Dopo aver messo la parola FINE all’ultima riga della saga
“Spaceborne Marines” confesso che mi ero sentito un po’ orfano.
La storia di Dexter Dax e delle imprese del Corpo dei
Marines Spazioportati, nonché quelle personali dei vari personaggi, mi avevano
trascinato. Ma anche svuotato.
Mi sembrava che non avrei potuto scrivere altro
sull’argomento, anche se l’universo che avevo costruito ormai sembrava muoversi
per conto suo.
Mi ero dilettato, da un paio di anni, a leggere le storie di
una giallista svedese, Camilla Låckberg, rimanendo preso sia dalla trama
investigativa sia trovandola, per molti versi, simile al mio modo di sviluppare
le trame interpersonali e le timeline dei personaggi.
E mi era venuta voglia di scrivere dei polizieschi.
Avevo riflettuto a lungo, alla fine del 2016, come procedere
e c’erano due ordini di problemi.
Il primo era il meccanismo investigativo da inserire nella
trama.
La preparazione per la serie “Spaceborne Marines” era stata
minimale.
Minaccia, il primo libro della saga, era stato concepito
interamente nella mia testa.
Già con Eclissi, avevo cominciato a scrivere appunti, per non perdere i riferimenti e dare continuità all’Universo della Federazione (siamo circa all’anno domini 3000).
Già con Eclissi, avevo cominciato a scrivere appunti, per non perdere i riferimenti e dare continuità all’Universo della Federazione (siamo circa all’anno domini 3000).
Con Resurrezione il volume degli appunti era aumentato a
dismisura e almeno la metà del libro seguiva una pianificazione di massima,
molto elastica nei dettagli.
Leggendo la Låckberg mi ero reso conto che per i
polizieschi, invece, si richiedeva una pianificazione maggiore. Perché i
protagonisti dovevano inseguire gli indizi disseminati dai cattivi per
smascherarli.
Il che delineava un meccanismo rigoroso, molto simile a
quello di un orologiaio che mette assieme le varie ruote secondo schemi precisi
per far funzionare l’orologio.
Cosa implica per me questa consapevolezza?
Che, in pratica, la preparazione consiste nello scrivere
(quasi) un piccolo romanzo (dove c’è l’antefatto, si introducono i personaggi
nuovi, i cattivi, e gli indizi) prima di scrivere il romanzo vero e proprio.
Il secondo ordine di problemi era DOVE ambientarlo.
In Italia no. Non ci sarebbe potuta essere l’azione che
volevo regalare ai lettori. Scordatevi le sparatorie. Parlando con i tutori
dell’ordine (ed essendo io stesso stato uno di loro) un conflitto a fuoco nella
vita operativa di un Carabiniere o di un Poliziotto sono cosa rara. Capitano
una o due volte al massimo. E se, realisticamente, un tutore dell’ordine viene
spesso coinvolto in tali incidenti, prima o poi viene messo in contesti
diversi.
Quindi l’Italia era esclusa, almeno per un gruppo fisso di
protagonisti.
C’erano gli States. Ma lì c’era il problema di non conoscere
certe realtà in prima persona.
Altri paesi?
Poi l’ispirazione: avevo un intero Universo già pronto,
soltanto da ampliare. Quello della Federazione all’interno della quale si era
mossa la saga militare precedente.
Non solo.
Avevo già un “crimine” descritto alla perfezione negli
ultimi tre capitoli di Resurrezione, e si intuiva già che l’MCCIB avrebbe dovuto
rompersi il capo a risolverlo, sperabilmente senza mai giungere a farlo per
motivi che, per chi ha letto il libro, sono ovvi.
Perché, allora, non creare un team del Marine Corps Criminal
Investigation Bureau (dove il suo Direttore, Allen Stewart, compare come Agente
Speciale già in Minaccia…) e farlo muovere in questo mondo futuristico,
seguendo le stesse regole di Spaceborne Marines?
Nasce così, DOPPIA VERITÀ, e viene introdotto il personaggio
di Sema Harna, la Morassiana.
Mi era piaciuta l’idea stavolta di una protagonista
femminile. Non solo. Che fosse una Aliena appartenente alla Federazione.
I Morassiani mi erano piaciuti perché ordinati e
controllati, anche se pieni di pulsioni (al contrario di un Mr. Spock di Star
Trek che invece si controlla perché annulla le pulsioni…) ma una volta in
azione, letali come pochi. Di questa specie ne sapremo di più mano a mano che
gli episodi proseguiranno, perché uno di questi è ambientato proprio su Moras.
IL SENTIERO D’ORO, invece, seguiva due esigenze: i problemi
con la vecchia casa editrice mi impedivano di usare Allen Stewart come
personaggio. Quindi ho dovuto stravolgere l’assetto interno dell’MCCIB e la
vita di Sema Harna dopo DOPPIA VERITÀ. Quindi ho pensato ad un furto di
tecnologie operato da vecchi nemici della Federazione (l’esistenza dei
Farasiani viene accennata sia in Minaccia che in Eclissi) ma che in realtà sono
gli agenti di un nemico più grande e pericoloso (no spoiler!). Questo però esigeva l’entrata in scena dei
servizi segreti della Federazione (ed ecco che nasce la figura di Lucius
Cornell, vagamente ispirata a Leroy Jethro Gibbs di NCIS e ad M di James Bond,
ma in salsa americana) e, dovendo far compiere a Sema indagini sul campo, ad
altri personaggi per una squadra. Arrivano così Ura Idryx, la Dariana, Grete
Rinore, l’Elassiano o Elassiana, a seconda della mutazione in cui si
trova, e Aliksandr Nikonov, un Agente
Anziano del MCCIB di origini russe (nato a Mosca), irruento, leale, donnaiolo e
in azione una macchina da guerra inarrestabile, essendo un ex Marine della
Prima SEU (la stessa Grande Unità da cui proviene Dexter Dax, se ricordate).
Ne viene fuori un poliziesco con il sapore della spy-story a
cui si aggiungono personaggi già visti anche in DOPPIA VERITÀ (tutto il settore
delle indagini forensi) che alterna momenti deduttivi a momenti di azione pura.
In quel periodo (fine 2016) l’ispirazione non ha avuto un
momento di tregua. Ero particolarmente ricettivo e creativo. E l’idea di base
era di abbracciare un periodo di cinque anni scandito da indagini cruciali del
gruppo di Sema Harna che avvengono, più o meno, ogni sei mesi. Quindi circa 10
episodi.
A fine novembre 2016 ne avevo pianificati già sei, anche se
l’episodio nr. 3, A SANGUE FREDDO, nasce da una ispirazione improvvisa,
ascoltando la radio e sentendo una notizia curiosa nelle news: quella di una
ragazza britannica di sedici anni che, condannata a morire in giovane età a
causa di un terribile cancro, sceglie di farsi ibernare.
Che ci crediate o no, la trama di A SANGUE FREDDO è nata nel
giro dei tre minuti in cui ho ascoltato il radiogiornale. Ricordo che ero in
auto e stavo guidando, tornando a casa dopo un giro di commissioni. Il tempo di
arrivare, prendere il mio fidato McBook, di aprire Word (le trame le scrivo
sempre usando il word processor di Microsoft) e di tirare giù l’idea di base.
A SANGUE FREDDO si rivela complesso, con rimandi e
collegamenti che si inseguono per tutto il libro e dovendo tenere a mente
prima, e poi in un rozzo schema su Word, la timeline degli avvenimenti.
Scrivere A SANGUE FREDDO si è rivelato delicato, visto il
tema, cioè la morte e le sue conseguenze, e intenso. Ma anche estenuante,
spingendomi a trovare soluzioni tecniche, perché Word è un semplice word
processor e non un software dedicato per la scrittura di opere creative.
Mi serviva di formulare timeline, di tenere conto della
sequenza degli avvenimenti, di fare le schede dei personaggi, il tutto senza
dover saltare in continuazione da una applicazione all’altra e da un foglio
all’altro, con perdita di tempo e di ispirazione.
A febbraio 2017 esce A SANGUE FREDDO e comincio a cercare.
Scrivener, dopo un paio di giorni di ricerca su Google, si
inserisce nell’ottica di migliorare il mio lavoro, e di renderlo più semplice.
Scrivener è un software per scrittori pensato da uno
scrittore. È scaricabile nella versione demo per 30 giorni (più che sufficiente
per conoscerne le potenzialità) ed offre il 90% di quello che andavo cercando
(non ha una funzione board dove segnare la timeline, ma la “Corkboard” si adatta
bene a questo lavoro, però…).
In più, mi produce, con la funzione Compile, direttamente
sia i file ePUB che i file .mobi per Kindle, velocizzando la messa on line dei
libri e delle correzioni.
L’assistenza, oltretutto, è ottima, sia via email sia sulla
pagina dedicata su Facebook: ho ottenuto risposte a problemi tecnici sempre nel
giro di poche ore.
Per 44 euro cosa si può volere di più?
Ah sì, Scrivener non mi paga per la pubblicità, né mi dà aggiornamenti gratis. Ritengo solo che premiare una ditta che lavora bene parlandone, e che mi ha reso il lavoro di scrittore più facile ad un costo contenuto, sia fare un servizio a chi, magari, fa la stessa mia attività e sta cercando una cosa simile. Poi sicuramente ci saranno software per scrittori migliori. In caso, fatemelo sapere…
Ah sì, Scrivener non mi paga per la pubblicità, né mi dà aggiornamenti gratis. Ritengo solo che premiare una ditta che lavora bene parlandone, e che mi ha reso il lavoro di scrittore più facile ad un costo contenuto, sia fare un servizio a chi, magari, fa la stessa mia attività e sta cercando una cosa simile. Poi sicuramente ci saranno software per scrittori migliori. In caso, fatemelo sapere…
Soddisfatto, comincio a buttare giù ad Aprile la trama di
LIVELLO 5.
E lì il dramma. Arrivato a metà l’ispirazione mi saluta e se ne và.
C’erano troppe cose che non mi erano chiare.
All’inizio ero preoccupato. E giravo con un quadernetto
cartaceo dove mi annotavo ogni idea.
Tornato da un breve soggiorno al mare, ad agosto, qualcosa
si sblocca.
Non mi domandate cosa.
So solo che ricomincio a scrivere (il romanzo era fermo da
quattro mesi al Capitolo 7 e la pianificazione era stata fatta fino al capitolo
10…).
E i capitoli cominciano ad accumularsi uno dopo l’altro.
Quando Grete si traveste e fa la sua incursione nei
Quartieri Blu, il gusto di scrivere e l’ispirazione erano tornati in pieno. Ero
arrivato allo stadio in cui, concluso un capitolo, non vedevo l’ora di iniziare
il successivo, come mi succedeva in
passato, per vedere come andava a finire.
Perché ormai la storia ed i personaggi avevano una vita
propria.
Aver superato anche il fatidico numero tre nelle mie serie
(LIVELLO 5 è il quarto volume della serie sul MCCIB…) era uno stimolo, come se
avessi infranto una maledizione.
La fatica in quel caso è stata nel disseminare LIVELLO 5 di
indizi giusti ma che potevano portare ad una conclusione con diramazioni
multiple dal punto di vista logico e che solo un evento inaspettato poteva
risolvere.
Quando ho posto la parola FINE ho sorriso.
Perché ero (e lo sono tutt’ora) convinto di avere di nuovo
del materiale buono da proporre ai miei lettori.
Perché, essendo anche io lettore, pretendo dai miei autori
preferiti di continuare a sfornare storie di ottimo livello e mai banali.
E quindi come autore sento il dovere di fare altrettanto.
Sono in un momento di pausa (LIVELLO 5 è appena uscito da
una decina di giorni) ma sento già le rotelline nella mia testa che girano e la
prossima storia dove Sema, Ura, Alexi e Grete agiranno che vuole essere
raccontata.
Anzi… lo sviluppo è in parallelo non solo per l’episodio 5
ma anche per l’episodio 6 (Veerls Oreten sul mio blog… ricordatevi il nome di
queste terre dimenticate di Moras…).
Ora ne sapete un po’ di più su come la serie “Le
Investigazioni del MCCIB” è nata e si sta sviluppando.
Stay tuned.
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