parawanasi non poté fare a meno di pensare che era una cosa folle.
Conosceva Edson. Ed aveva cominciato a conoscere i Marines.
Rabbrividí di paura.
Quelli non si fermavano davanti a nulla. E non li aveva nemmeno visti combattere.

Dax esaminó la carta sul suo tablet per l'ennesima volta.
"Che hai Dexter?" chiese il sergente Kruger.
"Non mi piace il fatto che siamo obbligati a questo percorso."
I tre veicoli antigravitá filavano lungo la strada asfaltata, perfettamente inutile visto che non toccavano nemmeno terra, galleggiando a cinquanta centimetri dal suolo.
"Lo sai che i Regulusiani di Tixa si incazzano se uno non segue la strada che la loro polizia ci impone..." rise il caporale Renard.
"Fanculo i Regulusiani..."ringhió Whitman.
"Sei poco garbato, Whit.."mormoró sorridendo Dax.
"Ci odiano. Fanculo dico io. Spero di potergli sparare, un giorno. Cinquecento operai morti, bastardi..."
"Io spero di non dover sparare un colpo, invece..." disse il tenente Dax.
Poi guardó fuori e nascose la preoccupazione che cresceva.
Colline, vallata stretta, una sola strada. Posto perfetto per un agguato. Spero che la polizia di Tixa non sia coinvolta. Altrimenti da questa valle non usciamo vivi.
Aprí la radio.
"Orsetto a Mamma Orsa. Nessun segno sospetto di IED ne di movimenti insoliti."
"Qui Mamma Orsa" rispose il capitano Ripley dal veicolo centrale "Manteniamo distanza di 50 metri. Tra poco c'é la svolta. Solita procedura."
Dax batté due volte la mano sull'autista, il sergente Lamont.
"Pierre, ostruzione li. Poi passiamo di retroguardia."
"Si signore."
Lamont deceleró bruscamente e si mise di traverso, poco dopo il ramo della strada dove c'era il bivio con un ponte.
I portelli laterali ed i finestrini del veicolo si aprirono e gli uomini tolsero la sicura alle armi.
Non potevano farle sporgere.
Se fosse passata la polizia tixiana sarebbe scoppiato un caso diplomatico di dimensioni epocali.
Ma erano pronti ad intervenire.
Il veicolo di Fuchida sorpassó quello dove c'erano Edson e la Ripley ed affrontó la curva per primo. Il veicolo a seguire giró anch'esso a tutta velocitá, inclinandosi come una barca.
Lamont diede manetta e raggiunse i primi due.
Chiunque fosse sbucato dalla strada avrebbe trovato Dax ed i suoi prima.
Ora invece avevano un compito delicato: guardare le spalle a tutto il convoglio.
Dax odiava quel compito, perché aveva la sensazione di non poter affrontare il pericolo di petto.
I capelli tagliati cortissimi da Marine si rizzarono e lui ebbe un brivido lungo la schiena.
Non va. Succederá qualcosa.

Il luogo era una villa tixiana persa nella campagna rigogliosa.
La villa era un cubo con sopra un triangolo pieno di pannelli solari per raccogliere il sole.
I Regulusiani di Tixa adoravano smodatamente il loro sole, e lo avevano eletto, migliaia di anni prima, loro dio.
Parawanasi vide arrivare il convoglio, ed ebbe paura quando vide gli uomini scendere.
Ne conosceva uno solo: Edson.
Gli altri erano tutti atletici, anche la femmina terrestre, e tutti portavano una valigia con loro.
Sono tutti armati. Che abbiano subodorato qualcosa?
Quando vide Edson avvicinarsi sorridente, vinse il disgusto e si convinse che non era trapelato nulla del piano.
"Prego mio amico, benvenuto nella mia villa fuori cittá" salutó Parawanasi toccandosi la nuca, come nell'uso di Tixa.
Edson ricambió, anche se trovava quell'usanza tixana ridicola.
"Come stai amico mio?" 
"Bene, ma prego entra. E fai entrare anche i tuoi uomini!"
"Solo io ed il capitano Ripley. I miei uomini sorveglieranno di fuori. Devo essere prudente, dopo quello che é successo all'impianto. E conto di rimanere poco. Per cui eviteró di girare attorno all'argomento."
Sempre cosí bruschi e diretti, i Terrestri. Un'altra cosa da detestare: la mancanza di delicatezza.
Parawanasi amava, come tutti i Tixani, le cerimonie, i salamelecchi e gli scambi di saluti prolungati, una tradizione che aveva origini remote.
Si sedettero ed il Regulusiano offrí loro da bere.
Se c'era una cosa buona su Regulus, ed in particolare su Tixa, era la frutta.
Fresca, succosa, saporita, aveva molte doti curative. Sarebbe stato un buon business per entrambi, ma nonostante l'abbondanza di raccolto portasse i Tixani addirittura a distruggere parte dei prodotti, si erano sempre ostinatamente rifiutati di commerciare con i Terrestri.
"Sono venuto qui" disse Edson rompendo gli indugi "Perché volevo parlarti direttamente, visto che sei un'Alto Funzionario della Polizia di Tixa."
"Sono il capo."
"Promozione?"
"Si, da poco."
"Allora ho fatto bene a portarti dei sigari. Sono cubani, Montecristo..."
A Parawanasi brillarono gli occhi.
Il fumo era vietato su Tixa. Era un'abitudine portata dai Terrestri.
Ma chi avrebbe potuto dirgli niente? Era il capo della polizia. Non poteva arrestare se stesso, no?
"Sei molto gentile Reginald..."
Le mani avide aprirono il cofanetto e lo richiusero, pregustando l'accensione quando lo straniero se ne fosse andato.
"Come dicevo, sono venuto qui per l'attentato contro l'impianto qui in zona."
"Una cosa terribile, Reginald. Mi dispiace per i vostri morti..."
Che vi sareste potuti risparmiare se non foste venuti su Regulus...
"Ti confesso che sono perplesso, Parawanasi."
"Perché?
 "Perché non mi torna il fatto che siano riusciti a passare. Sono di uno stato al di fuori di Tixa, questo lo sappiamo di sicuro."
"Sono dei bastardi invasori!" esclamó Parawanasi, e l'impeto di rabbia fu del tutto sincero.
"Si. Resta il fatto che non mi spiego come abbiano fatto. Avete la polizia ed il vostro esercito che pattugliano i confini, di cui siete molto gelosi. Negligenza, o altro?"
"Hanno ucciso due dei miei uomini. Sono passati in una postazione molto lontana e lo abbiamo scoperto solo il giorno dopo l'attentato."
"Si ma c'é altro."
Parawanasi sentí lo stomaco contorcersi, ma non fece trasparire nulla sul volto.
Che altro sa, costui? Cosa ha scoperto?
"L'esplosivo usato. Non é dello stato di provenienza degli attentatori. Viene fabbricato in un terzo stato, ancora piu lontano da Tixa."
Questo Rugar non me lo aveva detto! Pezzo di idiota! Non ci vuole molto a fare due piú due anche per uno stupido Terrestre...
"Mi dici una cosa molto strana. E preoccupante per me, Reginald. Significa che due stati si sono alleati per danneggiarci."
"Finora hanno danneggiato noi ed ucciso parecchi Terrestri, Parawanasi."
"Dimentichi che hanno ucciso due dei miei poliziotti" disse secco il tixano.
"Hai idea del perché Colcoziani e Kariziani abbiano collaborato, ucciso due poliziotti Tixiani per arrivare a piazzare una bomba nell'impianto che abbiamo in concessione?"
"Forse per reclamare una parte delle royalties che ci pagate? Da quando siete arrivati non c'é Tixiano che non abbia il conto in banca colmo..."
"Oppure perché Regulus si sta unendo per cacciare noi Terrestri" rispose Edson in tono piatto.
Parawanasi impallidí sotto le sue strisce gialle e verdi.
Poi assunse un'aria sprezzante e sarcastica.
"Mi ci vedi banchettare sui vostri teschi assieme a quei falliti dei Colcoziani e dei Kariziani? Non gli permetterei di toccare lo sterco di una vacca tixiana, figuriamoci allearci con loro. E poi voi siete potenti... mi hai parlato una volta dei tuoi Marines. Che combattono... con cosa? Armature?"
"Esoscheletri corazzati. Alti dodici metri ed armati con cannone a canne rotanti ad induzione e cannone al plasma. Piú qualche bomba atomica" disse lentamente Edson.
"Lo vedi? Saremmo dei folli."
Davvero. Bisogna essere totalmente imbecilli per attirarsi l'ira dei Terrestri. Devo avvertire Rugan.
"A volte la ragionevolezza non é di questo mondo, Parawanasi."
"Non c'é possibilitá, Reginald. Siamo diversi tra noi tanto quanto qualsiasi Regulusiano lo sarebbe da un Terrestre."
"Bene. Allora voglio tutte le strade attorno all'impianto sorvegliate dalla tua polizia. Non deve ripetersi, Parawanasi. O qualcuno sulla Terra sará molto arrabbiato."
Gli occhi del Regulusiano lampeggiarono.
"Mi stai minacciando, Reginald?" disse con voce fintamente gentile Parawanasi.
Edson si ficcó un sigaro in bocca, aprí lo zippo con lo stemma della Prima SEU e con una gran boccata se lo accese.
"No. Non ti sto minacciando. Ti sto avvertendo. Non voglio dover ricevere l'ordine di invadere Regulus. Non ci tengo. Noi siamo solo l'arma nei casi estremi. Ma il mio governo deve rendere conto ancora di cinquecento morti, e di qualche miliardo di crediti di danni materiali all'opinione pubblica."
Parawanasi cambió discorso improvvisamente.
"Quanto sei importante per il corpo dei Marines, Reginald? Perché potresti metterci tu una buona parola dopo questo casino, no?"
Edson guardó il Regulusiano senza scomporsi. Gli occhi azzurro sbiadito lo radiografarono.
Figlio di puttana. Sei arrivato a questo? Vuoi eliminarmi?
"Ogni singolo Marine é importante. E puó fare lo stesso lavoro che faccio io."
"Sei troppo modesto. Tu sei il comandante in capo del Corpo dei Marines. Avrai agganci in alto. Potrai dire che non c'entriamo niente. Non vogliamo certo avere i tuoi ezzo, esco... eno..."
"Esoscheletri corazzati..." disse in tono piatto Edson.
"Non vogliamo certo vedere i tuoi esoscheletri corazzati a devastare Regulus..."
 Edson sorrise.
"No, naturalmente. Vedró cosa posso fare. Posso arrivare al Segretario Federale della Difesa. E lui puó arrivare molto in alto. E per la polizia?"
Parawanasi sorrise.
Devo prendere tempo. Ed avvertire il Comitato di non agire. O ci ritroviamo quei cosi corazzati ed armati su Regulus pieni di Terrestri arrabbiati.
"Hai la mia assicurazione. Pattuglie su tutte le strade di accesso. Non potrá avvicinarsi nessuno se io non voglio."
"Sta bene. É stato un piacere. La prossima volta ti porto i Cohiba, Parawanasi."
"Ah, sai come ripagare un amico!"
"Sempre. Se si dimostrano tali. Sia nel bene che nel male" rispose lentamente Edson.
Parawanasi ebbe un brivido lungo la schiena.
Si sforzó di sorridere fino a che il convoglio non uscí dalla sua proprietá, poi si precipitó al terminale 3D e chiamó Rugan.
Quando il viso del Colcoziano comparve poco ci mancó che Parawanasi collassasse dalla rabbia.
"Di a quel branco di idioti del Comitato di non toccare Edson."
"Perché dovrei richiamare i miei?"
"Perché sospettano che ci stiamo unendo. Un attentato gli darebbe la conferma. E poi... i tuoi stupidi missili a ricerca di DNA terrestre, come farebbero a funzionare? Loro non combattono a piedi. Esoscheletri corazzati. Ci vengono dallo spazio, sai? E quindi sono ERMETICI!"
"Calmati. I missili funzioneranno lo stesso. Non credo che facciano manutenzione a...come hai detto che si chiamano?"
"Esoscheletri corazzati..."
"Beh non credo facciano manutenzione a quei cosi di metallo con i guanti e poi li lavino con disinfettante e ci passino la lampada UV. Il DNA che ci rimane sopra é piu' che sufficiente."
"Ed i campioni? Non potete attaccare Edson. Dobbiamo guadagnare tempo."
"Uhm... se sospetta si. Non siamo ancora uniti abbastanza. Troppi governi da mettere d'accordo..."
"I campioni, Rugan."
"Beh... possiamo sempre rapire uno dei coloni."
"Allora di ai tuoi di non fare niente. O ce li ritroviamo sul collo entro qualche mese. Annulla tutto e se occorre vengo anche io a spiegarlo al Comitato."
"Va bene. Ma ora calmati."

Edson fumava con il finestrino corazzato abbassato.
"Se arriva un proiettile lei é sprotetto, signore" lo apostrofó il capitano Ripley.
"Non credo succederá niente."
"Come fa ad esserne sicuro?"
"Intuito. Ed il fatto che quando ho accennato ad una possibile unione e ad una invasione Parawanasi si é spaventato."
"Un Eso spaventerebbe chiunque."
"Vero. Ma non era quello il problema. Era come se improvvisamente il mio amico sedesse sui carboni ardenti. Se c'era un'attentato in vista contro il convoglio si sará precipitato dai suoi complici a fermarlo."
"Non abbiamo prove, peró..."
"Oh si..." disse Edson sorridendo sornione e buttando una grossa nuvola di  fumo fuori dal finestrino "Nella scatola di Montecristo che ho dato a Parawanasi mica c'erano soltanto sigari. Ma anche un piccolo intercettatore ambientale. Che riporta ed invia tramite rete telefonica e terminale qualsiasi segnale gli passa accanto. Per i ragazzi dell'intelligence della Flotta sará un divertimento decrittare e registrare tutto quello che Parawanasi sta dicendo ora."
Helen Ripley rise di gusto.
"Lei ne sa una piu' del diavolo, signore. Ecco perché é voluto venire fin qui di persona!"
"Beh, non potevo certo dargli la scatola di sigari stando seduto nel mio ufficio su Primus... e poi c'é un'altra cosa che mi dice che il mio amico Parawanasi ha mentito e che mi rende quasi sicuro che si stanno unendo per cacciarci..."
"Cosa?"
"Quando l'ho minacciato di invasone, lui ha usato delle parole molto strane per un Tixiano."
"Quali parole?"
"Non vogliamo certo vedere i tuoi esoscheletri corazzati a devastare Regulus..."
"Ed allora? " domandó perplessa il capitano Ripley.
"Helen... i Regulusiani sono nazionalisti. Sono frazionati in tanti staterelli come una coperta patchwork su un letto. Un Tixiano non avrebbe usato la parola Regulus, ma Tixa, il proprio stato se avesse provato paura per una invasione. Se ne sarebbe fottuto allegramente del destino degli altri, come é successo tre anni fa quando siamo scesi ed intavolato trattative. Invece ha usato il nome dell'intero pianeta. Si stanno unendo. E ci faranno la guerra. Ed anche questo non lo avrei potuto vedere se non fossi venuto di persona qui."
Ripley restó in silenzio qualche istante e poi parló.
"Quanto tempo ci resta prima dell'invasione?"
"Un'anno. Forse meno. Ne parleró con il Segretario della Difesa e delle Risorse Interplanetarie."
"Non si puó evitare?"
"Se fossero ragionevoli si. Stiamo usando il 2 percento della superficie del loro pianeta. Al massimo avremo bisogno del 5%. Ma la loro xenofobia patologica non accetta nemmeno questo. Sará invasione."
Ripley sospiró.
E sia. Se la saranno voluta loro. E niente proventi per i primi tre anni. Perché la gente é cosi stupida? Potevano essere ricchi ed in pace... e noi avere il nostro CLT-5 e salvare la Terra.
Non lo capiró mai.
 
 

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