ANTICIPAZIONE: Estratto Cap. 12 "Nella Tana del Serpente", FARAS 2° Parte

Un brevissimo sguardo a quello che sta succedendo a Minia't, durante l'assalto al Palazzo del Matriarcato.

Questo e altro nella 2° parte di Spaceborne Marines, Faras - Seconda Parte. 

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Nel momento in cui la Korrani e Demon Alfa erano usciti dal corridoio all’ultimo piano avevano suscitato la stessa reazione delle api a cui un orso tenti di rubare il miele.

Non appena il pointman aveva girato l’angolo del primo mezzanino, si era imbattuto in una postazione di fortuna, costruita con sacchi di sabbia, che teneva sotto tiro le scale che portavano al piano inferiore.

L’intero presidio dietro di essa, una ventina di Amazzoni Motani, si era preparato ad una rabbiosa resistenza.

Per una frazione di secondo non successe assolutamente niente.

Il pointman non si aspettava di trovare quell’ostacolo e tutti quegli ostili.

Le Amazzoni non si aspettavano di veder sbucare un carro armato su gambe alle proprie spalle.

Il secondo pointman fece appena a tempo a comparire mentre il primo apriva il fuoco sulle Amazzoni più vicine, uccidendole immediatamente.

Tutte le altre cominciarono a fare fuoco contro i due Demoni e l’aria cominciò a riempirsi delle detonazioni degli spari e del tintinnio delle corazze che venivano investite da una gragnola di proiettili.

I due pointman si separarono, dividendo l’azione di fuoco.

La Korrani e il suo operatore si affacciarono nel vespaio il secondo successivo, occupando tutto lo spazio restante.

La Farasiana capì al volo che non c’era modo e tempo per condurre le normali tattiche di fanteria ma che doveva approfittare del vantaggio offerto dalle Exosuit: armamento e corazzatura.

«In ginocchio!» urlò all’operatore radio ed aprì il fuoco mentre lei stessa si abbassava.

Altri due Demoni del commando di Demon Alpha apparvero alle spalle dei primi quattro e grazie all’intenso (ed a volte micidiale) addestramento impartito capirono al volo la situazione.

Si piazzarono in piedi, dietro la Korrani e l’operatore radio, ed aprirono il fuoco a loro volta.

Uno di loro vide che una Amazzone aveva caricato un lanciagranate da fucile: in una frazione di secondo la mise nel collimatore e sparò, disintegrandole la testa mentre il resto del corpo si afflosciava come un pupazzo a cui abbiano tagliato i fili. Una seconda amazzone, ricoperta del sangue e della materia cerebrale della prima, si precipitò sul lanciagranate carico, per portare a termine il colpo che la sua sfortunata compagna non era riuscita a fare.

Riuscì solo a toccare l’arma, perchè venne eliminata con la stessa rapidità e mortale efficienza della prima.

La sparatoria fu selvaggia e violenta, sembrò durare una infinità di tempo, ma in realtà il presidio venne annientato in meno di tre minuti.

La Korrani diede ordine a due elementi della retroguardia, che per forza di cose non avevano potuto entrare in combattimento, di sostituire i due pointman iniziali.

In quel modo forniva ai suoi soldati la maniera di ricaricare psicologicamente le proprie batterie interiori, scosse dalla tensione e dal combattimento.

Una delle cose che aveva imparato dai Federali, e su cui nessun addestramento dell’Accademia Ufficiali del Matriarcato si soffermava mai, era gestire anche lo stato d’animo della truppa. Quello lo si imparava con l’esperienza e con la predisposizione caratteriale. Aveva appreso che la rotazione era essenziale, per non portare, se possibile, oltre il limite di rottura nessun elemento sotto il proprio comando, per poi averlo di nuovo pronto in caso di necessità.

Bonificarono il piano in fretta, non trovando nessuno nelle altre stanze, e cominciarono la discesa lungo le scale verso il secondo piano.

Il secondo presidio non si fece trovare impreparato, e non appena furono oltre l’angolo che dava sul pianerottolo una granata da quaranta millimetri prese in pieno il primo pointman, scagliandolo a terra.

Il secondo pointman aprì il fuoco, eliminando la tiratrice.

«Non fermatevi! Caricate quelle bastarde!» urlò la Korrani.

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