Chi era Ur?
Indubbiamente un genio, ma ben poco si sa delle sue origini.
C’è chi dice che fosse figlio di un Visionario, un sacerdote
dedito all’uso della rihora per
proteggere l’Imperatore, c’è chi dice che fosse di umili origini, figlio di contadini
morti durante una pestilenza, e condotto a corte da un Visionario colpito
dall’intelligenza del ragazzo ancora adolescente, c’è chi dice che fosse un
figlio illegittimo dell’Imperatore, che si era abbandonato ai piaceri della
carne con una donna bellissima, di basso rango ma con capacità inquietanti di
predire il futuro.
Sia come sia, Ur approdò alla corte dell’Imperatore Nurgad I
il Grande, su Namer, all’età di 14 anni, condotto da Tuglak Hudun, il
Visionario Personale dell’Imperatore.
Ed immediatamente ne guadagnò il favore con la sua fertile
mente.
Nel laboratorio del Visionario, Ur costruì un droide da
divertimento come non se ne erano mai visti e lo donò all’Imperatore.
Il dono piacque cosi tanto che l’Imperatore affidò Ur al
Visionario e fece disporre che potesse approntare un proprio laboratorio e che
potesse frequentare le migliori scuole.
Ur si gettò nello studio con tale avidità da sembrare a Hudun,
suo tutore, “una spugna secca da anni che assorbiva acqua senza saziarsi mai.”
Ur era interessato a tutto: macrocosmo e microcosmo.
Guardava con uguale spasmodico interesse sia il cielo
ricolmo di stelle che le cellule che formavano il corpo di un essere vivente.
Passarono gli anni ed Ur divenne un punto di riferimento
nelle scienze non solo per Namer, di cui era originario, ma per tutti i mondi
conosciuti.
Scienziati arrivavano dagli angoli più remoti dell’Impero a
chiedere lumi, nonostante la giovane età di Ur, e ripartivano ammirati per il
sapere che quella mente geniale aveva mostrato.
Un giorno fu l’Imperatore stesso a chiamarlo per sottoporgli
un problema.
Ur aveva solo ventun anni quando si inchinò ai piedi della
piattaforma che sosteneva il trono.
“Ur, non temere. La tua presenza è gradita all’imperatore”
disse Nurgad in persona “Sali e siediti ai piedi del trono.”
Meravigliato Ur obbedì, infrangendo qualsiasi protocollo di
corte.
Solo pochissime persone avevano il diritto di salire fino al
trono, persone che godevano il favore
personale dell’Imperatore, come Hudun il Visionario Imperiale, i membri (e
nemmeno tutti) della famiglia imperiale, la Concubina Imperiale, o dignitari e
nobili di altissimo rango, come il Primo Ministro, il Capo della della Guardia Imperiale o i
Grandi Governatori, i referenti dell’autorità imperiale nelle Grandi Province.
C’erano altre figure che potevano avvicinare di persona
Nurgad, come il suo Consigliere personale, ma queste non erano figure
ufficiali, per cui non avevano accesso al trono praticamente mai.
Invece Ur ascese la piattaforma dai numerosi scalini, con la
testa che girava in preda all’ebbrezza.
E quando fu davanti al trono, Nurgad gli parlò.
“Ur, ho udito meraviglie su di te e sulla tua scienza e che
anche uomini di sapienza più anziani di te ti cercano, viaggiando per interi
parsec, pur di vederti e sottoporti problemi di un’intera vita di studio.”
Ur non parlò ma si inchinò profondamente.
Ur non parlò ma si inchinò profondamente.
Non si poteva parlare all’Imperatore se non per rispondere
ad una domanda ed Ur osservò la regola del silenzio.
Nurgad parlò nuovamente.
“Ur, ho una questione da sottoporti. L’Impero si è espanso
sotto il mio regno ai limiti della navigazione oltre la velocità della luce. Tu
sai che anche l’Iperluce ha un limite oltre il quale non si può andare, vero?”
Ur sollevò la testa ed ardì guardare l’Imperatore direttamente
negli occhi.
“Si mio signore. Ne sono a conoscenza.”
“È una barriera che si può superare?”
“No mio signore. È impossibile.”
L’Imperatore ebbe un gesto di stizza ed Ur temette per la
sua vita per la risposta che aveva dato.
“Ur ascolta…”
“Non ho orecchi per nessun’altro se non per il mio
Imperatore.”
Nurgad rimase colpito dalla frase e proseguì.
“Io voglio espandere il mio Impero. Più siamo grandi più
risorse posso mettere in un esercito potente e far fiorire Namer oltre ogni
sogno più ardito. Ho due ostacoli per questo. Uno riguarda la possibilità di
navigare a distanze superiori a quelle delle navi in Iperluce a massimo
fattore. Le tasse devono essere riscosse entro un’anno. Qualsiasi sistema sia
oltre un’anno di navigazione iperluce diventa incontrollabile e pone grossi
problemi di recupero dei tributi e di sfruttabilità delle risorse. Putroppo tu
mi hai dato già una risposta negativa ed anche se sono un Imperatore non posso
piegare le leggi dell’Universo. Se lo credessi non potrei sedere su questo
trono perché sarei pazzo. L’altro problema è l’unificazione dell’impero e Murak
il consigliere mi dice che questo passa attraverso la conoscenza della lingua
Namer anche nei più remoti angoli dell’Impero. La nostra è una lingua complessa
ed ardua. Ma ho deciso che sia l’unica lingua valida per gli interscambi e tra
i vari sistemi che compongono l’Impero. Hai una soluzione almeno per questo?”
Ur guardò a lungo ed in silenzio l’Imperatore, cosi tanto da
spingere il Capo della Guardia Imperiale ad esclamare “Tu stai mettendo in
imbarazzo l’Imperatore, Ur! Parla, dunque, oppure vattene!”
Fu solo un gesto dell’Imperatore a tacitare l’energico
Wassan Turgak.
“Wassan, non sono cosi stupido da non sapere che ho chiesto
al giovane Ur delle cose vicine all’impossibile. Ed è segno di saggezza da
parte sua meditare prima di darmi una risposta. Impegnarsi con l’Imperatore non
è cosa da poco” mormorò Nurgad al Capo della Guardia Imperiale.
Wassan si inchinò e restò in silenzio accanto al trono.
Finalmente Ur parlò.
“Mio Imperatore, mi hai domandato se era possibile viaggiare
oltre i limiti dell’Iperluce. E la scienza dice che questo non è possibile.
Questo ti ho risposto e risponde a verità. Mi hai domandato se è possibile
indurre la conoscenza della lingua Namer nei popoli che hai conquistato e che
hai reso sudditi del tuo grande impero. E con i mezzi normali non è possibile
ne l’una ne l’altra cosa. Tuttavia…”
L’Imperatore aveva avuto un moto di amarezza che si bloccò a
metà quando Ur fece una pausa adombrando una possibilità.
“Tuttavia?” tuonò Nurgad.
“…Tuttavia si possono aggirare i limiti usando mezzi
eccezionali. Ci sono delle possibilità teoriche, mai comprovate fino ad ora
dall’esperienza per navigare in tempi ragionevoli in parti remote dello spazio
siderale senza infrangere le leggi della natura ma, al contrario, scoprendone
di nuove. Ed esistono dei mezzi per indurre la conoscenza nelle persone, interi
scibili, che non sono stati mai provati, per la mancanza di audacia di chi
pratica la scienza al tuo servizio.”
Nurgad battè il palmo della mano sul bracciolo del trono.
“Ah! Allora tu puoi!”
Ur si eresse con la testa fieramente.
“Si mio signore io posso. È un lavoro lungo e complesso e
non posso affrontarlo contemporaneamente. Dimmi quale aspetto ha la priorità ed
io troverò la soluzione nell’ordine che tu comandi.”
“Prima la lingua. Poi la navigazione oltre l’Iperluce.”
“Come tu desideri, mio signore.”
“Ottimamente. Di quanto tempo hai bisogno?”
“Un anno per il primo prototipo. Che mezzi e che fondi ho a
disposizione?”
“Hai un miliardo di kuran
come fondo iniziale…” iniziò Nurgad, e con la coda dell’occhio l’Imperatore
vide impallidire il Tesoriere Imperiale.
Nimad Jurak fece per aprire bocca, ma una rapida occhiata di
Nurgad giela chiuse, facendogli capire che quella decisione non era in
discussione.
“… ed un’anno di tempo per mostrarmi un risultato. Se hai
bisogno di altri fondi, riferirai a me. In qualsiasi momento. Ti è chiaro?”
“Mi è chiaro mio signore. Con il tuo permesso vorrei
congedarmi e mettermi immediatamente al lavoro. Le richieste dell’Imperatore
vanno trattate con la massima sollecitudine.”
Nurgad sorrise dentro di se.
La voglia di mettersi subito al lavoro di Ur gli era
piaciuta, come aveva capito che Ur aveva meditato le conseguenze in caso di fallimento
e per questo, probabilmente, aveva urgenza di tornare ai suoi laboratori.
“Ti accordo il congedo. Voglio un rapporto sui progressi compiuti
ed un rendiconto sulle spese effettuate ogni fine del mese. Ora vai e soddisfa
il tuo Imperatore. La lettera di credito ti arriverà direttamente sul tuo
terminale…” si rivolse verso Nimad Jurak il Tesoriere Imperiale “… vero Nimad?”
Nimad Jurak si inchinò “Si mio signore. Se permetti, mi
congederei anche io dalla tua presenza per permettere al giovane Ur di avere
disponibilità dei fondi che gli hai concesso immediatamente.”
“Accordato. Non voglio venire a conoscenza di qualsiasi tipo
di problema in questo senso. Fai che Ur abbia quello che ho disposto.”
“Cosi sarà” rispose Jurak, si inchinò e sparì dalla sala del Trono.
“Cosi sarà” rispose Jurak, si inchinò e sparì dalla sala del Trono.
Fu così che Ur ideò il Meh-Namer, La Bocca di Namer, la meraviglia che permetteva a chiunque di usare la lingua dell'Imperatore, anche se questa non è
tutta la storia e si narra che pur di raggiungere lo scopo egli intraprese la
strada dell’abominio e della superbia che lo condusse alla pazzia ed alla
rovina.
(Paul J. Horten 2014)
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