sabato 27 ottobre 2018

ANTEPRIMA: SPACEBORNE MARINES - FARAS CAPITOLO 1

Le idee fluiscono e dalla mente scorrono veloci sulla tastiera.
Il progetto è iniziato e non appena sarà completato inizierò a comporre la bozza vera e propria del nuovo libro. E quanto sotto è solo un primissimo esempio di quello che leggerete prossimamente.

Gli SPACEBORNE MARINES stanno per tornare.




CAPITOLO 1

SI2 Report



RAPPORTO STARFLEET INFORMATION AND INTELLIGENCE SI2-2960-03897453-FR

Classificazione: TOP SECRET
Tipo: Trascrizione da intercettazione ambientale
Provenienza: Minia’t - Sistema di Faras

Soggetti:

- Reggente Matriarcato Tishi Motani
- Generale Harya Serani, comandante delle forze armate planetarie di Faras

Reggente: Quante possibilità abbiamo di resistere?
Serani: Nessuna, mia signora. Se la Federazione ha deciso di invaderci, non potremo impedirlo
Reggente: Hanno preso la Matriarca. Faras è nel caos. E le casate si stanno disunendo. Ognuna vuole prendere il posto dei Motani. Gli Eretici non possono scegliere momento migliore.
Serani: Le propongo l’evacuazione. Quello che rimane della flotta Urdas è insufficiente per difendere Faras. Ma possiamo usare le navi della Flotta Stellare terrestre che abbiamo catturato per portare via lei e il governo.
Reggente: Quante persone possiamo evacuare? Mille? Duemila?
Serani (sospiro): Milletrecentoventidue.
Reggente: E dove?
Serani: C’è un sistema a 20 salti FTL da qui. Le navi terrestri non sono rilevabili dai sistemi conosciuti.
Reggente: 20 salti FTL? Significa un viaggio di sola andata. Non ci sarebbe carburante per tornare.
Serani: Non ce ne sarebbe, mia signora. Ma l’essenza del Matriarcato sarebbe salva. Potremmo…
Reggente: No! Niente evacuazione. Se il Matriarcato non può sopravvivere allora Faras morirà con esso. Oppure sopravviverà nella clandestinità.
(Alcuni minuti di silenzio)
Reggente: Ho deciso. Opporremo resistenza. Le casate dovranno decidere cosa fare. Radunerò il Consiglio delle Amazzoni. Faremo pagare caro ai Terrestri l’invasione. E se non possiamo fermarli, ci organizzeremo in modo che il costo dell’occupazione gli sia intollerabile.
Serani: Mia signora, c’è anche la questione dei dissidenti. C’è chi appoggia la fine del Matriarcato.
Reggente: Sai chi sono?
Serani: I nostri servizi di informazione hanno individuato alcune Casate. Heryani, Ruhoyani, Tinyani sono quelli che vogliono l’abolizione del Matriarcato.
Reggente: Eretici! Serpi in seno! Traditori!
(Silenzio)
Reggente: È ora di imporre la disciplina. Mobilita le mie divisioni. Chi è il serpente più grosso?
Serani: I Ruhoyani. I Fuchi e le Amazzoni che hanno abbandonato la Dottrina e vivono da Eretici sono numerosi in quella casata. Anche Harta serviva la enneya[1] Tara Ruhoyani.
Reggente: Non mi parlare di Harta!
Serani: Quali sono gli ordini, mia signora?
Reggente: Taglieremo la testa a questo rettile velenoso. Mobilita le forze che ritieni necessarie, invadi il loro kartan e prendi i membri della Casata.
Serani: Agli ordini. Cosa devo farne dei membri che riesco a prendere prigionieri?
Reggente: Uccidili tutti. Anche i bambini. E poi distruggi il loro palazzo.


Sema rilesse attentamente più volte le ultime righe. Non riusciva a credere alla malvagità contenuta nell’ultimo passaggio.
Si massaggiò il ventre con una mano mentre apriva sul terminale una pagina vuota.
Uccidere anche i bambini. Come si poteva concepire una cosa del genere da parte di una donna?
Ripensò al parto, alla gioia profonda che aveva avuto quando aveva dato alla luce Kynne, suo figlio. La Disciplina l’aveva salvata dai dolori che ogni donna ha in quelle circostanze. Ma le emozioni le aveva lasciate scorrere come un oceano del cuore. E ci era felicemente annegata assieme a Red.
I bambini sono innocenti. Non dovrebbero essere toccati nemmeno dalla guerra.
Iniziò a compilare l’analisi.
Da quando era entrata nell’FSA, dopo la vicenda del rapimento di Ura Idryx, aveva potuto osservare le conseguenze di tutto quello che era successo dipanarsi davanti ai suoi occhi.
L’SI2, il servizio di intelligence della Flotta Stellare, e l’FSA avevano cominciato ad agire pochi mesi dopo.
E la situazione su Faras era peggiorata di giorno in giorno.
Aprì altri file con i rapporti degli ultimi trenta giorni. Ormai li conosceva a memoria. E lavorò per un paio di ore tranquilla nel suo ufficio fino a che non squillò l’avviso sul terminale da polso.
Si alzò e uscì sul corridoio. La porta si bloccò istantaneamente dietro di lei. Nessuno avrebbe potuto accedere tranne lei, grazie al sensore retinico sulla porta.
Percorse il corridoio fino all’ascensore.
Quando la porta si aprì apparve il viso sorridente di Lena Kazinsky, Analista di Primo Livello.
«Oh, ciao Sema! Pausa pranzo?» domandò la Polacca.
«Ciao Lena, si, vado a prendere Kynne alla nursery, per dargli da mangiare.»
«Perchè non passi all’allattamento artificiale e lo fai fare alle inservienti? Ho avuto due bambini, e con questo lavoro occorrerebbero giornate di quarantotto ore per fare tutto!»
«Perchè sono la madre, Lena. Voglio dargli da mangiare io. E giocarci per qualche minuto.»
La Kazinsky sorrise.
«È il primo, vero? Si fanno cose illogiche quando si diventa madri.»
«Trovo sia molto logico, invece, curare il proprio figlio ed instaurare un buon rapporto sin dai primi tempi.»
«Non avrai tempo per pranzare…»
Sema rise, buttando indietro la testa. Le accadeva sempre più spesso. Era uno dei pochi momenti in cui si permetteva un allentamento della Disciplina. Con sorpresa aveva constatato che poi le riusciva più facile controllarsi sulle cose più importanti.
«Ho bisogno di cibo anche io, è vero. Ma mi da una tale gioia da farmi lasciare da parte la logica morassiana.»
La Kazinsky annuì. Le scintillarono gli occhi, partecipando alle emozioni della Morassiana.
«Lo so, Sema. Buon pranzo comunque. Ci vediamo dopo alla riunione con Casey.»
«Grazie. Il rapporto sarà pronto in tempo.»
Evitò di aggiungere dettagli, in stretta osservanza delle regole di sicurezza dell’FSA.
Lei e Lena lavoravano nella stessa Sezione di Analisi, la numero Due, e quindi si passavano molte informazioni. Ma il corridoio era una zona off-limits. Fuori degli uffici e delle sale riunioni, zone considerate ultrasicure, parlare di lavoro era proibito.
Entrò nell’ascensore e scese fino al piano terra. Poi si diresse verso la nursery aziendale. I dipendenti dell’FSA avevano diritto a portare la prole con loro fino al sesto anno di età, quando iniziavano le scuole. Poi sarebbe stato il Ministero dell’Educazione a provvedere ai loro bisogni mentre i bambini aspettavano che i genitori, usciti dal lavoro, li venissero a prendere. Dal quattordicesimo anno c’era un servizio di navette che li riaccompagnava a casa, suddiviso per zone. E dal quindicesimo anno in poi si pagava per tutto.
Se Sema fosse stata su una Colonia (ora si chiamavano Centri Territoriali) extraterrestre, per esempio, avrebbe avuto tutto gratis fino al compimento del diciottesimo anno di Kynne.
Non appena entrò nel nido, una operatrice le porse subito suo figlio e le indicò un posto dove allattarlo: un angolo protetto da una parete, con disegni allegri ed una comoda sedia dove poteva compiere tutte le operazioni nella massima discrezione. Si sbottonò la camicetta, abbassò la coppa del reggiseno e lasciò che il piccolo trovasse il suo capezzolo, diventato grosso ed azzurro scuro a causa della gravidanza. Il bambino vi si attaccò cominciando a succhiare avidamente. Erano le ultime poppate prima di iniziare lo svezzamento. Kynne aveva ormai sei mesi ed era cresciuto forte e robusto.
Non trovava illogico parlargli, anche se sapeva che suo figlio non era ancora in grado di risponderle. Spesso gli si rivolgeva in Morassiano Wiesert.
«Wa tie hatte donne, Kynne? Isse mama! Isse mama![2]»
Poi si rivolse in Inglese standard.
«Te e me, amore mio. Prendi il tuo pranzo…»
Più che altro tu. Io avrò sì e no tempo per un panino.
Sema guardò il terminale da polso e richiamò la funzione orologio.
Aveva solo mezz’ora. Poi sarebbe dovuta tornare in ufficio, finire per le quindici il rapporto su Faras ed inoltrarlo. Alle sedici ci sarebbe stata la riunione per illustrarlo. Era stata indetta da Webster Casey in persona, il capo dell’FSA. Sentì per un attimo il peso della responsabilità, anche se lei era una semplice analista. Ma non poteva evitare quello che stava accadendo. Poteva solo descriverlo e pregare che tutto si risolvesse con il minimo di lutti possibile.

Il periodo di ferie che Peggy Anderson le aveva concesso all’inizio, dopo la complicata vicenda del rapimento di Ura Idryx e la scoperta dell’organizzazione segreta Earth First, era stato di un mese.
Lei e Red non erano rimasti sulla Terra ma avevano preso un’astronave e erano andati a Kauas, nel villaggio natale di lei.
Sema aveva seguito le vicende dell’MCCIB via FedNet. Quando l’MCCIB era stato ristrutturato e chiuso aveva chiesto un prolungamento di un altro mese. Al posto del Bureau era stato creato l’MCI[3], con a capo, incredibilmente, sempre la Anderson, che si era dimostrata una organizzatrice migliore di quanto ci si aspettasse.
La decisione finale Sema l’aveva presa quando era stato annunciato il trasferimento del quartier generale del MCI da New York, sulla Terra, a Parristown, su Primus.
Il giorno dopo si era recata all’ufficio del MCI di Aras, la capitale planetaria di Moras, ed aveva inoltrato le dimissioni.
Cornell si era fatto vivo la settimana successiva e le aveva offerto dapprima un posto nella sua sezione. Sema aveva rifiutato, visto che ormai la gravidanza cominciava ad essere evidente. Il capo del TI-1 non si era arreso e due settimane dopo le aveva offerto un posto come analista, spiegandole che non essendo impiegata sul campo avrebbe potuto gestire il bambino e sfruttare al massimo le sue capacità logiche. Si era consultata con Red per quasi tre giorni. Poi aveva accettato. Nel frattempo Red era stato nominato capo dell’ufficio forense del MCI di New York, presso lo spazioporto. La casa di Greenwich Village era stata venduta e ne avevano comprata una a Langley. Red faceva la spola con le navette supersoniche tra casa ed ufficio, mentre lei ci arrivava tranquillamente in venti minuti di eliauto.
Le mancava la sua vecchia vita. Ma non si era trovata affatto male. Non essendo una operativa, il corso di introduzione al suo lavoro era stato abbastanza rapido. Sopratutto aveva trovato logiche le procedure di sicurezza e vi si era adattata molto facilmente. Le avevano detto quello che poteva dire e quello che non poteva dire a suo marito o agli estranei. La sua autorizzazione di sicurezza era una B1, appena sotto a quella del Direttore. Red ne aveva una inferiore, una S1. Non poteva dire cosa facesse, in quale ufficio lavorasse e, naturalmente, nemmeno cosa passasse sulla sua scrivania. Ufficialmente lei era “Sema Harna, impiegata presso il personale logistico della Federal Security Agency”. Al principio la cosa aveva inciso nei rapporti con Red, creando una separazione che non le era piaciuta affatto. Poi aveva scoperto un trucco semplicissimo: si faceva raccontare dal marito la giornata di lavoro ed i casi di cui si stava occupando. In quel modo si erano riavvicinati ed il rapporto di coppia era migliorato. Ed inoltre aveva avuto modo di sapere anche come andassero le cose a chi era rimasto: Grete Rinore e Ura Idryx. Con Alexi Nikonov si era tenuta in contatto tramite messaggi via FedNet.
Tutto era cambiato. E stava per cambiare ancora.


Quando Sema era entrata nella sala riunioni del Direttore aveva visto un insolito affollamento. Non c’erano solo i soliti dirigenti di alto livello dell’Agenzia, ma anche generali della Fanteria Federale e della Flotta Stellare. In fondo all’enorme tavolo, da un lato, aveva visto le uniformi nere dei Marines e riconosciuto subito un volto: quello di Dexter Dax. Non aveva avuto modo di salutarlo perchè Casey l’aveva chiamata subito in causa e lei aveva passato le due ore successive ad illustrare la situazione su Faras.
Quando aveva finito, era stato proprio Dax a prendere la parola.
«Harna, la domanda è una sola: è il momento giusto per invadere Faras? La principessa Awa sta fremendo. Ed è mortalmente preoccupata per la sua famiglia.»
Sema prese fiato. Quello che stava per dire era spietatamente logico, ma non le piaceva nemmeno un po’.
«A quanto pare Awa Ruhoyani ne ha tutte le ragioni, Generale Dax. Direi che il momento migliore è prossimo, ma non è ancora giunto.»
«Cosa vuoi dire, Sema?» domandò Casey.
«Signore, occorrono due condizioni ottimali per intervenire: debolezza del nemico e lo stato di necessità.»
«Spiegati meglio» la invitò il Direttore dell’FSA.
Webster Casey aveva passato i sessanta anni da poco, aveva modi cordiali da padre di famiglia e la straordinaria dote di farti sentire sempre a tuo agio, anche se eri l’ultima ruota del carro. Ma non ci si doveva lasciar ingannare dall’aspetto bonario. Era in grado di prendere e gestire delle decisioni che implicavano la scelta tra la vita e la morte anche di milioni di persone senza esitare un attimo e con spietata logica. Era conosciuto nell’Agenzia con il nome in codice di Molay, in riferimento al capo dei Templari (Sema aveva imparato dopo chi fossero) per il senso di missione che animava il Terrestre.
«Debolezza del nemico: saremmo molto più efficaci e minimizzeremmo le perdite se la guerra civile su Faras fosse in pieno svolgimento. Stato di necessità: dovremmo aspettare che la Reggente metta in atto i suoi propositi. Ne risulterebbe la distruzione della Casata Ruhoyani, ma le altre due Casate accetterebbero l’intervento della Federazione in loro appoggio. Inoltre c’è una quarta Casata che ha dichiarato la sua neutralità. C’è un’ottima probabilità che, vedendo la spietatezza della Reggente, decida di unirsi alla Dissidenza una volta che fossimo intervenuti.»
«Dovremmo lasciar massacrare la famiglia della principessa Awa?» domandò Dax.
«Non prendo io certe decisioni, grazie al Creatore» rispose risoluta Sema.
L’alto ufficiale dei Marines si lisciò il mento, perplesso.
«Bene, Sema, credo sia tutto. Puoi rimanere ancora un po’ od hai urgenza di rientrare a casa con tuo figlio?» domandò Casey.
Colse un’occhiata di Dax ed un sorriso.
Mi ha chiesto, a suo modo, di rimanere a disposizione. Spero che la cosa non vada per le lunghe, è quasi ora della seconda poppata.
«Non c’è problema, signore. Posso aspettare nell’anticamera o nel mio ufficio.»
«Grazie te ne sarei grato. Può darsi che io ti debba parlare a riunione finita.»

Sema passò al nido e allattò di nuovo suo figlio. Poi andò in ufficio ed aspettò ancora fino alle diciannove e trenta prima che Casey la richiamasse sul terminale.
«Sema puoi venire nel mio ufficio, per favore?»
«Arrivo subito, signore.»
Spense terminale e tablet ed attraversò un paio di corridoi. L’ufficio del Direttore era allo stesso piano.
Quando entrò vide Casey dietro la sua grossa scrivania d’antiquariato. Accanto ad essa, seduti su due comode poltrone, Dexter Dax e Lena Kazinsky.
«Siediti Sema. Volevo comunicarti subito le novità.»
Sema si accomodò sull’unica poltrona rimasta libera.
«Il generale Dax è stato incaricato dal FEXEC di pianificare l’invasione di Faras. Sarà il comandante in capo di tutto, compresa la task force della Flotta Stellare e le divisioni di Fanteria Federale che verranno impiegate.»
Dax allargò le braccia e Sema lesse dell’imbarazzo sul viso del Terrestre.
«I guai non li scelgo. Mi trovano.»
Sema ridacchiò e scosse la testa.
«Direi che è un grande onore.»
Dax diventò improvvisamente serio.
«Intervenire in una guerra civile è una faccenda sporca, Sema. Sempre.»
«Per questo ci sarà una task force di analisi dell’FSA dedicata a Faras» intervenne Casey.
«Sì, signore» disse Sema riprendendo fulmineamente il controllo.
«La task force sarà composta da Lena e da te, Il nome in codice sarà Village. Riferirete direttamente a me. Collaborerete con l’SI2 e con il generale Dax. E gli fornirete la migliore intelligence possibile. Faras deve essere un successo. Ed un successo poco costoso. Il responsabile sarà Lena.»
«Mi coordinerò con Sema. Richiedo compartimentazione e struttura» disse la Polacca.
Compartimentazione e struttura. Significa che fisicamente risiederemo in un ufficio apposito, con linee, codifiche, reti e accessi creati appositamente per Village. E nessun contatto con altre unità. Per il Creatore… la faccenda si fa seria!
«Naturalmente. Mandami le richieste e provvedo alle autorizzazioni necessarie. È tutto. Sema puoi rimanere ancora un minuto?» rispose Casey.
«Certamente, signore.»
Lena Kazinsky e Dexter Dax salutarono ed uscirono.
Rimasero soli
«Sema, spero che tu non ci sia rimasta male per il fatto che io abbia affidato il comando di Village a Lena. So che la maggior parte dell’analisi del materiale proveniente da Faras l’hai fatta tu.»
Sema scosse la testa.
«No, signore. Io sono appena arrivata. Lena è qui già da tre anni. Mi sembra giusto.»
«C’è anche il fatto che ci sarà necessità di spostarsi spesso tra la Terra e Primus. E forse, ad operazioni iniziate, su Faras stesso. Lena ha due figli più grandi ed indipendenti. Ed i genitori abitano nella villetta accanto alla sua. Sarà lei a spostarsi e non tu.»
Sema annuì.
«Mi fa comodo.»
«Ci sarà modo di mettersi in evidenza in futuro. Sei in gamba. Per ora pensa a tuo figlio. E domani puoi presentarti per l’ora di pranzo. Lena è il capo, quindi sarà lei ad arrivare prima ed a fare la maggior parte del lavoro iniziale. Ora vai a casa e metti a letto… come si chiama?»
«Kynne.»
«Nome morassiano. Da domani Village è operativo. Ma stasera dedicala a Kynne e Red. È tutto.»
«Grazie, signore.»

Dax era rimasto fuori dell’ufficio di Casey.
Quando la vide uscire attese che la Morassiana si rivolgesse a lui.
«Dexter? Volevi parlare con Webster?»
«No, con te. Credo che dovrò farti arrivare un bel po’ di tè di Par-Dak…»
Sema vide una accenno di rigidità nei gesti del Terrestre.
«Non sono una Dariana, Dexter…»
Ha ragione. Epigenetica. Ho assimilato i modi di mia moglie.
Si sporse in avanti e tese la mano. Sema Harna ricambiò.
«Ho udito che hai un figlio. Come vanno le cose con il Terrestre?»
«Direi bene. Ci siamo sposati. Tu con Daria?»
«È su Erya. Parto domani per una settimana a casa. Poi non avrò più tempo per niente altro.»
Ci fu un momento di silenzio pieno di significati oscuri.
«Vieni nella mia stanza, lì possiamo parlare senza infrangere i protocolli di sicurezza» disse Sema.

«Cosa è stato deciso da Casey?» domandò la Morassiana seduta sulla comoda poltrona del suo ufficio.
«Non agiremo se le Casate non ce lo chiederanno» rispose Dax.
«Per il Creatore… aspetteremo che la Reggente stermini la famiglia della principessa Awa?» gemette Sema.
«Interverremo allora, non prima. Sappi che ho appoggiato la decisione di Casey e la porteremo assieme al FEXEC.»
«E come ti senti al riguardo? Moriranno degli innocenti!»
«Devo badare ai miei Marines. Più i Farasiani sono deboli, più ho possibilità di riportare la maggior parte dei miei a casa vivi. Per me questo conta.»
«Capisco…»
«Non approvi.»
«È irrilevante come mi sento. È una decisione perfettamente logica. Awa come la prenderà? La terrete all’oscuro?»
«Non c’è altra soluzione. Ho chiesto, ed ottenuto, un compromesso.»
«Quale?»
«L’SI2 farà recapitare un appello di Awa alla madre, in cui la implora di unirsi con le altre Casate in una coalizione e di chiedere subito l’intervento della Federazione.»
«C’è il modo?»
«La MSOC, la mia vecchia unità, ha messo a punto un piano per evacuare la famiglia della Casata Ruhoyani su Primus ed attivare l’unità per la guerra asimmetrica del maggiore Reid-Daly per guidare le loro milizie.»
«Spero che l’enneya Tara accetti. Ma non ci conto. Ho studiato a lungo la storia di Faras. L’unico collante che abbiano mai avuto è stato l’odio per il maschio e per gli Eretici. Ora che la Matriarca è prigioniera, le vecchie divisioni ricominceranno a prevalere. E gli stranieri non sono comunque ben visti.»
«La necessità è un gran motivatore, Sema. Se non vogliono essere spazzati via, i Dissidenti dovranno unirsi. Ed essendo in inferiorità numerica, dovranno ricorrere a noi.»
«Concordo.»
Dex prese coraggio e fece la domanda che aveva in mente.
«Sema… ne ho parlato con Daria. Ora vorrei sentire la tua opinione. Quella di una umanoide non terrestre.»
«Vuoi sapere cosa ne penso del fatto che la Federazione invaderà l’ennesimo sistema? Che sottometterà altri Alieni come me? E come tua moglie?»
«Sì.»
«Hai dubbi che sia la cosa giusta da fare?»
«No. Ma io ho la mente di un Terrestre. Siamo noi che abbiamo conquistato Moras, non il contrario. Ho a cuore il bene della Federazione. Moras e Dari ne fanno parte da tempo, alla pari. Vorrei che continuasse in questo modo.»
«Abbiamo un Presidente della Federazione che non è un Terrestre per la prima volta in mille anni. Un Morassiano. Lo hanno eletto anche con i voti dei Terrestri. Cosa vuoi di più?»
Sema si interruppe un attimo, poi riprese.
«Siamo parte della Federazione. Hai detto bene. Dipenderà tutto dalla gestione post-invasione. I risultati influenzeranno la Fronda Interstellare. Se la Federazione sbaglierà, la Fronda acquisterà forza. Se invece farà le cose giuste, loro perderanno appoggi. In quanto umanoide non terrestre vedo una entità multietnica che condivide alcuni valori di base: libertà, integrazione, rispetto reciproco, un solo standard per la giustizia e la società. Fino a che la Federazione manterrà salda la barra non si sfalderà. E assicureremo ad Hadi, Jeanne e Kynne un futuro.»
Dex annuì.
«Io voglio un futuro per tutti. Anche per i Farasiani. Invece dovrò ucciderne a milioni» mormorò.


Per chi volesse, gli episodi precedenti della Trilogia li potete trovare qui.








[1] Enneya = Regina, normalmente a capo di una Casata di Faras
[2] “Cosa hai fatto oggi, Kynne? Ecco mamma! Ecco mamma!”
[3] MCI = Military Criminal Intelligence, l’ente che ha preso il posto dell’MCCIB.

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