Qualcosa svegliò Nikonov all’improvviso. Era una cosa che aveva maturato in combattimento, quando non c’era tempo di dormire ed era costretto a farlo nelle pause, mantenendo una sorta di coscienza vigile mentre il corpo si abbandonava ad un imperfetto riposo. Era sicuro che qualcuno lo osservasse. Aprì gli occhi e tese una mano verso l’altra metà del letto.
Al tatto non trovò nessuno, ma i suoi occhi incontrarono una forma inginocchiata ai piedi del letto. Ricordò immediatamente dove fosse. Era su Erya ed stava passando la notte a casa di Eva. Lei era li, silenziosa, completamente nuda, che lo guardava. L’illuminazione stradale che filtrava dalle imposte ne delineava le forme morbide, ma la penombra le nascondeva il volto, rendendola inquietante.
Fotogrammi vividi e slegati tra loro apparvero nella mente di Alexi:
… Eva che gli si strusciava addosso…
… La testa di lei che faceva lentamente su e giù, e lui che impazziva di piacere…
… Lui che la prendeva a fondo, mentre lei lo stringeva forte a se, sospirando…
… Lei che dopo aver goduto si rannicchiava contro di lui e gli prendeva le braccia, avvolgendosele attorno al corpo minuto e sodo mormorandogli “ho freddo” e lui che la cullava come se fosse una bambina…
«Cosa succede ora?» chiese lei bisbigliando.
«Tu cosa vuoi?» rispose lui.
«Io non ho alcun diritto di volere niente. Sono uno scherzo della natura. E sono un’assassina.»
«Vuoi uccidermi?» chiese Alexi.
«Quella parte di me non voglio che venga mai più fuori. Ma non può funzionare, Alexi. Devo crescere Yael. È tutto quello che ho nella mia seconda vita. E poi c’è la distanza, il fatto che non posso muovermi da Erya. E che io sono una criminale in esilio e tu un poliziotto…»
Le tremò la voce.
«È stato molto bello stanotte, ma credo finisca qui.»
Ci fu un lungo momento di silenzio. Poi lui disse l’unica cosa che aveva da dire, l’unica che avesse realmente importanza.
«Se è vero che conta solo quello che sei stata, quello che sono io e gli anni luce di distanza tra Erya e la Terra, allora è un bel guaio. Il fatto è che mi sono innamorato di te. Dopo il divorzio da Tanya non mi era più successo. Ho creduto che quella capacità fosse completamente morta. Invece non è così.»
La frase “Ho creduto che quella capacità fosse completamente morta” colpì Eva. Le ricordava cose orribili che aveva vissuto ed a cui era sfuggita per puro miracolo. Alexi proseguì a parlare.
«Dimmi che non provi altrettanto per me e me ne vado. Se vuoi prendo una stanza nell’albergo vicino alla stazione e finisco quello che resta della notte li. Domani all’ora di pranzo devo prendere la navetta per l’astronave che mi riporta sulla Terra. Dimmi che non provi niente, Eva. Niente di niente. E non ci rivedremo più.»
Eva esitò.
«Ti prego… ti prego Alexi… »
«Non è difficile. Dimmelo. Alexi io non provo niente per te.»
Lui si mise seduto e le prese una mano.
«Dimmelo.»
Eva ricambiò il tocco del Russo e scosse la testa.
«Non ci riesco… » bisbigliò.
La attirò a se e la baciò. Fu come se lei avesse ripreso vita. Si misero sotto la coperta e strinsero i corpi, quello muscoloso dell’uomo e quello dolce e morbido della donna, l’uno contro l’altro.
«Vi preghiamo di allacciare le cinture, stiamo per atterrare» sussurrò Eva.
Alexi sentì la pelle tiepida di lei sulla sua.
«Cosa hai detto, piccola?» mormorò lui in risposta…
(MCCIB Investigations, Episodio 4 "LEVEL 5", incipit Capitolo 2)
Nessun commento:
Posta un commento