Sto preparando il terzo (e probabilmente ultimo della serie) libro della saga "Spaceborne Marines".
E' un periodo strano, dove ho avuto grossi problemi a concentrarmi su sulle idee e metterle nero su bianco sul mio MacBook.
Preparare un libro, dove tutte le linee narrative che sono state gettate negli altri due devono essere risolte senza contraddizioni, non e' facile.
E' un esercizio noto per i giallisti (categoria a cui ancora non appartengo ed un genere in cui non mi sono ancora cimentato) ma per me, che scrivo d'istinto, e' totalmente nuovo.
Ho passato due settimane guardando lo schermo del laptop con pochi o scarsi risultati.
Fino a che una carissima amica mi ha dato un suggerimento semplicissimo: comprare un block notes da portare sempre appresso.
Il primo giorno ho riempito ben quattro pagine di appunti, numerandoli in modo da poterli referenziare in caso di necessita'. E la cosa sta dando i suoi frutti.
Sto utilizzando la tecnica di J.R.R. Tolkien per il suo stranoto "Il Signore degli Anelli", che in pratica consiste di scrivere le storie che definiscono l'universo dove si trovano ad agire i protagonisti dell'azione corrente nel romanzo.
Le storie pregresse influiscono sulla situazione che essi si troveranno ad affrontare, i riferimenti temporali, i nomi dei personaggi che verranno citati, le motivazioni che hanno portato al crearsi di altre situazioni ancora, dando coerenza ad un universo che da fittizio diventa verosimile.
E ieri sera le mie dita hanno ripreso a pestare sui tasti, riempiendo ben tre cartelle sulla prima di queste situazioni che definiscono l'ambiente dove si muoveranno gli Spaceborne Marines ed i loro compagni di avventura.
A volte il mezzo con cui si scrive e' importante.
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