lunedì 11 maggio 2020

SPACEBORNE MARINES - FARAS (2° Parte): anteprima primo capitolo


In  anteprima assoluta, le prime righe della seconda parte di SPACEBORNE MARINES - FARAS. È una bozza, per cui la versione pubblicata potrebbe differire in parte.

Tanto per farvi venire l'acquolina in bocca.

Stay tuned...

Capitolo 1
TÈ DAL PRESIDENTE
La luce soffusa colpì senza offendere le palpebre di Dexter Dax e lui le strinse forte per un attimo, prima di socchiuderle appena.
La silhouette armoniosa di Daria si mosse per la stanza e la vide uscire dal suo campo visivo.
Riportò lo sguardo sul cuscino e vide il viso di Jeanne, immersa in un sonno profondo.
Quanto è bella mia figlia. Sono contento che assomigli più alla madre che a me.
Sorrise, sempre socchiudendo gli occhi.
Poi sbatté le palpebre e li aprì completamente.
Accarezzò i capelli biondi di Jeanne: il DNA Terrestre aveva preso il sopravvento, in quel caso, perchè era sua madre che li aveva biondi. Per il resto sua figlia aveva tutte le caratteristiche dariane: pelle olivastra e gli occhi senza sclera color verde.
Sentì qualcuno muoversi, dalla parte opposta del letto e si alzò su un gomito.
Hadi aveva preso possesso di tutto il posto della madre nel lettone.
Ormai aveva quasi sei anni. A parte gli occhi senza sclera, era più simile ad un terrestre, tranne per il colore dei capelli: neri corvini come quelli dei Dariani.
Il sonno è passato. Raggiungo Daria e l’aiuto a preparare la colazione.
Si mise seduto sul letto e decise di non infilarsi la camicia del pigiama.
Su Erya era cominciata l’estate su quell’emisfero e nella cupola il caldo era più alto di due o tre gradi rispetto all’atmosfera tossica che era all’esterno dell’immenso edificio.
Si voltò ancora un attimo per guardare i suoi figli.
Non li aveva più visti da quando era partito da Erya un anno e mezzo prima.
Da quando era cominciata la guerra su Faras.
Jeanne si era messa un dito in bocca e dormiva rannicchiata.
Hadi era disteso sulla schiena ed aveva allargato braccia e gambe in una inconscia affermazione di possesso territoriale.
La guerra.
Per un attimo pensò a tutto quello che lo attendeva quando fosse tornato.
Su Faras sarebbe stato inverno.
E sarebbe scattato l’assalto finale poco dopo.
Sentì per un momento una stanchezza enorme. Il guerriero si era messo in un angolo a guardare ed era venuto fuori il genitore.
Sentì un leggero tintinnio provenire dalla cucina, mentre Daria stava preparando la colazione.
È tutto così perfetto. Così in pace. Vorrei prolungare questo momento all’infinito. Ed invece non posso.
Si alzò in piedi a fatica e uscì dalla camera da letto.
Daria indossava la camicia da notte. E sotto nient’altro.
Dax si avvicinò e l’abbracciò da dietro, mentre lei aveva in mano i bricchi del caffè e di succo d’arancia.
«Dex… non ti basta mai? Ho perso il conto delle volte che l’abbiamo fatto, da quando sei tornato.» sussurrò lei.
Lui la baciò sul collo e poi sciolse l’abbraccio.
«È vero. L’ho perso anche io. E non è l’unica cosa che ho perso…»
Lei lo guardò piegando leggermente la testa da un lato, mentre gli passava davanti e finiva di apparecchiare.
Mi sta sondando con l’empatia. E si, farei all’amore con lei ora. Anche in piedi.
«Sei felice. E triste al tempo stesso.»
Poi si avvicinò e lo baciò rapidamente.
«Ah-ha! Il contatto fisico su Dari è una richiesta di sesso!» disse Dax.
«Ma io ho voglia quanto te. Ci sarà tempo. Devo essere ai laboratori entro un’ora. Stiamo finendo la clonazione di alcuni animali per immetterli in Cupola Two.»
«Siamo già a questo punto? Pensavo foste ancora a livello di cloni vegetali…»
«È un esperimento. E poi servono per tenere certe erbe a livello ed a concimare altre…»
Daria socchiuse gli occhi maliziosa e versò del caffè in una tazza.
«Zucchero?»
«Due cucchiaini…» rispose Dax.
Lei gli porse la tazza e lui lo sorseggiò appena, ancora fumante.
«Uhm… buono! Ma ha un profumo strano… zenzero e vaniglia assieme! Che varietà è? Non ricordo niente del genere né da Primus né dalla Terra.»
«Infatti non viene da nessuno di quei due pianeti. Quel caffè proviene da Erya. Lo coltiviamo qui, in un angolo di Cupola One» disse lei sorridendo soddisfatta.
Lui fece una espressione sbalordita.
«Il pianeta sta tornando a vivere davvero, allora.»
«È solo un primo successo. Ma sì… occorreranno ancora anni. Un decennio o più. Ma il processo ormai è avviato. Erya sta resuscitando dal mondo dei morti.»
Dax le prese la mano e la strinse forte.
«Sono immensamente orgoglioso di te, Daria.»
Lei arrossì leggermente e sorrise ancora.
«Però sei triste.»
«Lo sai benissimo perchè. Domani riparto per la Terra. E ricominciano i guai.»
Fece una breve pausa.
«Faccio fatica ad andarmene, Daria. Non vorrei proprio.»
«Ma hai un lavoro da concludere.»
«Una guerra.»
«Non può essere peggio di Odyssey» ribatté lei.
«In un certo senso si. Dipende tutto da me. E non parlo solo dell’aspetto militare.»
«La loro cultura è così aliena?»
«Cammino in continuazione sul filo del rasoio. E più vado avanti più mi rendo conto di non sapere come fare per quando la fase simmetrica della guerra sarà finita. Non è un pianeta facile. Non c’è la disciplina dei Morassiani. Non c’è l’empatia dei Dariani. Rassomiglia alla Terra di prima del secondo conflitto mondiale, ma con in più l’odio per il sesso maschile.»
«Devi approfondire. E devi conoscere. L’FSA non ti è di aiuto?»
«C’è un agente che ci sta lavorando. E sta ottenendo buoni risultati, anche se è da sola, per il momento…»
«Oh, una donna?»
«Una Morassiana. Molto in gamba. Ma non è sufficiente. Ci vorrebbe il lavoro di scienziati, antropologi, linguisti…»
«Stanno distruggendo il sistema pre-esistente per costruirne un altro diverso… basato su cosa?»
Dax sorrise e bevve un sorso di caffè. Il profumo di zenzero e vaniglia gli accarezzò le narici.
Ora è la scienziata che parla.
«L’Enneya Awa Ruhoyani, a capo della Ribellione, sta abolendo il Matriarcato. Ed altre tre Casate hanno fatto altrettanto. Ma non ho la più pallida idea di cosa andrà a sostituirlo. E non è la cosa peggiore…»
«Quello è un grosso problema per te Dex. Devi assolutamente sapere in che direzione vogliono andare. Ed assecondare la Ruhoyani. Qual’è la cosa peggiore?»
«Che non ho idea di come governarli. Io ho sempre comandato a dei soldati, ma non ho mai amministrato dei civili. Non si danno ordini a dei civili. Li devi persuadere. Ed io non sono molto bravo a fare politica.»
«Ma sei bravo ad ascoltare la gente. Per quello ti odiano nelle alte sfere. Invidiano questa tua capacità. Usala anche su Faras e riuscirai.»
«Vorrei avere la tua fiducia» disse Dax scuotendo la testa.
«Tu l’hai avuta in me quando ho cominciato questo progetto. Fai altrettanto con te stesso. Ed aiuterai un popolo a ricostruire il proprio pianeta e darsi la libertà.»
Lui abbassò la voce.
«Ora non voglio andarmene più per davvero…»
Daria lo guardò intensamente e poggiò la sua fronte su quella del marito.
Solitudine. Immensa. Quella che da il comando. Decisioni di vita o di morte. Senso di responsabilità. E gli manco più di quanto lui manchi a me. Perché io ho i nostri figli accanto. E lui invece è completamente lontano da chi ama di più.
Sentì oltre all’amore una immensa compassione.
Poi un’ombra scura e terribile passò nel cuore e glielo gelò come vento in una notte artica.
Morte. Perché percepisco questo?
… Mamma… lo sai cosa ha detto Mirnik. Papà tornerà da questa guerra. Non devi preoccuparti…
… Jeanne! Sei sveglia?…
… Non ancora. Mi manca poco mamma. Non devi avere paura per papà. Io gli voglio bene. Solo questo conta…
Poi nella mente di Daria tornò il silenzio e lei si sentì straordinariamente tranquilla.
«Ti amo, Dex. Solo questo conta» disse Daria.
Dex si era sentito improvvisamente sollevato a quelle parole. Tutto il velo pesante di tristezza per l’imminente partenza era passato.
«Anche io. E ti sento, anche quando sono a milioni di anni luce.»
Daria prese un dolce e lo addentò.
«È tardi. Vado al laboratorio. Ci pensi tu ai piccoli?»
Dax annuì.
«Li porto io da mio padre. Lui ci tiene ad accompagnarli a scuola.»
«Oggi è domenica qui a Cupola One. Niente scuola. Puoi portarli al parco.»
Daria diede un bacio rapido al marito.
«Mi vesto e vado. E stasera, quando torno, mi spogli tu. Ciao tesoro…»
Si alzò e sparì oltre la porte del bagno.
Intuì un movimento ai bordi del campo visivo e si girò verso la porta della camera da letto.
Jeanne era lì in piedi, con il pigiamino rosa ed i piedini nudi sul pavimento simil-legno, che lo guardava. Per un attimo a Dax parve di essere osservato da un’adulta. Poi gli occhi di sua figlia ridivennero quelli di una bambina di quattro anni che si era appena svegliata.
«Papà… » disse la piccola, e si slanciò verso di lui prima che potesse muoversi, aggrappandosi con forza alla gamba.
Lui la prese, la sollevò e la mise seduta su una gamba.
«La mia principessa vuole una ciambella?»
Jeanne scosse la testa.
«Biscotti… e caffè con il latte. Mamma fa sempre a me ed Hadi caffè con il latte. Ed i biscotti.»
«Ed allora siediti lì che ti servo il…»
«No. Voglio stare con il mio papà. Sempre» disse Jeanne con una voce mielosa.
… So che devi partire, papà. Oggi non mi terrai lontana. Poi ti lascerò andare…
… Jeanne?…
… Non ti devi spaventare papà...
Poi la voce nella testa di Dax cessò di colpo.
Seguì una sensazione di luminoso amore che lo calmò.
Non osò chiedere alla figlia se poteva leggergli nel pensiero.
Mirnik ha ragione. Jeanne ha i Doni. E deve imparare a controllarli.
Gli occhi di Jeanne erano quelli innocenti di una bambina di quattro anni standard.
E gli stava strofinando sul braccio la  testolina.
Dax le baciò il capo e cominciò a preparare la colazione usando una mano sola.
«Papà?» disse una voce assonnata dietro di lui.
Dax si girò.
«Buongiorno campione. Colazione anche per te?»
Jeanne saltò giù dalle ginocchia del padre, si precipitò verso il fratello e lo prese per mano.
Lo condusse ad uno degli sgabelli e poi entrambi si sedettero ordinatamente, guardando il padre come se si aspettassero un seguito.
«Siamo pronti, papà» disse serissima.
«Arriva tutto…» disse Dax allegro.
(... il capitolo ovviamente continua... ma per leggerlo tutto dovrete aspettare...)

Nessun commento:

Posta un commento