Piccole chicche.
Non avrei mai pensato che questa seconda parte mi avrebbe fatto penare così tanto.
[...]
I battaglioni della Guardia di una Casata erano tutti composti allo stesso modo: due compagnie di fanteria ed una compagnia comando, più vari plotoni di appoggio, corazzati e via cantando, per un totale di circa cinquecento elementi.
Quello comandato dal colonnello Warani non faceva eccezione.
E con le Exosuit che Dexter Dax aveva fatto avere ai Farasiani, la capacità di combattimento di un singolo battaglione era stata, di fatto, decuplicata.
Tutti, a partire dal Colonnello Reinhard von Holstein, l’Enneya Awa Ruhoyani, il generale Vyra Qutani ed in particolar modo il generale Savara Urwani, da cui era direttamente dipendente la Warani, seguirono dagli schermi del comando del Corpo di Spedizione gli eventi.
Molto più velocemente di quanto avrebbero potuto fare normalmente, il battaglione si divise in tre: La compagnia Bravo (è una convenzione, perchè i Farasiani non usano suddividere le sotto unità con le lettere, ma a volte con nomi oppure con un numero progressivo) si accinse a formare il perimetro esterno, la compagnia Charlie quello interno, con le armi rivolte contro il Tempio, mentre la comagnia comando non fermò la sua corsa fino all’entrata dell’edificio.
Il grande portone decorato in foglia d’oro e tessere in pietra dura non oppose resistenza: la grossa serratura era sbloccata.
Ci fu un momento di esitazione, per tema di trappole esplosive, poi fu la stessa Ayda Warani ad aprirlo. Il suo operatore radio la seguì e la aiutò a spalancare entrambi i battenti.
La compagnia comando entrò nell’edificio sacro come acqua che rompe una diga.
E poi si fermarono in ammirazione per lunghi pericolosi istanti.
Al quartier generale, quando gli schermi ritrasmisero le immagini dell’interno, l’emozione tra le Farasiane fu palpabile.
Persino von Holstein, dietro la sua dura scorza di veterano, la percepì: quel luogo era davvero il centro pulsante dell’intero pianeta.
Dax ha fatto bene a lasciare ai Farasiani la presa del Tempio. Qualsiasi cosa succeda da questo momento in poi noi siamo fuori dal cerchio delle responsabilità. E per fortuna non devo prenderle io certe decisioni. La gestione politica della guerra è una di quelle cose che sono al di fuori delle mie corde.
«È meraviglioso. Non me lo ricordavo così splendido…» mormorò Awa Ruhoyani.
«Le descrizioni fatte da Hany’na non rendono giustizia…» aggiunse Tar Sanjani.
Le altre Amazzoni lo guardarono ed a von Holstein parve di cogliere un misto di vergogna e di sottile stupore: ai maschi non era mai stato permesso l’accesso al Tempio.
Le immagini si mossero veloci, mentre gli ordini fioccavano per radio.
«Muoversi! Primo e terzo plotone, togliete i detonatori e rimuovete le cariche dai pilastri! Terzo plotone, seguite il cavo di innesco nella cripta e neutralizzate qualsiasi presenza!» ringhiò il colonnello Warani.
I soldati si mossero rapidamente e cominciarono a lavorare attorno alle basi dei pilastri come formiche su una fetta di pane.
Gli altri scomparvero nel passaggio angusto della cripta.
Si udì sparare, mentre le radio si aprirono.
Voci concitate in Farasiano riempirono l’aria calma e protetta del comando del Corpo di Spedizione.
Reinhard von Holstein trattenne l’irritazione.
Comunicano nella loro lingua. Ed io non posso seguire quello che sta accadendo.
Si girò e si rivolse al generale Vyra Qutani cercando di essere il più diplomatico possibile, nonostante il carattere intollerante e l’aspetto dovuto alle menomazioni.
«Può tradurre in qualche modo? Se qualcosa va storto devo essere in grado di riferire al generale Dax» chiese con la sua voce roca come metallo graffiato.
L’Amazzone annuì.
«Ha ragione, le comunicazioni dovrebbero essere in Inglese standard, almeno quando agiamo nello stesso settore.»
Von Holstein sorrise nel suo modo reso rigido dalle cicatrici sul volto e alzò una mano.
«La prego…»
«Non sarà facile. Cercherò di selezionare le più importanti…»
La Qutani cominciò a riportare alcune frasi più velocemente che potè.
«Siamo dentro… resistenza forte… spazi ristretti. Avanziamo… Le Exosuit resistono al fuoco intenso… Nessuna perdita… non osano usare i lanciagranate…»
La reazione di von Holstein fu di partecipazione intensa.
Riusciva a visualizzare ciascuna delle frasi dell’alto ufficiale Ruhoyani: gli spari che risuonavano per lo stretto budello della cripta, i rimbalzi dei proiettili sulle corazze, le Exosuit che avanzavano inesorabili gradino per gradino, scavalcando i cadaveri di chi avevano eliminato.
Nessuna emozione, però, scalfì il volto di pietra.
Rimase imperturbabile.
«… Non riescono a fermarci… molte perdite da parte loro… due Exosuit guaste, procedura di soccorso e copertura attivate… operatori incolumi… avanziamo, siamo quasi arrivate al sotterraneo… Per la Dea Madre! Ci siamo! Siamo dentro!»
Ci fu un momento i totale silenzio.
Non si udirono più nemmeno le detonazioni dei fucili a carica chimica o il brontolio rabbioso delle mitragliere calibro .50.
Anche il brusio nella Sala Operativa del Comando di Spedizione cessò di colpo.
L’attesa si era materializzata come fantasma dopo la mezzanotte.
Mi piace..spero che il libro esca al più presto!
RispondiEliminaAspetto con ansia
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