Blog dedicato ai libri, alle riflessioni, alle curiosità di Paul J. Horten, scrittore, fotografo, giornalista, lettore, testimone. Se volete essere sempre aggiornati sui contenuti di questo blog, mettete nella lista dei vostri. bookmark questo URL.
giovedì 22 novembre 2018
ANTEPRIMA: SPACEBORNE MARINES - FARAS CAPITOLO 2
Capitolo 2
CUPOLA TWO
Una piccola folla di persone era stipata all’interno di una sala conferenze attigua alla stazione di arrivo della ferrovia a levitazione che collegava Cupola One con Cupola Two. Il treno ipersonico riusciva a collegare in poco più di un’ora i due punti di arrivo, distanti 3600 chilometri, trasportando avanti ed indietro, per ora, solo migliaia di operai. Il terminal collegava, inoltre, Cupola Two e Cupola One con il nuovo spazioporto militare.
Le proiezioni 3D mostrarono droni antigravità mentre collocavano l’ultima serie di blocchi, chiudendo la sommità di un’area grande come l’Australia, mentre migliaia di meteo-generatori avevano cominciato immediatamente a pompare milioni di metri cubi al secondo di una atmosfera al venti percento di ossigeno.
Nel giro di quindici giorni all’interno della straordinaria costruzione avrebbero girato senza tute di sopravvivenza decine di migliaia di squadre di terraformatori agricoli.
Seguendo gli schemi ricostruiti con certosina pazienza, i team di fito-genetisti ed operai avrebbero cominciato a ripiantare erba, fiori e piante originarie di Erya in quella specifica regione. Il primo passo per riportare la vita all’interno di Cupola Two.
Daria Yx osservò con emozione l’ultimo blocco trasparente, pesante quattrocento chili, posizionato dall’esterno con precisione assoluta sul punto che rappresentava la chiave di volta: la struttura era totalmente auto portante.
Mentre Cupola One era stato poco più di un progetto pilota per una impresa che lei stessa riteneva quasi impossibile, Cupola Two le aveva dato la certezza che portare a compimento quel progetto fosse possibile.
L’idea, pazzesca, maturata durante la guerra contro gli Urdas e appoggiata incondizionatamente da suo marito, con una fede addirittura più grande di quella che aveva avuto lei stessa all’inizio, era giunta finalmente ad una svolta.
Al di là dei discorsi, delle affermazioni roboanti e trionfalistiche, per Daria era stata una emozione incredibile.
Erya sarebbe risorta.
Il Governatore concluse il suo discorso alla rappresentanza degli operai e delle imprese che avevano portato a termine la struttura. Ci fu un applauso, poi il Terrestre si rivolse a Daria.
«Vuoi dire qualcosa? Tutto questo è opera tua, Daria.»
Per un momento fu tentata di scappare a gambe levate. A lei piaceva lavorare dietro le quinte, dirigere da lontano e, paradossalmente, fare lunghe incursioni sul campo, dove ci si doveva sporcare le mani.
Poi la sua empatia le disse che l’attenzione di tutti era concentrata proprio su di lei. Tutti sapevano che Daria Yx era l’anima di tutto il progetto di ecoripristino.
Salì sul palco e il Governatore le appuntò il microfono sul bavero del vestito.
Ci fu un breve applauso. Percepì attesa e benevolenza e questo la incoraggiò a parlare.
«Non sono brava a fare lunghi discorsi. Per cui dovrete accontentarvi…»
Ci fu una risata generale sommessa e spontanea.
«… In soli quattro anni è stato fatto moltissimo. Cupola Two è l’inizio di qualcosa di più grande. Per la prima volta abbiamo rinchiuso in una cupola stagna un territorio immenso. L’equivalente di un continente sarà ricondizionato e ripristinato come era prima dell’evento luttuoso che l’ha devastato. Cupola Two è stata costruita in soli tre anni. Uno sforzo immenso, che ha del miracoloso. E gli artefici di tutto questo siete stati voi. Ma il risultato va ben oltre al solo fatto di ridare vita ad Erya. Le tecnologie e le conoscenze che stiamo sviluppando qui sono di una importanza vitale, le cui conseguenze non riesco nemmeno io ad immaginare in ogni campo dello scibile. Proprio ieri… si… proprio ieri…”
La voce di Daria si alterò per l’emozione e la gioia.
«… Abbiamo scoperto come processare certe proteine particolari, come farle rigenerare, per clonare gli uccelli della specie arokay, tipici di Erya. Sono uccelli umili, quasi invisibili per la loro livrea color della terra, ma capaci di volare al limite della stratosfera, compiendo migrazioni continentali sfruttando le correnti a getto. Ebbene… quelle proteine rigenerano cellule colpite da diciassette tipi diversi di cancro in quasi tutte le specie umanoidi della Federazione. Una di esse ripristina le cellule intaccate da una mortale malattia degenerativa presente su Regulus. Ma, sopratutto, stiamo cominciando a capire come funziona l’entità più delicata di tutte: la biosfera. Se riusciremo a farlo, sapremo come gestire tutte le altre. E non accadrà più che la popolazione di un pianeta devasti il proprio habitat fino a dover emigrare su altri mondi. O morire su quello dove si trova. Quello che stiamo facendo qui è prezioso. Come voi. Grazie a tutti!»
Ci fu un applauso scrosciante e Daria sorrise.
Quello che percepì con l’empatia la elettrizzò.
Gioia pura. Felicità.
Fece un gesto di ringraziamento e restituì il microfono al Governatore. Quando scese dal minuscolo palco, le si avvicinò il capo del MCI su Erya, il Sovrintendente Alexi Nikonov, che curava la sicurezza dell’evento assieme alla Polizia Federale presente su Erya.
«Dottoressa, dovrebbe seguirmi, ma con discrezione.»
«Che succede?» chiese la Dariana.
Il Terrestre era calmo, anche se molto vigile, visto l’incarico delicato. C’era una punta di divertimento nel suo stato d’animo.
«Primo Consigliere Yx, c’è qualcuno che è appena arrivato e vuole vederla. Un pezzo grosso» disse il russo sorridendo.
L’ufficiale del MCI si rivolse ad uno dei suoi.
«Todd, il Governatore. Perimetro. E tieni d’occhio la Polizia Federale mentre accompagno la dottoressa Yx. Profilo basso.»
Wayne Todd, un Americano biondo ed atletico, ex Marine, annuì e cominciò ad impartire istruzioni via radio a bassa voce.
«Venga» disse ancora il Russo.
Daria seguì l’uomo per il corridoio che portava sul retro della sala conferenze, nell’ufficio dei dirigenti.
Quando aprì la porta ebbe un tuffo al cuore.
Dexter era lì, in uniforme da generale dei Marines, che le sorrideva.
«Per il Keer’Medun… Dex…» balbettò lei per la sorpresa.
«Sono appena arrivato. Ciao amore…» mormorò lui.
Daria si slanciò senza pensarci e lo abbracciò. Sentì le braccia di lui circondarla, rendendo tutto il mondo attorno familiare e sicuro.
Si baciarono appassionatamente, come dovessero cogliere con le labbra ogni stilla d’acqua trovata in un deserto.
Non videro Alexi Nikonov uscire dalla stanza, né udirono lo scatto della porta che si richiudeva, lasciandoli soli.
Il Russo, si mise fuori della porta, vigilando. Dax era un pezzo grosso del Corpo dei Marines. Grazie al cielo era anche una persona di buonsenso e gli aveva reso il lavoro di protezione più semplice, visto che era arrivato senza preavvisare. Si era chiesto perchè fosse comparso all’improvviso e con così tanta discrezione. Un personaggio del genere poneva infiniti problemi di sicurezza, anche se su Erya le minacce non erano poi tante, al momento.
Gli era bastato guardare Dax e la moglie Daria abbracciarsi e baciarsi per rivedere se stesso il giorno che era andato ad vivere con Eva.
Ed aveva capito quanto profondo fosse il legame tra quelle due persone che si amavano. C’era una differenza, però, tra l’arrivo di Dax e il suo.
Lui era tornato su Erya per rimanere per sempre. Quel pianeta così lontano dalla Terra sarebbe diventato la sua casa.
Dax rientrava in quella categoria particolare di quelli che tornavano per poi ripartire. E per lungo tempo. Sapeva come funzionavano le cose per un Marine. Perchè era stato un Marine anche lui.
L’alloggio di Primo Consigliere Daria Yx era comodo e sorgeva in una delle parti più periferiche e verdi di Cupola One.
La Dariana si strofinò addosso al marito e lui l’abbracciò forte.
«Ho ancora voglia…» miagolò lei.
«… A me viene anche solo se me lo dici…» sussurrò lui.
Erano ancora giovani, alla soglia dei trentacinque anni.
Ci fu un momento improvviso di silenzio, con Daria, nuda sotto le morbide coperte, mollemente appoggiata al corpo di Dexter, quasi volesse assumerne la forma.
Lei percepì un fondo di inquietudine. Riusciva a leggere suo marito fino in fondo praticamente sempre. Ma dopo il sesso l’unione era completa e totale.
Chiuse gli occhi ed usò l’Unione Empatica. Lì le parole si fondevano alle emozioni in maniera indissolubile. Era un mondo di spietata schiettezza. E l’arrivo a sorpresa di Dexter era un indizio di novità poco piacevoli.
… Vorrei che durasse per sempre, Dex. Che rimanessimo così per sempre… Attaccati l’uno all’altra…
… Anche io, Daria, lo vorrei tanto. Arriverà il momento in cui saremo insieme definitivamente…
… Ma non lo è ancora. Vero? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che sei stato qui? Otto mesi? Nove?…
… Sette mesi, Daria. Ma a me sono sembrati il doppio…
… L’Unione Empatica non mi basta, Dex. Ho bisogno di averti qui. Di stringerti. Di fare all’amore. Di sentire il tuo odore, il tuo calore. Di guardarti negli occhi quando ho qualcosa da dirti. Ci siamo scelti un modo difficile di andare avanti…
… Ehimà. Amore. Fardello. È la prima cosa che ho imparato da voi Dariani. E tu qui hai un ruolo importante…
… E il tuo quale è, Dex? Perchè sei apparso all’improvviso? Quanto starai questa volta?…
Dex interruppe bruscamente l’Unione Empatica. Fu un trauma per entrambi. Ma la pressione era stata troppa questa volta.
Usò la sua voce.
«Daria, tu sei la persona speciale in cui ripongo fiducia cieca. Anche se non fai più parte della Flotta Stellare…»
Daria sollevò la testa e lo guardò diritto negli occhi.
«E da quando il fatto che non sono più parte della Flotta Stellare influisce sulla fiducia che hai in me? Aspetta… oh cavoli… non è possibile!» mormorò lei.
Si mise su un fianco e gli prese la mano.
«Io percepisco tensione, ora. Sei aperto e sei chiuso al tempo stesso. Conosco questa mistura, Dex. La conosco molto bene. La stessa di quando stavamo preparando ODISSEY.»
Dex chiuse gli occhi.
Non posso tenere tutto per me. Lei non è un pericolo per la Federazione. Ed io devo sapere.
«È così. Sto per andare in guerra. E sarò il Grande Burattinaio, questa volta.»
Si voltò.
È ancora bella come quando l’ho incontrata. Il tempo per lei passa più lentamente. E per me quello di andare arriverà troppo presto.
«Stavolta è diverso…» aggiunse.
«Che intendi?»
Esitò a rispondere. Era uno dei pochi argomenti che lui e Daria non avevano mai approfondito. Ebbe paura e Daria lo percepì.
«Dex… qualsiasi cosa sia, puoi dirmelo. Siamo passati attraverso una guerra. E non ci siamo persi. Non sarà un’altra guerra a farlo.»
«Non è la guerra. È quello che c’è dietro. Quando… Quando abbiamo invaso Dari, secoli fa, noi Terrestri eravamo spinti dalla disperazione. Sottomettere il tuo pianeta era necessario per permettere a noi di sopravvivere. Ma poi vi abbiamo ricompensato in ogni modo possibile: medicine migliori, diritti politici e sociali, profitti dalle nostre attività, interscambi culturali…»
«… e figli. C’è una terza coppia mista oltre a noi due, a Pietter e Glora. Quale è il tuo timore? Che si possa risvegliare in me il risentimento verso voi Terrestri? Un istinto nazionalista?»
Dex annuì.
«Ci sei andata vicina.»
Daria si alzò. La figura slanciata e magnifica si stagliò nella luce del tardo pomeriggio che filtrava dalle finestre. Si infilò una vestaglia e si volse verso Dax, ancora sdraiato nel letto.
«Vuoi un tè? Ho ancora un pacchetto intero di quello di Par-Dak.»
Dexter sorrise. Tsmir continuava a mandargliene ad intervalli regolari quantità per un reggimento. E metà della sua parte la spediva su Erya, a Daria.
«Non mi rispondi?» domandò lui.
«Sto pensando. È difficile Dex…»
Uscì dalla stanza.
Dexter pensò che era stato a letto abbastanza. Si infilò le mutande e prese dalla sua valigia, aperta ai piedi del letto, una t-shirt di cotone e dei calzoni casual. In quell’emisfero, in quel momento, c’era la tossica estate di Erya, che l’immensa cupola mitigava facendola sembrare una intensa e lunga primavera.
L’appartamento era grande per gli standard di Erya, ma Daria era pur sempre l’autorità numero due dell’intero pianeta, dopo il Governatore.
Quando l’acqua finì di bollire, la dariana mise nella cuccuma tre cucchiai di foglioline marroni e secche, minuti aghi simili a quelli dei latifoglie terrestri.
Immediatamente una fragranza meravigliosa e vivificante si diffuse.
«Vieni…» sussurrò Daria prendendo entrambe le tazze.
Uscirono sul balcone.
La casa di Daria era la più alta dell’intero quartiere e da lì si poteva vedere l’erba verde finire a ridosso delle fondamenta della cupola in plastivetro.
Oltre quella protezione c’era ancora l’atmosfera mortale a base di idrogeno.
Case bianche dalle forme morbide e imposte blu turchino si aprivano sull’intero fianco della bassa collina, ad intervalli accuratamente studiati in modo da non saturare il paesaggio e l’ambiente.
Oltre, verso il centro della cupola, lontani e stagliati verso l’orizzonte artificiale in plastivetro, campi coltivati: i primi mai riattivati su un pianeta morto.
Dexter ebbe in brivido, pensando a quanta bellezza ci fosse già. Ed a quanta ce ne sarebbe stata il giorno che la cupola non fosse stata più necessaria.
«È magnifico…» non potè fare a meno di sussurrare.
Daria gli porse la tazza e si sedette sul piccolo divanetto.
«Sì. Lo è. Ed è merito della Federazione, che mi da gli strumenti per questa opera immensa e benefica» disse lei.
Poi guardò il marito intensamente.
«Il mio bis-bis-bisnonno era nelle forze armate di Dari, quando voi Terrestri la invadeste. Non era un generale. Non era un pezzo grosso. Era un giovane tenente di fanteria e comandava una compagnia di giovani come lui. La sua unità faceva parte del dispositivo di difesa di Prax schierato a Lomagh Prax…»
Il nome fece sussultare Dax. Specialmente l’ultimo evocava ricordi piacevoli e luoghi meravigliosi. Non una guerra sanguinosa. Perchè la conquista di Dari lo era stata. Daria continuò a parlare.
«La prima volta che entrò in contatto con la Fanteria Coloniale fu durante la battaglia di Rennix, all’estremità sud del lago…»
Dax annuì.
«Da lì passa una delle vie di accesso a Prax, proprio tra il lago e la catena di montagne di Areb-Mellarx.»
La Dariana annuì.
«Vedo che hai studiato, amore…»
La parola amore rasserenò parzialmente il Terrestre. Ma c’era ancora tensione. La percepiva nettamente. Si chiese se con il tempo e la frequentazione con la specie dariana parte delle capacità empatiche si fossero risvegliate in lui. Oppure semplicemente frutto della straordinaria sintonia che c’era con sua moglie e che ormai fosse in grado di leggere anche le minime espressioni del viso e del corpo.
«Cosa successe a Rennix? Io so che fu una delle battaglie più aspre tra i Dariani e la Federazione…»
Daria bevve un sorso di tè ad occhi chiusi.
«Fu la peggiore. L’unità di cui faceva parte il mio antenato respinse il primo assalto. Ma la sua compagnia perse metà degli uomini. Yr-Reda Yx, così si chiamava, fu ferito. Ma restò al comando. Sapeva che non avrebbero fermato un secondo assalto. La Federazione era ben armata e potente. Le vostre astronavi erano una cintura di fuoco nel cielo. Noi al confronto eravamo l’equivalente degli uomini di Neandertal: avevamo appena iniziato a mandare i primi satelliti attorno al nostro pianeta. Si preparò a morire, perchè sapeva che Prax era persa, come tutto Dari…»
Dexter seguiva il discorso senza perdersi una parola. Conosceva la quel sentimento di fredda disperazione. L’aveva provato quattro anni prima, sul tetto di un edificio di Pasadena, sulla Terra, ferito gravemente e senza alcuna speranza di vedere l’alba del giorno dopo.
Attraverso le parole di Daria, per la prima volta vide con altri occhi la potenza sterminatrice della Federazione.
Non che si illudesse, ma il cambio di prospettiva, e il fatto che Daria fosse la pronipote di un nemico, gli causava delle vertigini spiacevoli. Ed un sordo senso di colpa. Bevve del tè, e la sensazione si attenuò.
«… i Terrestri attaccarono di nuovo in maniera violenta e spietata. La Fanteria Coloniale sfondò le nostre linee. Yr-Reda vide morire i suoi uomini uno ad uno. Quando non ebbe più munizioni, invocò la Forza, si gettò contro il nemico e combatté corpo a corpo. Fino a che non fu ferito di nuovo, gravemente.»
Di nuovo una pausa. Dax ebbe un tuffo al cuore: Daria tremava.
«Ricordi ancestrali. I Dariani possono rivivere in parte eventi accaduti ai propri avi, perchè sono registrati nel nostro DNA. Siamo un popolo impossibilitato a dimenticare tutta la nostra storia posteriore all’avvento del Keer’Medun. Tutto quello che è avvenuto prima ci è interdetto a causa della mutazione genetica indotta. E non so quanto ciò sia un bene.»
Dexter fece per avvicinarsi. Daria scattò in un modo che lui non aveva mai visto prima.
«No! Ora è pericoloso avvicinarsi. Resta lì. Tra poco andrà sarà di nuovo tutto a posto…» disse quasi a scatti.
Respirò a fondo.
«Sopravvisse. Quando riaprì gli occhi era nell’ospedale di un campo di prigionia della Federazione. Una Terrestre in uniforme lo stava medicando. Nei suoi diari, che sono parte dell’eredità della mia famiglia, la descrive: occhi azzurri con la sclera bianca, così diversi dai nostri. E capelli biondi. Yr-Reda non aveva mai visto un umanoide dai capelli biondi. Chiese all’infermiera quando ci sarebbe stato il processo. La donna gli rispose che non era previsto alcun processo. L’avrebbero curato, nutrito e rimesso in forma. E tra un paio di settimane lo avrebbero liberato. Sarebbe potuto tornare a casa. Yr-Reda rimase stupito. Chiese se sarebbe stato uno schiavo della Federazione. Gli fu risposto che la Federazione non adoperava schiavi. Voleva solo alcune porzioni del pianeta da sfruttare. Ed in cambio avrebbero dato conoscenza e tecnologie. Prax era stata conquistata il giorno prima e la guerra era quasi finita. Lo stupore aumentò quando un generale terrestre venne in visita all’ospedale un paio di giorni dopo. Vide il mio avo e gli domandò dove avesse combattuto. Yr-Reda glielo disse. Il generale terrestre sorrise e disse al mio bis-bis-bisnonno che era stato un valoroso soldato di Dari. Avevano combattuto con coraggio, anche se poi avevano perso. Yr-Reda allora osservò che da quello che aveva visto non avevano avuto mai una possibilità di farcela. Il Terrestre, un Inglese di nome Markham, annuì e gli rispose che no, non l’avevano mai avuta. Ma che per il modo in cui i Dariani si erano battuti avevano tutto il suo rispetto. E gli fece il saluto militare. Il mio bis-nonno si commosse fino alle lacrime, e ricambiò. Disse che aveva perso tutti i suoi amici durante la battaglia. Markham allora gli chiese cosa potesse fare per lui. E Yr-Reda Yx rispose di insegnargli la loro scienza della medicina. Il giorno dopo lo misero come aiuto infermiere. Quando tornò a casa, due mesi dopo, ne sapeva abbastanza per prestare il primo soccorso in caso di bisogno. E credimi, i primi tempi dopo l’armistizio ce ne fu davvero bisogno nel suo villaggio. L’anno successivo si iscrisse al primo corso di medicina terrestre all’Università di Prax. Divenne uno dei migliori chirurghi della sua epoca. Fu tra i primi a viaggiare nello spazio, perchè si offrì volontario come medico ausiliario della Flotta Stellare. Si attirò addosso la diffidenza di molti Dariani. Ma lui vide cose che nessun Dariano aveva mai visto: altre culture, altri pianeti. La Terra! Aveva ammirazione per i Terrestri. E al tempo stesso ne diffidava…»
Dex sorrise.
«Conosco l’atteggiamento…»
«Lo so. Siamo un popolo chiuso che si sta aprendo da poco alle altre specie. E sono giunta alla conclusione che preservare tradizioni ed identità va bene, perchè esse ci hanno salvato. Ma la chiusura è stupida. Come la mancanza di conoscenza del periodo pre-Keer’Medun. Ma forse non siamo ancora pronti. Ora vengo al punto. Tu mi chiedi se provo risentimento verso voi Terrestri. Ebbene, se esploro la memoria ancestrale la risposta è sì. Ne ho. Per i lutti e le devastazioni. Perchè per un lungo periodo siamo stati dominati, siamo stati cittadini di serie B della Federazione. Anzi, nemmeno cittadini, perchè non potevamo partecipare alla vita politica, privi del diritto di voto per quegli organismi che decidevano delle nostre vite. Poi però devo guardare al bilancio complessivo. E non posso fare a meno di constatare che sia estremamente positivo. Le vostre Colonie sono state create con intelligenza, senza deturpare o danneggiare il nostro ambiente. Avete rispettato i nostri usi e costumi, ci avete dato una parte dei profitti delle vostre attività estrattive e di trasformazione, avete collaborato per creare nuove tecnologie che hanno migliorato la vostra e la nostra vita. Ci avete difeso quando altri umanoidi ostili ci hanno attaccato. Ci avete innalzato al vostro livello, rendendoci vostri pari. Non siete dei Nameriani con il loro Impero di schiavi. Siete Terrestri. Avete imparato dai vostri sbagli. Quello che avete fatto è stato dettato dalla necessità. Questo io posso capirlo. E ora, Terrestri e Dariani, assieme a tutti gli altri, siamo una cosa unica. Guarda la nostra famiglia, Dex. Noi siamo la Federazione. Te, io, Hadi, Jeanne. Abbiamo un Presidente Morassiano. Se ti chiedi quale via seguire, ti dico che è già stata tracciata.»
«Non sarà facile, Daria. L’obiettivo è Faras.»
Daria non riuscì a nascondere la sorpresa.
Perchè la Federazione vuole riconquistare il Pianeta Ribelle? È follia!
«Ma perchè? Il Matriarcato non è integrabile con il resto della Federazione! Abbiamo scoperto un giacimento di CLT-5 più grande degli altri?»
«Ce lo hanno chiesto loro. O meglio.. Una parte di loro. Io… te ne ho parlato perchè ho bisogno di una guida. Non dico che sarà facile, ma non mi aspetto grossi problemi a riconquistare il pianeta…» rispose Dax.
«… Quanto a tenerlo» disse la dariana completando la frase.
Daria stese il braccio, invitando Dax ad avvicinarsi.
Lui le prese la mano e si sedette accanto, sulla panchina ricavata nel parapetto del balcone.
La donna strofinò il capo ed il viso sulle spalle e il collo di lui, come una gattina che avesse trovato una ciotola di latte.
«Scusami per prima, ma quando si attiva l’ehad-tashim, la memoria ancestrale, l’equilibrio del Keer’Medun è al minimo. E divento aggressiva. Non voglio farti del male, amore mio…» sussurrò lei.
«Va tutto bene… » rispose lui.
«Quanto tempo starai via?»
«Fino a che non riusciremo a vincere i cuori e le menti dei Farasiani.»
Daria annuì.
«Per farlo dovrai smantellare il Matriarcato. Ti hanno dato un compito quasi impossibile.»
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