giovedì 29 aprile 2021

ANTICIPAZIONE: FARAS 2° Parte - Estratto dal Capitolo 8 "The Steel Belt"

Ogni tanto un piccolo regalo per voi lettori...


«Non dovevano essere due giorni?» sbuffò il sergente maggiore Vynai Zariani.

«Gli ordini sono ordini, Vynai» rispose Itay Ruhoyani, e riattizzò il debole fuoco su cui pendeva un bricco pieno di neve e di kafek un estratto stimolante. Il karek, la droga contro la stanchezza ricavata dalle foglie dell’omonimo arbusto e piuttosto comune su Faras, era stata tassativamente proibita tra le truppe Ruhoyani da Awa in persona, perchè a suo dire era pericolosa per la mente e riduceva, se abusata, le Farasiane ad automi.

«Ma cosa sta succedendo? I Federali le stanno prendendo?»

Itay fece spallucce e si guardò attorno.

Gli APC del suo plotone erano fermi in cerchio da quattro giorni.

Lei ed i suoi soldati avevano teso dei teli usando lo scafo dei mezzi e dei rami di albero per ricavare dei ricoveri protetti dalla neve. Con dei cordini e altri spezzoni di albero avevano fabbricato tiranti e picchetti ed avevano trasformato lo spazio all’interno del cerchio in un vero e proprio accampamento, con al centro un grosso fuoco delimitato da pietre.

Al sicuro sotto l’ombrello protettivo dell’aviazione Federale, non si erano nemmeno curate di nascondersi e la piana del Mizargar, per un lungo tratto, si era illuminata di numerosi falò: Due intere divisioni d’élite ferme in attesa degli eventi.

«Non è facile combattere in città. Specialmente quando sono piene di civili. Ho sentito di brutte storie durante la presa di Garadeh.»

«Puoi raccontare… Itay?» chiese curiosa la Farasiana.

La giovane Ruhoyani sorrise.

Prova ancora imbarazzo a chiamarmi per nome, a causa del mio stato di nobile. Vynai è adorabile perchè è un’anima semplice e buona.

«I Federali salvarono la vita a me ed a mia sorella Menashine, su richiesta di mia madre Tara, un anno fa. E ci affidarono a Mishte Heryani, che ci protesse come se fossimo figlie sue. Quando i Federali sbarcarono sul continente Hery’tiay, dapprima protessero Hara’t, la capitale degli ennei Heryani, e poi si lanciarono all’attacco delle forze del Matriarcato, che lo avevano invaso. Io ero lì ed una notte udii un gran trambusto nel palazzo reale di Hara’t. Era arrivato in gran fretta il comandante del Corpo di Spedizione dei Federali, la Leggenda

«La Leggenda?» esclamò sorpresa la Zariani.

«Così lo chiamano tra i Federali. È un Terrestre di nome Dexter Dax. Un generale molto giovane che sembra abbia viaggiato da un capo all’altro della galassia facendo cose grandiose. E…»

L’altra sembrò sul punto di scoppiare. Batté le mani e poi le allargò, in un gesto che significava e allora?

«Che gesta? Hai incontrato molta gente interessante! E sembra che tra i Federali ci siano parecchie persone strane con capacità straordinarie!»

«Nessuno lo sa con precisione. Si dice che abbia sconfitto a mani nude gli Urdas e che sia addirittura di sangue nobile, anche se nessuno sa di quale Casata. Mia sorella Awa lo tiene in grandissima considerazione e si fida di lui.»

«Che accadde quella notte ad Hara’t? Di che parlarono Mishte Heryani e Dix, Dex… »

«Dax. Non lo so con precisione. So che i Federali avevano attaccato nella notte un villaggio in cima ad una collina chiamato Garadeh. E che le cose si erano messe male, perchè Il Matriarcato non aveva fatto sfollare il posto dai civili. La notte stessa partì una compagnia scelta della Guardia Heryani per affiancare i Federali.»

«Hanno bisogno di noi, altrimenti non riescono a batterci!» concluse con una smorfia soddisfatta la Zariani.

«Non ti illudere. Il fatto è che pochi di loro parlano Farasiano. E sono molto attenti a non uccidere innocenti. Se Dax gli lasciasse mano libera credo che Minia’t diventerebbe in poche ore una distesa di rovine. E forse… succederà davvero.»

«Guai a loro se toccano il Tempio…» ringhiò la Zariani.

«Non sono stupidi. Mia sorella fa parte del comando delle operazioni, non lo permetterà.»

«Meglio per loro…»

In quel momento l’operatore radio dell’APC di Itay si sporse dal portellone.

«Mia signora, un messaggio dal comando di compagnia.»

«Riferisci pure caporale!»

«Ci muoviamo. Entriamo a Minia’t e dobbiamo prendere contatto con i Marines della Terza SEU. Abbiamo tempo un’ora per riprendere l’assetto di marcia.»

Itay si toccò con la mano destra l’orecchio e poi stese il braccio con la palma aperta verso l’alto: il modo farasiano per dire va bene ho ricevuto e capito.

Si versò il kafek nella gavetta di metallo: era bollente.

Ne bevve un piccolo sorso e il liquido ambrato la confortò.

«Ordini, mia signora?» domandò il sergente maggiore.

«Smontiamo le tende, spegniamo i fuochi ed assetto da combattimento in quaranta minuti. Vuoi del kafek, Vynai?»

Il sergente maggiore le sorrise, mostrando tutta l’adorazione per la sua giovane comandante.

«Volentieri… Itay.»

La nobile Farasiana versò al suo sottufficiale un po’ di bevanda calda.

Bevettero entrambe a piccoli sorsi, guardandosi attorno.

Sapevano di stare osservando per l’ultima volta quel piccolo mondo tranquillo che l’accampamento aveva creato. Poi nulla sarebbe più stato come ora.

Gettarono il fondo del kafek sul fuoco ed Itay ci versò il resto del bricco sopra. Calciò la neve sul resto del falò, spegnendolo completamente.

Mise il bricco nello scomparto dell’APC dove erano le dotazioni, lavò la gavetta con neve pulita e poi la ripose nel suo equipaggiamento personale.

Fece tutto con molta calma, come un prete che si stia per preparare a dire la funzione.

La consapevolezza di stare per affrontare la battaglia della sua vita le era crudelmente presente.

Come pure la possibilità, tutt’altro che remota, che non ne sarebbe uscita viva.

In quei quattro giorni di sosta completa ci aveva riflettuto molte volte.

La paura di morire era stata messa all’angolo da una crescente e ferrea volontà di dare il suo contributo per la gloria della Casata. Nessuna Ruhoyani si sarebbe mai tirata indietro. Nessuna Ruhoyani avrebbe disonorato il nome di sua madre.

Farò quello che devo fare. A qualsiasi costo.

La frase le si era stampata nella mente come un marchio di fuoco.

Si mise in mezzo al cerchio e chiamò le sue Amazzoni ed i suoi Fuchi.

«Abbiamo quaranta minuti per metterci in assetto di marcia. Cominciate a smontare tutto ed assicuratevi di aver spento tutti i fuochi. Non voglio ritardi, il convoglio ci aspetta. Faremo la storia di Faras. Entreremo a Minia’t, i Federali ci hanno aperto i cancelli della Città Sacra. E ci aspetta Tishi Motani. Vediamo di non deluderla!»

Ci fu un applauso.

Un Fuco la guardò sprizzando orgoglio.

E c’era lo sguardo adorante di Vynai Zariani.

Fu in quel momento che Itay scoprì di avere una dote che aveva ritenuto appartenere unicamente alla sorella Awa: il carisma del leader.

Diede il rompete le righe e si prodigò con gli elementi della sua squadra per smantellare la sua parte di accampamento.

Trenta minuti dopo il suo plotone prese posto nel lungo convoglio diretto a Minia’t.


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